Sono sicuro che non tutti lo sanno. La mia deformazione professionale (arbitrale) mi impone di farvi una domanda. Sapete che succede se un difensore calcia una punizione direttamente nella propria porta sorprendendo il portiere? Ve lo dico subito: si riprende il gioco con un calcio d’angolo. Ma come, direte voi, non è autogol? No, è calcio d’angolo, ve lo assicuro. Lo dice il regolamento. E sapete perchè? Perchè segnare volontariamente una rete contro la propria squadra va contro lo “spirito del gioco” e chi ha inventato questo sport meraviglioso aveva pensato di salvaguardare uno strano ed assurdo principio: la lealtà. Capite subito cosa voglia dire contravvenire a questo dogma. Eppure l’autogol è stato quasi sempre oggetto di ilarità, sinonimo di sfortuna, mancanza di coordinazione, veemenza sproporzionata. Comunardo Niccolai era un difensore molto forte negli anni ’70, eppure era solito infilare la propria porta come un bomber di razza. Poi è arrivato Riccardo Ferri, arcigno stopper (si chiamavano ancora così i “centrali”) dell’Inter e della Nazionale ed ha battuto il record di gol segnati nella propria porta, quasi sempre difesa da Walter Zenga. Ma nessuno l0 ha mai considerato un brocco per questo, anzi. Ligabue, da buon interista, gli ha persino dedicato una canzone. Mai dire gol ci ha mostrato degli autogol incredibili, vittorie al fantacalcio sono sfumate per colpa di quel – 2 che poi, ad un certo punto, è stato soppresso.

Quando qualcuno si è inventato la regola di depennare l’autogol dal tabellino dei marcatori e attribuire la rete a chi aveva tirato verso  la porta. Insomma su questo argomento si è riso e scherzato fino ad una tragica notte di giugno del 1994. Escobar, difensore colombiano, devia nella propria porta un tiro piuttosto innocuo dell’attaccante americano Wynalda. La Colombia va fuori dai Mondiali e Escobar viene freddato, con una raffica di colpi di pistola a Medellin. Non sarà mai chiaro quanto quell’autogol abbia influito sull’omicidio probabilmente legato ad altre ragioni. Di autoreti ne ricordo molte altre. Alcune davvero goffe, altre molto sfortunate, ma non ne ricordo di volontarie. Poi è arrivato il derby tra Bari e Lecce e l’incubo di ogni tifoso è diventato realtà. Io non ho visto quella partita. Il Bari era già retrocesso e sinceramente non mi aspettavo nessuna prova di orgoglio da parte di chi, l’orgoglio, l’aveva lasciato a casa da tempo. Ho appreso il risultato la sera, ho visto le immagini della festa del Lecce e, detto tra noi, non ho neanche provato un gran dispiacere. In fondo il progetto di mandare i cugini in B, era davvero da frustrati. Non avrei provato soddisfazione, non avrei applaudito nessuno, non mi sarei abbassato a ringraziare la mia squadra per così poco. E così quando ho visto le immagini della partita mi sono limitato a strocere la bocca e nulla più. In una stagione come quella, nella quale due compagni si prendono a cazzotti (infortunandosi) mentre festeggiano un gol e un giocatore si fa espellere prendendo due gialli in un minuto, l’autorete di Masiello era il minimo che potesse capitarci. Non ci ho fatto caso a Gillet, al suo famoso “andava fuori Andre” e ho spento il televisore. Fine delle trasmissioni.

Quasi un anno dopo apprendo che quel Lauto Gol (stupenda definizione di Stefano Bartezzaghi) ha fruttato al sig. Masiello circa 230.000 euro. E chissà che questa non sia solo una piccola parte del bottino. La disperazione, le finte conferenze stampa, le parole contro Gillet e Almiron, adesso hanno un senso. Ma cosa resta a noi tifosi? Una società probabilmente responsabile (omettere è una colpa) che ci costringerà alla retrocessione, un direttore sportivo (Angelozzi) che messo davanti al problema dice “Tappatevi le orecchie e giocate“, un gruppo di delinquenti che si fanno chiamare Ultràs (con l’accento rigorosamente sulla a) e chiedono alla propria squadra di perdere. Questa è l’idea che Bari sta dando in giro per l’Italia e non solo. Questo è il risultato di un’arroganza mai combattuta di gente presuntuosa e convinta di poter sempre e comunque comandare. Quella che quando ero piccolo, in curva, ti chiedeva la sciarpa, il cappello, la mille lire e gliela dovevi dare sennò prendevi mazzate. Quella che ti chiede i soldi per il parcheggio abusivo altrimenti ti sfregia la macchina. Quella che vende i biglietti per la trasferta e poi sul pullman ti chiede altri soldi. Ecco, questa stesse gente, che si professa tifosa del Bari, ha spinto insieme a Masiello quel pallone in porta. E io sono stufo. Mica chiedo di cambiare il calcio. Andiamocela a fare questa Lega Pro, questa Serie D, questa Eccellenza, chi se ne fotte. Qual è il problema? O è meglio vedere la serie A e un giocatore colluso con la malavita organizzata che “cristallizza il risultato” (ma dove cazzo l’ha presa questa definizione). Mi auguro di non tornare più su questo argomento. Io non voglio essere uno di quei tifosi che invoca complotti e chiede giustizia sapendo di essere dalla parte del torto. Se la mia squadra del cuore ha sbagliato, che paghi. Ma paghino anche questi personaggi e non con gli arresti domiciliari e una squalifica di un anno. Non pensate all’autogol. Pensate al lauto gol. Ai 230.000 euro. Ai rapporti con la malavita, al pessimo esempio che Andrea Masiello ha dato ai giovani e non solo sul campo. Al potere dato a cinquanta delinquenti che decidono le sorti di una città intera, non solo per quanto riguarda il calcio. Io voglio un altro Bari e soprattutto voglio UN ALTRA BARI. Una città che si rifiuta di dare i soldi agli abusivi, di accettare i soprusi e gli autogol. Quelli contro lo spirito del gioco e della vita. 

 

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

9 Comments —

  1. Ehi, chi ha detto che il -2 è stato soppresso? Nella mia lega c’è un sonoro -3 addirittura!
    E lo ricordi Gualco? Mi sa che anche lui nella cremonese ebbe una splendida stagione da autobomber!

  2. (Mi sono soffermato sulla prima parte volutamente. Per quanto riguarda la seconda, senza dubbio sottoscrivo ma. Ammetto. Ho poca speranza nel cuore).

    A.

  3. Disamina perfetta. Essendo di Gioia ho sempre seguito la pallavolo e, a parte gli anni di A1, la realtà è sempre stata quella della A2, B1 dove le squadre pugliesi sono tante e la componete campanilistica è molto forte. Da noi i derby non si dovevano perdere o comunque si doveva uscire dal campo con il sangue sulle divise. Vendersi una partita è già una cosa estremamente grave, ma farlo con un derby è qualcosa di impensabile oltre che schifosa. Da una parte mi piacerebbe potergli sputare in faccia, ma dall’altra mi chiedo se ne valga davvero la pena di sprecare pure saliva su sto (sti) infami.

  4. Condivido tutto. Faccio parte di quella grande fetta pulita della curva Nord e quindi SO che tutto quello che hai scritto è sacrosantemente vero. Anni di fedeltà,100% Bari, abbonamento rigorosamente fatto contutta la famiglia anche negli anni più bui ma questo…questo è davvero troppo! Non riesco neanche a trovare le parole giuste per descrivere quello che provo…mi vergogno io per loro…Spero che questa pagina così nera e tremenda per i tifosi, ma anche per l’intera città,possa essere cancellata con i fatti, non importa in quale categoria purchè ci sia finalmente trasparenza e onestà. Sempre Forza Bari.

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