Di mestiere fanno il portiere. Un ruolo delicato per il quale devi avere una leggera predisposizione alla follia. E in Romagna di follia ne hanno tanta. In modo diverso però. Seba Rossi è un ragazzo scrupoloso, metodico, costante. Sembra un portiere old style, a suo modo senza slancio, di quelli che apparentemente non risolvono i campionati. Ma chiudono la saracinesca. Tanto da arrivare a stabilire persino il record assoluto di imbattibilità in Italia (903 minuti interrotti da un gol di Kolyvanov del Foggia). Bella forza, direte voi. Con quella difesa. Ma vi assicuro che si sono viste difese altrettanto forti e poi i numeri sono numeri, insomma questo record ce l’ha lui: Seba Rossi. Ogni tanto sbrocca, e quando lo fa perde la testa. Chiedere a Bucchi del Perugia per maggiori informazioni. Allo spettacolo preferisce la parata efficace. Piuttosto che tuffarsi per smanacciare il pallone diretto nel sette fa due passi a sinistra e da fermo blocca il pallone facendo un cenno di no a chi ha tentato di beffarlo dalla distanza. Seba viene da Cesena. Con quella squadra si fa notare e fa il salto verso Milano, lasciando il posto ad Alberto Jimmy Fontana. Jimmy ha tutt’altro stile: è un portiere spettacolare, di quelli che amano gli scatti dei fotografi, le prese plastiche, le capigliature fantasiose. Ricorda Daniele Lucchetta, il pallavolista anni ’90 di cui è anche amico. Anche lui ha uno stile da pallavolo. Ogni tanto si salva in bagher, spesso preferisce la respinta. Ma è efficace e sicuro quanto il suo predecessore. Il suo carattere istrionico lo porta ad essere un vero e proprio idolo della curva. Salta non noi Jimmy Fontana.

Il 28 maggio del 1995 si affrontano a San Siro rispettivamente con le maglie del Milan e del Bari. Ma soprattutto si affrontano da cognati. Il caso (e la Romagna) ha voluto che sposassero due sorelle e per l’occasione la trasmissione Quelli che il calcio ha deciso di invitarle entrambe in studio. Va in scena così quella che per me rimane la prima e unica partita vissuta unicamente attraverso i volti delle mogli dei due portieri. All’epoca la storica trasmissione di Beldì poteva permettersi anche di entrare negli stadi e mostrare le immagine dei giocatori (solo a palla lontana) e delle esultanze a seguito dei gol. Conoscevamo a memoria le imprecazioni di Idris e aspettavamo i gol di Batistuta per poter sentire “Oh Fiorentina, di ogni squadra ti vogliam regina“. No, non sono passati cento anni, sono meno di venti eppure sembrano tempi così lontani. Quelli che il calcio era una rivoluzione. Una prima vera alternativa alla radio, con la possibilità di vedere in faccia i giocatori e quella telecamera che entrava negli stadi a mostrarci un lato meno stressante e più umano del calcio. Mi piaceva. E mi piaceva il Bari di Materazzi perchè sapeva stupire, farsi raccontare e in quella trasmissione ci stava benissimo.

Come il trenino di Guerrero e company che andava in scena dopo ogni gol. Faceva parte ormai del rituale di quella trasmissione e in tutta Italia potevano vederlo e imitarlo, tanto da portarlo in scena durante film e fiction tv, non solo Made in Bari. Ricordo a tal proposito il grido di ovazione che levò una volta in un cinema di Bari. Stavo guardando un film molto discutibile ma che ebbe un successo incredibile al botteghino: Selvaggi. Ad un certo punto Ezio Greggio e company si mettono a giocare a pallone in spiaggia (un classico del cinema italiano, da Marrakesh Express a Tre uomini e una gamba). Emilio Solfrizzi fa gol e convince tutti i suoi compagni di squadra a cimentarsi nel trenino. Indimenticabile la reazione della sala, come se avesse segnato Igor Protti. E comunque il bello era che quel Bari giocava un gran calcio. Le geometrie di Barone, gli inserimenti di Pedone, l’intelligenza tattica del giovanissimo Emiliano Bigica, capitano a soli 20 anni. Una difesa di ferro che poteva contare su Amoruso e Ricci (chiuderà la sua carriera con Campioni), un attacco essenziale ma efficace con Protti a fare da spalle al Cobra Tovalieri, uno arrivato in serie A più tardi del dovuto, a dimostrare che chi ha sempre fatto gol, a prescindere dalla serie, sa come si fa. Sarà per questo che il Bari se la gioca ovunque, anche a San Siro, dove ha già vinto contro l’Inter per 2 a 1 nelle prime giornate di campionato. La squadra è già salva ma vuole continuare a stupire e divertire. Amoruso impegna Rossi con un tiro dalla distanza ma è solo un sussulto. Il Milan reagisce e prova con l’ex Boban da fuori area. Il pallone finisce alto, Fontana controlla. Le mogli dei portieri sembrano serene. Sono due sorelle molto unite, si direbbe. Fanno un tifo discreto per i loro mariti, al tempo stesso sembrano a loro agio negli studi televisivi, senza approfittare troppo della vetrina. La moglie di Fontana ogni tanto fa una faccia preoccupata e io capisco che il Milan sta attaccando.

I suoi sospiri di sollievo mi fanno intendere che il pallone è terminato tra le braccia di Jimmy o fuori dallo specchio della porta. Secondo tempo. Protti ci prova da fuori area, è la radio che me lo dice. Il suo tiro termina a lato di pochissimo. Ma il Bari prende coraggio. Siamo quasi al ventesimo minuto quando Quelli che il calcio si sofferma su Seba Rossi, apparentemente inoperoso. Poi lo vedo tuffarsi, evidentemente qualcuno deve aver tirato da lontano all’improvviso. Le telecamere non possono seguire l’azione, si soffermano sul portierone rossonero. Un altro tuffo e allora sobbalzo anche io dalla poltrona. Poi lo sguardo della moglie. Preoccupato, niente di serio, ma un filino teso. L’inquadratura seguente mostra il pallone rotolare in rete. Ma allora è gol? “Vantaggio del Bari a San Siro – la voce arriva dalla radio – Sandro Tovalieri bravo ad irrompere su un tiro cross di Gautieri, prima si fa parare la conclusione mancina da Rossi e poi insacca di destro alle spalle del portiere rossonero, quindi Milan 0, Bari 1, studio“. Esulto anche io come il Cobra. Il Bari sbanca Milano per la seconda volta in stagione. Un record difficile da battere. I bambini sotto casa, appresa la notizia, interrompono una partitella per dare vita ad un trenino, sbucciandosi le ginocchia sull’asfalto. Poi mi ricordo che sono bambino anche io. E scendo a giocare. Diventa tutto più facile quando hai degli idoli da imitare.

ps: la favola dei due portieri cognati si interruppe qualche anno dopo quando Seba Rossi divorziò da sua moglie.

 

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

4 Comments —

  1. Caro Cristiano quel giorno a San Siro io c’ero e dietro di me vidi un tifoso barese sulla sessantina piangere dicendo in barese che era trentanni che viveva a Milano e che quella era da allora l’unica soddisfazione ricevuta, una vita da emigrante (ora lo capisco anche io) e finalmente la possibilità per un giorno di girare a testa alta dicendo “Je so’ d’ Baar!!!

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