Pietro Maiellaro si aspettava applausi e fiori dai suoi vecchi tifosi. Appare evidente, ai più, che non abbia capito bene il senso del derby. Di quel derby, e di ciò che rappresenta per i tifosi tarantini. Lui, idolo dei tifosi rossoblu, ha scelto, nell’estate del 1987, di sposare la causa ben più ambiziosa del presidente Matarrese. Costruire uno squadrone che possa ammazzare il campionato di serie B e ritornare in serie A, per rimanerci. E questo ai tifosi tarantini appare come il più grande degli affronti. Il presidente Matarrese non bada a spese. Oltre agli acquisti di Lupo, Mannini, Perrone e lo stesso Maiellaro, decide di trattenere i due “gioielli” inglesi Gordon Cowans e Paul Rideout per un’altra stagione. Quella decisiva, almeno nei programmi, per il ritorno in serie A. Il Bari acquistò il pacchetto degli inglesi qualche anno prima dall’Aston Villa. Con un miliardo e mezzo di vecchie lire si aggiudicò entrambi i calciatori suscitando da un lato i dubbi degli addetti ai lavori, dall’altro l’entusiasmo dei circa 7000 tifosi che accorsero all’aereoporto ad accoglierli. Gordon aveva dalla sua l’istinto del vero combattente di centrocampo, qualità che il calciatore pagò a caro prezzo con diversi infortuni anche piuttosto gravi come una frattura al naso che gli deturpò il viso, procuratagli da un difensore del Saragozza e il doppio stop per le due consecutive fratture di tibia e perone che lo resero quasi claudicante. Ma era considerato un calciatore di prestigio in quanto con l’Aston Villa aveva vinto una Coppa dei Campioni (quando ancora si chiamava così) battendo in finale il Bayern di  Monaco dei mostri sacri come Aughenthaler, Breitner, Rumenigge. E’ chiaro che provenendo da quella realtà e catapultato in una squadra “ascensore” ebbe qualche difficoltà di inserimento ma pian piano riuscì ad assorbire il colpo e a svolgere meglio il suo ruolo di mediano che, con i suoi lanci lunghi che scavalcavano il centrocampo, dovevano innescare le punte che allora si chiamavano Edy Bivi, Bergossi e Paul Rideout. Quest’ultimo soprannominato “bullet”, che in inglese significa pallottola, quando arrivò a Bari rivaleggiava con Mark Hateley per un posto in nazionale.

Paul presentava delle doti di colpitore di testa abbastanza importanti, sicuramente più di  quelle con la palla tra i piedi. Molti dei suoi 23 gol con la maglia biancorossa furono segnati, infatti, di testa. I due inglesi piombarono a Bari in un momento in cui la maggior parte dei componenti della rosa, a parte Piraccini, provenivano dalla serie C, non c’erano giocatori di grande esperienza e nonostante il divario tecnico esistente con le altre squadre, il Bari vinse alcune prestigiose partite come quella contro la Roma con un’indimenticabile doppietta proprio di Rideout. Ma la serie B è un’altra cosa. I due inglesi devono abituarsi in fretta al clima caldissimo dei campi di Messina, Sambenedetto, Catanzaro e Taranto. Il 18 aprile del 1988 si gioca il derby di Puglia, in uno stadio stracolmo di gente ed entusiasmo, contro il Taranto di Pasinato. All’andata il Bari ha prevalso per 1 a 0 grazie ad una rete di Ferri. Lo Jacovone è una bolgia. I padroni di casa sono disperatamente a caccia di punti per salvarsi. Il Bari invece deve farne per rimanere aggrappato al treno promozione. Bologna, Atalanta, Lecce e soprattutto la Lazio rischiano di scappare. E Matarrese inizia a perdere la pazienza. Io per la prima volta seguo la mia squadra del cuore in trasferta, e l’esordio non potrebbe essere più tragico. Mia madre è tarantina, mio padre era il più classico degli sportivi. Quindi prendiamo posto nei distinti in mezzo a tutti tifosi di casa. Distinti si fa per dire. Sono inviperiti e incattiviti alla sola vista della maglia biancorossa. Io mi siedo in silenzio, attento a non farmi scoprire da nessuno, anche se lo vedo che me lo leggono in faccia, che soffro. Ho 9 anni e quello stadio incute timore. Non so se avete mai visto lo Jacovone pieno. Non c’è neanche un posto libero, nemmeno sugli scalini. Il primo tempo inizia con il Taranto all’arrembaggio.

Dalla Costa, il fantasista che ha sostituito Maiellaro in rossoblu, non sembra ispiratissimo. Ma i corridori jonici Picci, Paolucci e Gridelli sì. Il Bari gioca con più attenzione. Attento a non scoprirsi, ad aspettare l’occasione giusta, a non farsi travolgere dalla voglia di derby che anima i suoi avversari. Le giocate di Maiellaro sono classe allo stato puro, ma se ne vedono poche. Non è partita neanche per lui. Meglio Rideout, più concreto, esaltato dallo stadio pieno e dalla possibilità di giocare in contropiede. Dall’altra parte c’è Totò De Vitis. Non sembra il suo anno migliore, non trova il gol, ma il pubblico lo aspetta e lo acclama. La Rai sceglie di trasmettere lo storico derby in diretta per le zone di Taranto e Bari. Ogni azione mi trema lo stadio sotto i piedi. Ogni pallone, anche quelli indirizzati clamorosamente e in maniera evidente verso il fondo, vengono accompagnati da un’ovazione dai supporter di casa, come se si trattasse della più clamorosa delle occasioni. Maiellaro viene subissato di fischi dall’intero stadio. Le occasioni, nel primo tempo, sono tutte per loro. Ma il Bari dimostra di essere squadra di alta classifica. Aspetta il secondo tempo e al 5′ minuto trova un’insperata punizione dal limite. Sul punto di battuta va Maiellaro ma, a sorpresa, Loseto, barese doc, opta per la botta di collo pieno. Botta che trova la deviazione di un uomo in barriera e spiazza il portiere Spagnulo. 0 a 1. Mi nascondo dietro una finta imprecazione, di quelle facilissime da smascherare. Il Taranto si ributta in avanti con orgoglio.

Donatelli lascia partire un gran tiro dalla distanza che Mannini respinge. Sul pallone di avventa De Vitis che inventa una rovesciata degna del miglior Djorkaeff e pareggia i conti. Sono costretto ad alzarmi, il mondo e lo stadio mi crollano addosso, ma è un gran gol. Il Bari sembra accontentarsi e anche il Taranto accusa la stanchezza. Sembra un tacito accordo ma gli inglesi, si sa, non sono tipi da pastette. Lancio di Cowans per il compagno Rideout che da sinistra si accentra e lascia partire un destro che si infila dove Spagnulo non si aspetta, sul primo palo. Delirio biancorosso. Questa volta l’urlo dei 3000 appostati in curva sud si sente eccome. Adesso è fatta, penso. Ma i padroni di casa spingono ancora, non vogliono proprio perderla questa partita nel loro stadio. Azione confusa. Pallone che danza dall’out sinistro a quello destro. Alla fine è Picci che crossa. Gridelli colpisce al volo e fa 2 a 2. Meritato. Accenno un timido e finto applauso mentre un bambino dietro di me per poco non entra in campo per esultare. Finisce con la melina delle due squadra. Il pareggio accontenta tutti. Il Taranto può continuare a inseguire la salvezza e il Bari una serie A che non arriverà. Non quell’anno almeno.

ps: bellissimi i video del canale Taranto history su youtube con le interviste del dopo gara. Maiellaro stizzito dai fischi, Matarrese fiducioso sulla possibilità di andare in serie A, le orrende giacche con una toppa al posto dello stemma che indossano De Vitis e Donatelli. A proposito di De Vitis: il figlio studia da attaccante e gioca nel Modena. Le qualità acrobatiche sono le stesse di Totò, un giocatore che ha raccolto meno di quello che meritava. Il Bari non riuscirà ad andare in serie A. Troppo forti Lazio e Bologna, troppo organizzate l’Atalanta e il Lecce che si prenderà la soddisfazione di vincere lo scontro diretto del 22 maggio e andare in A alla faccia nostra. Gli inglesi partiranno e Salvemini sostituirà Catuzzi sulla panchina del Bari. Ma questa è un’altra storia. Che vi racconterò.

prossima puntata: Bari – Milan, 1 ottobre 1995

foto: Giovanni Loseto sta per tirare la punizione dello 0 a 1.

 

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