Se avessimo una storia fatta solo di gloria sarebbe molto più semplice raccontare cento partite. Se avessimo fatto qualche apparizione in coppa Uefa (una volta si chiamava così, ed era un nome bellissimo), come questa città avrebbe sicuramente meritato, oggi starei a parlare di notti magiche in Europa. Ma questa è la storia del Bari. E allora capita di “festeggiare” anche una permanenza in serie B, specie se te la sei vista davvero brutta e se hai la fortuna di giocartela in casa contro la Juventus. Ma andiamo per ordine e ricapitoliamo quello che succede in quella infausta stagione, finita con la permanenza in serie B della nostra squadra. Il Bari si presenta ai nastri di partenza con una squadra tutto sommato mediocre, infarcita di giovani e giocatori (molto) sopravvalutati. Sceglie come allenatore il buon Maran, un bravo insegnante di calcio mandato allo sbaraglio dalla famiglia Matarrese, destinato a metterci la faccia alle prime difficoltà. Nonostante tutto Maran trova subito la quadratura del cerchio e la squadra trova i giusti automatismi illudendo la piazza che si possa lottare per la serie A. Piccolo particolare, la serie B del 2007 è già una piccola serie A e per vincere devi giocartela contro la Juve di Deschamps, il Napoli di Reja e il Genoa di Gasperini.

Senza contare che ci sono squadre come il Rimini, il Lecce (di Zeman) e il Bologna molto più attrezzate di noi. Ma il Bari gioca bene e vince partite importanti, come quella contro il Bologna e arriva al primo scontro diretto contro il Napoli, in casa, da secondo in classifica e con lo stadio che per una notte ritrova l’entusiasmo sopito. Ci pensa Calaiò, allora attaccante degli azzurri, a riportarci con i piedi per terra. Maran si riprende subito e a metà dicembre va a vincere a Lecce un derby bellissimo (di cui si parlerà in un altra puntata) per 3 a 1. Con un paio di acquisti ci si può inserire nella lotta play off, pensano i tifosi. Invece a gennaio Matarrese vende Gazzi (alla Reggina) e fa capire a tutto l’ambiente che non crede nella possibilità di salire in A. La squadra si affloscia e comincia a perdere, Maran viene mandato via come capro espiatorio (ma era davvero colpa sua?) e l’impresa (ma si trattava davvero poi di un’impresa?) di salvarsi viene affidata al “garante” Materazzi, amico di famiglia, allenatore per tutte le stagioni, ripescato dopo varie disavventure professionali in campionati di assoluto rango mondiale come quello cinese. Il Bari non ingrana e viene risucchiato in zona retrocessione dove finisce per giocarsi la salvezza con lo Spezia ed il Verona di Ventura capace di una rimonta eccezionale.

Più che la partita contro la Juve diventa fondamentale la trasferta di una settimana a Rimini, quando Santoruvo regala 3 punti importantissimi al Bari e condanna il Rimini, in pratica a non disputare i play off. Ma per salvarsi bisogna battere la Juve, e la città si stringe per un giorno attorno ad una squadra che non fa battere i cuori nè spellare le mani. Pochi giocatori entrano nel cuore dei baresi: il solito capitano Gillet, autore di un’altra annata strepitosa, il giovane centrale Belmonte, il centorcampista Carrus e la punta Ganci, più un lottatore che un goleador, capace comunque di disputare ottime partite e di contribuire alla salvezza della squadra. Il 3 giugno del 2007 il San Nicola si riempie di baresi e doppiofedisti per assistere ad una partita molto strana. La Juventus (coinvolta l’anno prima nello scandalo di calciopoli) ha già vinto il campionato e deciso che non ricomincerà da Deschamps ma da Ranieri. Per questo esonera il francese e affida la squadra a Corradini il quale si presenta a Bari con un manipolo di giovani (tra i quali Marchisio, Giovinco, De Ceglie, Lanzafame e Paro) e con i soli Legrottaglie, Birindelli, Trezeguet, Zalayeta e Zebina a reggere la baracca. Ma è una baracca di tutto rispetto e bisogna batterla con Santoruvo, Rajcic, Loseto e Fusani. Va da sè che, almeno per quello che mi riguarda, non do nulla per scontato. Gli spettatori sono 20.000 e il caldo si fa sentire.

La Spezie e Verona vanno subito in vantaggio e mettono pressione ai biancorossi di Materazzi che, per tutta risposta, non giocano. Per fortuna non gioca neanche la Juve e il primo tempo si risolve con tanta noia e basta. Dalla curva arrivano i cori degli juventini che vogliono spedirci in serie C. Ecco, se c’è una cosa che odio, sono i cori dei baresi juventinimilanistiinteristi che vogliono spedire in basso la squadra della loro città. Poi voglio vedere dove andranno a vederla. Al bar magari. Il Bari entra in campo più convinto nel secondo tempo e Carrus, servito da Carozza, al minuto 57 trova lo spiraglio giusto. Il San Nicola esplode in un urlo liberatorio. Forse ci salviamo. Che poi cos’è una salvezza in serie B? Un modo per sentire ancora Matarrese dire… “L’anno prossimo non voglio soffrire più, faremo la squadra per la serie A…”. Ma si soffre eccome. Non perchè la Juve faccia chissà cosa, ma il Bari si complica la vita. A venti minuti dalla fine Legrottaglie stende Santoruvo lanciato a rete. Un duello tra “velocisti”, vinto da quest’ultimo. Rigore ed espulsione. Tira Ganci. Parato. Si soffre ancora un po’, soprattutto sulle accelerazioni di Balzaretti e per colpa dei giovani Giovinco e Lanzafame che vogliono farsi vedere e conoscere. Quest’ultimo lo conosceremo bene qualche mese dopo a Bari, dove disputerà le migliori (forse uniche) stagioni della sua carriera. Ma più passano i minuti più si capisce che la Juve non ha nessuna intenzione di rovinare la festa e al 90° si può “festeggiare” questa tanto agognata salvezza con i giocatori a ricevere l’applauso della curva Nord. Bari non festeggia, si limita a tirare un sospiro di sollievo. Ok era la Juve, ok si è sofferto. Ma è una salvezza in serie B, il minimo sindacale per la nostra piazza e per la nostra tifoseria.

ps: la salvezza se la giocheranno in un spareggio andata e ritorno La Spezia (che vincerà a Torino, in casa della Juve, all’ultima giornata) e il Verona di Ventura. Per quest’ultimo che ha preso la squadra in corsa è un vero miracolo. Ma l’impresa non si compie e il Verona retrocede. Tutto il Bentegodi si alza in piedi ad applaudire la squadra e Ventura, un applauso lunghissimo che il nostro futuro allenatore ricorderà a lungo.

pps: sulle ceneri di quella squadra Perinetti costruisce, su consiglio del garante Materazzi, una sorta di obbrobrio. Arrivano giocatori visti in videocassetta come Ladino e altri semisconosciuti e il Bari inizia il campionato successivo ad handicap. A metà dicembre perde, in casa e in maniera clamorosa, il derby con il Lecce. Uno 0 a 4 che porta all’esonero di Materazzi e all’arrivo di un certo Antonio Conte. Da quel giorno, le cose cambiano… (continua)

prossima puntata: Perugia – Bari, 6 novembre 1999

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