Tutto in un tempo. Il tempo di chiudere una pratica entusiasmante: vincere un campionato di serie B e tornare dove ci spetta. Di fronte c’è l’Ancona. Una squadra ostica, in lotta per la salvezza. Al Del Conero non si passeggia, le partite devi giocarle. Ma questo Bari sa come andarsi ad imporre su tutti i campi. Quello che preoccupa, semmai, è vedere come reagirà la squadra alla sconfitta contro il Parma, in casa. Quando la festa sembra già pronta e lo stadio riprende a traboccare di gente ed entusiasmo, il Bari inciampa. Guidolin blocca le fasce laterali, unica vera fonte di ispirazione del Bari di Conte e all’epoca, e il mister non sembrava avere alternative al suo modulo di fiducia. Oggi cambia schema e gioca con tre difensori pur di scardinare le difese avversarie, ma qualche anno fa il 4-2-4 da corsa era inamovibile, e tanto bastava a vincere il campionato di serie B. Ma il Bari viene battuto a domicilio dal Parma e nell’ambiente sorgono i primi dubbi. Quante giornate mancano? Contro chi dobbiamo giocare? Non è che finiamo a fare i play off? Chi è il prossimo avversario? L’Ancona. Prendiamo i biglietti e andiamo. In fondo per me è una trasferta facilissima. Ad Ancona ci lavoro. Compro i biglietti per la curva ospiti ma poi succede l’imprevedibile, nel senso più tragico della parola. E’ la notte del 6 aprile del 2009. Un tremendo terremoto si abbatte su L’Aquila.

Il calcio, le partite, la serie A, tutto immediatamente perde di senso. Infatti la partita di Ancona viene rinviata a data da destinarsi. Il Bari torna in campo dopo due settimane e ricomincia a vincere. L’avversario è il Rimini e viene liquidato con un secco 3 a 0. Le paure passano, il cammino sembra davvero in discesa adesso, c’è solo da superare gli ultimi due veri ostacoli: le trasferte di Ancona e di Bergamo (Albinoleffe). Contro i dorici si gioca di martedì, il 21 aprile 2009 per la precisione. Una serata primaverile, suggerisce il calendario. Ma non è affatto così. Piove e fa freddo. Una pioggia cattiva, battente, con un vento che ti prende a pugni e schiaffi, specialmente se hai pensato ad una passeggiata estiva. Per di più la curva ospiti dello stadio Del Conero è completamente scoperta. E, vado a memoria, la posizione geografica, la rende una delle più ventilate del mondo dopo quella di Rimini. Un’altra curva che nei sabati d’inverno sa schiaffeggiarti con quell’arietta di mare che viene direttamente dall’Adriatico. E comunque. Scruto la formazione bagnando il giornalino dorico sotto l’acqua. Conte schiera Ranocchia dal primo minuto al posto dell’infortunato Esposito e Kamatà sulla fascia destra a far impazzire il povero Rizzato che passerà una delle notti più difficili della sua carriera. Indosso il k-way e mi godo il tramonto sul Conero. Un tramonto bellissimo, se solo non facesse così freddo e io non avessi optato per un cazzo di abbigliamento estivo. Poi i ragazzi scendono in campo per il riscaldamento. Un giorno odierò molti di loro, ma oggi, ad Ancona, sono i miei idoli. Anche Masiello. Anche Parisi. Che ne so io che qualche anno dopo infangheranno il nome della mia squadra e della mia città? La curva incomincia a cantare e ballare sotto l’acqua. Non ci ferma niente, nessuno. Nessuna squadra, nessuna condizione meteo, fateci spazio dobbiamo correre in serie A. E infatti i ragazzi cominciano a correre davvero. Sembrano volare sull’acqua.

Il campo è pesante ma Kamatà, Barreto e Guberti sembrano avere i pattini a rotelle. Non ho mai visto un primo tempo del genere su un campo bagnato. Il Bari va a cento all’ora. Un meccanismo perfetto fatto di scatti, frenate e ripartenze. L’avversario non esiste. Tempo 10 minuti e Donda inventa un suggerimento centrale, facile solo per chi non ha mai giocato a calcio, per Barreto. Il passaggio rasoterra ha i giri contati. Va via liscio sul prato bagnato e si infila tra una moltitudine di calzettoni rossi. Arriva sui piedi caldi e asciutti di Barreto scattato sul filo del fuorigioco. Il brasiliano controlla il pallone, dribbla Da Costa e deposita nella porta sguarnita sotto una curva già ebbra di gioia. Poi si tuffa pancia a terra e scivola felice sul prato del Conero. Passano sei minuti: il Bari insiste, vuole chiuderla subito e Conte fa gesti chiarissimi. Far girare il pallone, loro sono in difficoltà, approfittiamone. Kutuzov gestisce un pallone complicato tra due difensori e serve Barreto a centro area. Il brasiliano inventa un sinistro al volo che si infila nell’angolino basso della porta dorica. Piove, ma chi se ne frega. Il Bari è avanti di due gol e oltre il tramonto, adesso, è possibile scorgere anche la serie A. Ha una forma precisa, un volto. Quello di Antonio Conte che abbraccia tutti, scatenato. Il fratello, i dirigenti, Stellini, che diventerà suo assistente al Siena prima e alla Juve poi (a proposito, perchè non pensare a lui come prossimo allenatore?). I difensori dell’Ancona collezionano ammonizioni. L’unica maniera per fermare gli scatenati Barreto e Kamatà è ricorrere al fallo.

Al 40′ lo stesso Barreto entra in area contrastato da Comazzi. Gioco di prestigio sul lungo difensore, palla da una parte, maglia rossa dall’altra. A Comazzi non resta altro che atterrarlo, sulla linea dell’area di rigore. L’arbitro Pinzani è ben appostato e comanda il penalty. La curva prepara il coro: “E Barreto fa gol, e Barreto fa gol“. Qualcuno chiede di abbassare gli striscioni e le sciarpe, c’è un rigore da guardare, una serie A da conquistare. Rincorsa del brasiliano. Palla all’angolino alto, imprendibile per il portiere. 0 a 3. E siamo solo alla fine del primo tempo. Ma il secondo tempo non si giocherà. L’Ancona capisce che non è contro questo avversario che può fare punti per la salvezza e decide di limitare i danni. Il Bari si adegua, non c’è bisogno di correre ancora, meglio risparmiare le forze per le partite che verranno. C’è il tempo per qualche cambio, per una traversa di Bianco ma sarebbe stato eccessivo lo 0 a 4. Il Bari può festeggiare, la curva può continuare a cantare sotto l’acqua. Io vado a casa. Avrò tempo per festeggiare. Quasi quasi scendo per la partita con l’Empoli. E così sarà.

ps: alla fine ci andrò a vedere il Bari, anche contro l’Empoli, ma il Bari non riuscirà a festeggiare la matematica promozione davanti allo stadio pieno. Un pareggio e festa rimandata. Ci vorrà un gol di Antonelli contro il Livorno per darci la promozione in anticipo senza giocare. Racconterò questo episodio e la bellissima trasferta di Piacenza nel mio romanzo: “Ci sono notti che non accadono mai“.

Prossima puntata: Bari – Grosseto, 6 aprile 2012

 

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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