A metà degli anni ’90 il derby di Puglia era uno solo. In realtà bisognerebbe aprire un dibattito su quale sia effettivamente il vero derby. L’unica certezza è che tra le varie accoppiate il Bari c’è sempre stato. Un po’ per blasone, un po’ perchè battere l’odiato capoluogo, ai cugini da sempre una grande soddisfazione. I tifosi “vintage”, tra i quali mi annovero, riconoscono quello con il Taranto come il più sentito degli incontri (scontri) calcistici. A me per esempio perdere contro il Taranto mi brucia da morire e la tensione di questa sfida l’ho sempre sentita in maniera particolare. Vero è che non si è mai potuta giocare in serie A, non per colpa nostra, e che la solenne altezzosità dei tifosi baresi (quelli che in B allo stadio non ci vanno, è un dato di fatto) ha portato, la rivalità più a Sud, verso Lecce. Ma la storia del campanilismo tra biancorossi e giallorossi è nota ai più. Non tutti invece ricordano le sfide contro il Foggia, che a metà anni ’90 ci contendeva (e a volte rubava) lo scettro di “baluardo di Puglia”, una definizione a loro molto cara. Credo sia doverosa una premessa e soprattutto uno slancio di onestà intellettuale. Il Bari è stato tante volte in serie A, ha stupito spesso e volentieri, altre volte ha deluso, ma si è salvato.

Ha avuto belle squadre ma mai una come il Foggia di Zeman. Sono i numeri a dirlo. Per quanto nessuna delle due compagini abbia mai raggiunto l’Europa (nota dolente), loro sono arrivati a giocarsi la qualificazione in coppa Uefa all’ultima giornata contro il Napoli, per la precisione il 1 maggio del 1994. Vinsero i partenopei di Lippi, con gol di Di Canio, ma Zeman salutò da eroe il suo pubblico, prima di andare ad allenare la Lazio. A lui subentrò Catuzzi, uno che a Bari aveva lasciato grandi ricordi (“Il Bari dei baresi”) e che a Foggia si apprestava a svolgere il ruolo di vittima predestinata. Troppo difficile sostituire il boemo, quasi impossibile ripetere quel miracolo. Infatti retrocesse, dopo un girone di ritorno disastroso. Ma all’inizio le cose non andarono così. Zemanlandia si era trasformata in Catuzzilandia (famoso il 2 a 0 inflitto dai satanelli alla Juve di Lippi, Vialli, Ravanelli e Del Piero che andrà a vincere lo scudetto) e il Foggia venne a giocarsi a Bari, il 4 dicembre del 1994, uno dei derby più importanti della storia. Le due squadre stazionano nella colonna sinistra della classifica, a pochi passi dall’Europa. Se il Foggia regala spettacolo sulla scia delle lezioni zemaniane il Bari di Materazzi (sì, proprio lui il padre di Marco, allora terzino del Trapani) non è da meno.

I giovani Amoruso, Bigica e Ricci sono le rivelzioni della serie A. Gautieri sgomma sulla fascia destra, Pedone e Barone mettono fosforo a centrocampo. Fontana para tutto e al Cobra Tovalieri è affidato il compito di mettere il pallone in rete e condurre il… trenino. E sì, perchè Miguel Guerrero Paz ha importato questa nuova pratica direttamente dalla Colombia. Si tratta della sua tipica esultanza ma lui segna poco e così, in breve tempo, demanda a Tovalieri la conduzione del treno più famoso d’Italia. Non c’è servizio sul Bari che non cominci con questo fotogramma. Un’immagine di festa ed esultanza, destinata a rimanere nella mente di tutti i tifosi per sempre, tanto da essere ripreso nei momenti di maggiore gloria dai calciatori che verranno. Così come, per un senso di rispetto e di identità del marchio di fabbrica (AS Bari, do you know marketing?) non è mai stato utilizzato da altre squadre. Il Cobra dicevamo. Grandissimo giocatore, grandissimo attaccante. Un senso del gol fuori da comune. Segna da qualunque posizione. Di destro, di sinistro, di testa, su punizione, su rigore, in mischia. Il prototipo dell’opportunista e dell’attaccante che gioca sul filo del fuorigioco in attesa di un errore della difesa o del guardalinee.

Una sorta di Pippo Inzaghi ante litteram, il numero 9 perfetto. Quel giorno, il 9 perfetto ce l’ha il Bari. L’obiettivo del derby è vincere e cercare di dimenticare la batosta di due anni prima. Quando Zeman venne a dominare a Bari, vincendo 3 a 1 e uscendo tra gli applausi di tutto lo stadio, nonostante il suo Foggia ci avesse spedito in B. Ancora me la ricordo quella giornata. Lo stadio pieno di bandierine biancorosse, una coreografia spettacolare. Signori, Baiano e Shalimov che ci massacrano. Le bandierine che finiscono nel fossato a sancire la delusione dei baresi. Il Bari che retrocede in B, loro che festeggiano nel nostro stadio. Ma due stagioni dopo è un’altra partita: le squadre non hanno assilli di classifica. Giocano con tranquillità, si affrontano a viso aperto. Gli ultras rossoneri si presentano a Bari con uno striscione: “Noi, la nostra città, la nostra storia, baluardi di Puglia“. La curva Nord non risponde, nessuna coreagrafia, diranno per scaramanzia. Ancora brucia il ricordo di quelle bandierine finite nel fossato. La replica la danno i galletti sul campo: sei minuti e Tovalieri approfitta di un pallone vagante per metterlo alle spalle di Mancini. Un gol di rapina. Da quanto tempo non vedo un gol di rapina a Bari. Delirio in curva nord, ma molta gente è ancora fuori dallo stadio, sta facendo la fila per entrare. Ricordo in maniera nitida questo particolare.

La sud, interamente destinata ai foggiani, ammutolisce. Io, in tribuna est, mi godo lo spettacolo. Il Bari domina, sembra più in palla, crea tantissimo e spreca l’inverosimile, soprattutto con Gautieri che si mangia due gol solo davanti a Mancini, il nostro futuro portiere. E così Catuzzi prende coraggio, il Foggia alza il baricentro e Di Biagio, un giovane interessantissimo, inizia a prendere la mira con i suoi tiri da fuori area. Dopo due tentativi velleitari, pesca il jolly. Minuto numero 47 del primo tempo: gran tiro dalla tre-quarti e pallone all’angolo alto a sinistra, alle spalle di Fontana. Gran gol, pari e patta. Si va al riposo con la strana sensazione che ci fregano anche questa volta. Troppi errori sotto porta, troppa sufficienza nel gestire il vantaggio. E infatti la ripresa inizia con il Foggia ancora più spavaldo, Bresciani e Mandelli impensieriscono in più di un’occasione la difesa del Bari che regge, soprattutto grazie ad un immenso Lorenzo Amoruso. Ma al 60′ il Cobra si guadagna un calcio di rigore. Sul dischetto si presenta Gautieri. Ricordo il chiacchiericcio tra i tifosi.

Chi voleva che lo tirasse Tovalieri, chi preferiva la botta secca di Amoruso. Gautieri aveva dimostrato di saperli tirare i rigori. Solo che non sembra proprio la sua giornata migliore, tutto qui. Rincorsa breve e tiro angolatissimo. Fuori. Cazzo, fuori. Mi abbatto un attimo, in quella stagione avremmo sbagliato almeno 3 rigori e cambiato 3 rigoristi, ancora brucia quello di Guerrero che poteva darci il pareggio a Torino contro la Juventus. Lo stadio resta in silenzio per qualche minuto, ma i ragazzi non mollano e guadagnano un calcio d’angolo. Si alza l’urlo del San Nicola, c’è da spingere la squadra. Il pallone parte e vedo un gigante svettare al centro dell’area. Amoruso colpisce di testa. Una frustata perfetta, precisa, angolata. Rete. Vantaggio del Bari al minuto 67. Che spettacolo il San Nicola colorato di biancorosso. Tutti in piedi, tutti a a saltare. Il resto della partita sono venticinque minuti di sofferenza, nonostante il Foggia rimanga in 10 per l’espulsione di Padalino, con i rossoneri che attaccano e il Bari che arretra sempre di più. Fontana diventa il migliore in campo e negli ultimi cinque minuti il Foggia batte tre punizioni dal vertice dell’area di rigore provocando svariati batticuori e applausi scroscianti al nostro portiere anche per il più facile degli interventi. All’epoca il recupero non viene segnalato, l’impressione è quella che l’arbitro si sia dimenticato di fischiare la fine. Quando lo fa, lo stadio si lascia andare ad un urlo liberatorio. A poche giornate dalla fine del girone d’andata il Bari vince uno scontro diretto importantissimo per la zona Uefa e si piazza incredibilmente al quarto posto. Sognare non è vietato.

ps: Lorenzo Amoruso ed Emiliano Bigica, baresi doc, verranno acquistati l’anno successivo dalla Fiorentina di Cecchi Gori. Sui ragazzi peseranno grandi aspettative che soprattutto il secondo, giovanissimo capitano dell’Under 21, non riuscirà a soddisfare. Amoruso disputerà due ottimi campionati (centrale in coppia con Padalino) prima di passare ai Rangers Glasgow dove diventerà il primo capitano cattolico della squadra dei protestanti di Glasgow. Sui mattoni dello stadio dei Rangers c’è una parete interamente dedicata a lui.

prossima puntata: Bari – Juventus, 3 giugno 2007

 

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

10 Comments —

  1. Complimenti davvero. Per chi del Bari è gran tifoso (come me) o per che queste partite non le ha mai viste, è comunque un piacere leggere i tuoi post! Continua!

    • Che dire Piero! Grazie mille, certo che continuerò finchè ci saranno tifosi del Bari come te che avranno voglia di rivivere le emozioni che questi colori sempre ci daranno. Nella buona e nella cattiva sorte. Come in amore. Forza Bari… sempre.

  2. Ciao, ogni settimana aspetto un tuo nuovo racconto! Grazie davvero, ora posso assaporare le sensazioni di partite da me mai vissute.
    Aspetto il racconto di bari milan con il gol di gautieri allo scadere :°D

    • Grazie Frankie! Ricordo benissimo quel gol di Gautieri… Maldini e Costacurta bruciati sulla fascia dal nostro numero 7… Fontana che si oppone a Weah in tutti i modi. Grazie per il consiglio!

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