Devo ammetterlo. Quella notte ho capito che ce l’avremmo fatta. Che niente e nessuno avrebbe potuto più togliercela, la serie A. Mancavano ancora dei mesi e io neanche mi azzardavo a pronunciarla, quella parola. Ma in cuor mio avevo capito che a quel punto era fatta davvero. Il Bari ha accusato una lievissima flessione nel mese di febbraio. Quattro pareggi contro Brescia, Vicenza (in casa), Livorno e Ascoli (sempre in casa). Ma i due pareggi in trasferta sono preziosissimi contro due concorrenti dirette e se una flessione coincide con un periodo durante il quale non perdi, in serie B è tanta roba. A maggior ragione se si pensa che il pareggio contro l’Ascoli avviene in rimonta e negli ultimi minuti, da 0 a 2 a 2 a 2. Il Bari, a questo punto, deve affrontare due difficili trasferte. Nella prima passa a Mantova riprendendo la sua corsa. Nella seconda va a sfidare, nell’ennesimo scontro diretto, il Sassuolo di Mandorlini. La classifica è cortissima. Parma, Bari, Livorno, Brescia e Sassuolo, si giocano i due posti che danno la promozione diretta. L’8 marzo del 2009 lo stadio Braglia di Modena ospita il posticipo della 29esima giornata di serie B. Il fatto che sia domenica sera ci permette di sentirci, per una notte, già in serie A. Conte recupera Barreto e lo schiera dal primo minuto insieme a Kutuzov. I due sembrano trovarsi a meraviglia. Sono anni che non vediamo due attaccanti duettare in questa maniera.

Danzare sul pallone, scambiarsi passaggi precisi che non necessitano di controllo, irridere i difensori avversari con giochi di tacco e punta, mai fini a se stessi. Antonio Conte rinuncia a Bianco a destra e si affida a Masiello, optando per Stellini ed Esposito per il ruolo di centrali. Gazzi e De Vezze devono sobbarcarsi uno sfiancante lavoro di copertura dato che a supporto delle due punte ci sono due ali pure: Rivas e Guberti, liberi di inserirsi e creare superiorità numerica. Il Sassuolo è squadra ostica e non solo perchè all’andata ce ne ha rifilati 3 al San Nicola. Tra gli emiliani si stanno mettendo in luce il giovane talento Poli, il difensore Andreolli e la punta Noselli. E poi c’è Zampagna. Uno che quando vede la porta sa sempre cosa fare. Ma il Bari gioca da grande squadra. Conte ordina ai suoi di dettare il gioco, di non farsi schiacciare, di giocare a due tocchi. Nella curva ospiti 3000 persone cantano a squarciagola e sventolano bandiere biancorosse. Sono le uniche che si sentono, il Bari gioca in casa. Anche la telecamera di Sky si sofferma spesso sui tifosi: uno spettacolo nello spettacolo. Passano 32 minuti, Guberti lavora un pallone complicato sull’out sinistro. Scatta, ritorna indietro, ha davanti Fusani che non molla ma serve indietro Barreto, cadendo. Il brasiliano avanza di tre metri, poi vede Kutuzov piazzato centralmente, appena fuori area. Passaggio con richiesta di dai e vai annessa. Il bielorusso non ci pensa due volte. Il pallone non ferma la sua corsa da Barreto a Kutuzov per ritornare a Barreto nel giro di un secondo. Il tempo di una sponda di piatto destro, precisa, perfetta che non richiede alcun controllo da parte del brasiliano. Che trafigge di piatto Bressan angolando la soluzione del tiro e portando in vantaggio il Bari. De Vezze si carica il numero 16 del Bari sulle spalle e lo accompagna sotto la curva. Una curva impazzita di gioia, dopo anni di trasferte amare. Passano sette minuti e le due punte del Bari si scambiano il favore. Palla lunga di Stellini verso Kutuzov che con un grande controllo appoggia tra i piedi di Barreto. Il quale con un tocco geniale mette il bielorusso davanti al portiere.

Basta una punta, un tocco felpato, per superare per la seconda volta Bressan. E a nulla serve il disperato tentativo dei difensori del Sassuolo di salvare il pallone. 0 a 2 e primo gol di Kutuzov nel Bari. Lui che a Parma non era benvoluto. Lui che adesso diventa protagonista, con noi. Che Bari ragazzi. Ma io so che non mi devo illudere. Me lo impongo durante l’intervallo. Ne ho viste troppe per cascarci di nuovo. Barreto non è al meglio e rimane negli spogliatoi. Al suo posto entra Caputo, che lotta e sgomita ma non ha la stessa classe del brasiliano. Il Bari arretra, il Sassuolo prova a rifarsi vivo ma non succede nulla di davvero rilevante. Fino a quando su un’azione innocua Zampagna prova una velleitaria rovesciata che va a infrangersi contro il braccio di Stellini. Vicino o non vicino, volontario o no, è calcio di rigore. Salvetti batte Gillet e accorcia le distanze, 1 a 2. Il Sassuolo ha 15 minuti per provare a pareggiare e noi siamo stanchi. E abbiamo paura. Ma Conte no. Chiede ai suoi di riprendere a giocare e a Caputo di farsi servire. Quello che accade cinque minuti più tardi è uno dei momenti per i quali io sono qui a scrivere questa rubrica. Provare a descrivere l’indescrivibile, provare a rendere letterari attimi di calcio impressi per sempre nella memoria di un tifoso. Stellini imposta centralmente e serve Bianco che smista a sinistra per l’instancabile e immenso Guberti. Che prova a saltare Fusani ma si accentra servendo Caputo, appena dentro l’area di rigore. In quattro vanno addosso al giovane attaccante barese. Bisogna liberarsi subito del pallone per non farselo soffiare. Già, ma a chi darlo? Magari all’accorrente De Vezze che saprà cosa farne, lascando scorrere altri secondi preziosi. E così Caputo è bravo a fare sponda di prima intenzione sul numero 4 del Bari. Che arriva veloce. Talelmente veloce da far capire a tutti che sta per tirare.

Ci vogliono coraggio e coordinazione. Sul primo non ho dubbi, sulla seconda ci posso solo sperare. De Vezze calcia e il pallone schizza via velocissimo verso la porta di Bressan. Fermo il tempo. Ripenso a Maiellaro, Monelli, Joao. E poi a Protti e Tovalieri. Al San Nicola pieno, alla serie A, allo stadio Della Vittoria. A mio padre che mi ci portava. Ai pianti di gioia, alla mia prima maglia biancorossa, al profumo del campo la domenica, alle zeppole mangiate di fretta. Ai giornali Corner e Il Galletto, a quella volta che nevicava, alle vittorie con le grandi. Un secondo, forse meno. Un secondo, lo giuro. E poi lo vedo, quel pallone, infilarsi all’angolino destro della porta. In alto, a togliere le ragnatele dall’incrocio. Un tiro pesante, quasi violento, incrdibilmente preciso. Il tempo di rendersi conto dell’1 a 3 e De Vezze è sotto la curva, a battere i pugni sul plexiglass. A dirci Sveglia, è tutto vero!! Siamo il Bari e stiamo tornando dove meritiamo. Scatto una foto al televideo prima di andare a letto. E oggi ve la ripropongo.

ps: sono felice che quel gol così bello e importante l’abbia segnato un mediano come De Vezze. Uno che per la nostra maglia ha corso, lottato e sudato, facendosi amare. Uno che, come direbbe Ligabue, ha collezionato anni di fatiche e botte. Senza neanche vincere il Mondiale. Spero che sia felice di essere finito in un libro almeno. Perchè io, nel mio piccolo, un ruolo in un romanzo gliel’ho dato. Pagina 105 di Ci sono notti che non accadono maihttp://www.cristianocarriero.it/libri.html

Ps: se ti piace come scrivo potresti dare un’occhiata anche al mio nuovo romanzo, Domani No. Senza impegno, le prime 30 pagine sono gratis! 

prossima puntata: Taranto – Bari, 17 aprile 1988

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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