Qualcuno vuole farmi passare la voglia di raccontare. Si sta impegnando seriamente, e oggi avrei messo volentieri da parte i miei ricordi per scrivere un post di tre parole “Non ci meritano“. Non ci meritano certi giocatori che sono passati da qui solo per fare i loro interessi. Non ci merita chi è scappato da Bari non prima di aver intascato (o provato a intascare) i soldi delle scommesse, non ci merita una Società che non fa niente per tutelarci. Ma mi ero posto un altro obiettivo, e adesso voglio portarlo a termine, con entusiasmo. Che le storie siano 50 o 100 poco importa. L’importante è che venga raccontato tutto quello che c’è da raccontare, anche di più. Tutti si ricordano la vittoria contro l’Inter e il gol di Cassano, non tutti si ricordano le partite contro l’Acireale o quelle contro il Sassuolo. Ma io voglio parlarvi anche di quelle. E anche qualche sconfitta. Quella sera vado allo stadio presto. Mio padre è un tipo comodo, organizzato, gli piace arrivare un po’ prima, specie se c’è il pienone. La gente ha fame di calcio, ha capito che la squadra non è poi la meteora che qualcuno prospettava. Ci sono i numeri per poter ambire alla serie A. Materazzi ha costruito un bel gruppo di giovani, molti dei quali baresi. A Bigica, Amoruso, Tangorra e Pedone è affidato il compito di portare corsa, grinta ed entusiasmo ad una squadra dove ai senatori Protti, Tovalieri, Barone e Alessio è dato aggiungere classe e qualità. Il mix funziona benissimo. Il Bari parte con il freno a mano tirato, poi stravince a Vicenza per 5 a 1 e incomincia a scalare posizioni in classifica. Batte l’Ancona, il Ravenna e l’Ascoli in casa, pareggia a Pisa e vola al secondo posto. Dietro una squadra che ha un solo obiettivo: stravincere il campionato di serie B. Quella compagine si chiama Fiorentina.
I viola possono contare su Batistuta, Orlando, Effemberg, Baiano e Banchelli. In panchina un allenatore emergente che però ha già accumulato diversa esperienze in serie A: Claudio Ranieri. La Fiorentina disputa un campionato a parte. Deve stravincere e far dimenticare ai propri tifosi l’incredibile (e sciagurata) retrocessione dell’anno prima. Quella con Agroppi in panchina. Nella stagione ’93-94 l’emittente Telepiù inserisce nel suo palinsesto una storica novità: l’anticipo e il posticipo. L’anticipo di serie B si gioca il sabato sera. Il Bari, assieme alla Fiorentina, è una delle squadre che ne disputa di più, soprattutto per via dello Stadio costruito per ospitare ben altre partite. Così, dopo il primo anticipo contro l’Ancona, disputato sotto le luci del San Nicola il 18 settembre, il 23 ottobre del 1993 si disputa una partita che con la serie B non ha nulla a che vedere. Il barese è un tipo facilmente influenzabile. Basta una novità, un evento particolare, e si muove in massa. Nelle domeniche precedenti il San Nicola ha visto la presenza di 4.000/5.000 persone. Ma la febbre del sabato sera, e l’opportunità di essere allo stadio nel giorno della partita “che danno in televisione“, fa partire la caccia al biglietto. Più di 40.000 persone affollano gli spalti del San Nicola e poco importa che il Bari, con la testa già allo scontro diretto, la domenica prima abbia perso contro il Palermo guidato dall’ex Salvemini, con un gol di Buoncammino e giocando una partita totalmente indolente. La festa è al San Nicola. Molta gente pensa di essere a teatro. “Come dovrò vestirmi per passare una serata allo stadio?” domanda mia madre a mio padre. Il traffico è di quelli che manda in tilt la città. Un traffico di gente dell’ultim’ora, gente che pensa che per arrivare allo stadio alle 20.30 basta muoversi dieci minuti prima. Ci scriverei un trattato sociologico sui primi anticipi e posticipi e su come hanno influito nella vita delle tifoserie, delle città, del campanile. Magari lo faccio un’altra volta. La partita inizia con molta gente ancora in macchina. Sono le 20.30 precise e il mio videoregistratore è già partito: secondo voi mi perdo la possibilità di rivedere il mio stadio illuminato, la coreografia della curva e le azioni più belle della partita? Il San Nicola si accende. Nel vero senso della parola. Gli Ultras ci tengono a far vedere a tutta l’Italia che curva è questa. Torce, colori, luci. Che lo spettacolo abbia inizio.
L’attenzione generale, le luci, la tv e lo stadio strapieno come mai molti di loro avevano visto, blocca le gambe dei giocatori del Bari. La Fiorentina fa la partita, noi le corriamo dietro. C’è anche un altra forte motivazione per i viola. Qualche giorno prima è morto il Presidente Mario Cecchi Gori. Batistuta è appena tornato da una gara con la nazionale. Eppure lotta come un leone. Un Re Leone. Robbiati tira una punizione velenosa che lambisce il palo alla sinistra di Fontana. Il Bari controlla la gara. Tangorra ci prova con un gran tiro da fuori ma il pallone finisce alto. Non siamo mai davvero pericolosi, lo stadio canta e salta. La tv ci guarda, siamo in B solo per caso, pensano tutti. Tovalieri finisce sempre in fuorigioco, mia madre chiede quanto manca, mio padre non le risponde. In curva si canta. A fine primo tempo gente che si muove all’interno della sala stampa, mai così affollata, neanche in serie A. Mi fermo a parlare con il mio amico Giovanni. “Finisce zero a zero, va bene a tutte e due“. “Magari” mi risponde. “Non sit p’rdenn a cap uagnù – interviene un signore sulla cinquantina – chiss fascen n’altr cambionad” (questi disputano un altro campionato). I pareri sono discordanti. In fondo il Bari non ha giocato nel primo tempo. Se Materazzi mettesse dentro Joao. Ma Materazzi si chiude. Toglie Protti e inserisce Alessio facendo capire subito che il pareggio, al Bari, va più che bene. Ranieri non risponde, aspetta solo il momento giusto per colpire. Il pubblico tira un sospiro di sollievo quando il mister dei viola toglie del campo il Re Leone per inserire il giovane (e promettente) Banchelli. La partita diventa noiosa e non basta la diretta a rendere più avvincente la gara. Baiano si presenta solo davanti a Fontana che esce alla disperata sui suoi piedi. Un’uscita perfetta, con i tempi giusti e la rapidità di un gatto che sbarra la strada all’attaccante avversario. Che gli frana addosso. Slogandogli una spalla già malmessa. Il portiere biancorosso si rialza per ribattere la conclusione di Orlando, compie un altro miracolo e poi si butta a terra chiedendo il cambio. Materazzi scuote la testa, ha già effettuato le tre sostituzioni. Lo stadio chiede al portierone biancorosso di stringere i denti. Fontana resta al suo posto ma si tocca la spalla, il medico sociale rimane lì, accanto a lui e lo soccorre dopo ogni intervento. La Fiorentina capisce che può andare a vincere la partita. Inizia ad attaccare con insistenza.
Il Bari si difende ma anche Ricci non sta benissimo e Mangone ha già dovuto chiedere il cambio. Si rinuncia totalmente al contropiede, in campo c’è una sola squadra ma i minuti passano e il prezioso punto sembra vicinissimo. Minuti di recupero: lancio lungo per Banchelli che supera Amoruso in velocità e si presenta solo davanti a Fontana. Jimmy gli sbarra la strada, una mano aperta e l’altra a protezione della spalla lussata. Sembra una scena di Holly e Benjy. Il portiere eroico deve soltanto fare l’ultimo sforzo e aiutare la sua squadra a conquistare il pareggio. La porta si stringe per la punta viola e lo stadio chiede a Fontana il miracolo. Banchelli tira centrale dalla parte della spalla lussata. Fontana si butta, stoicamente, stringendo i denti. Ma non ci arriva. E poi ricordo il silenzio, il gelo che cade sullo stadio, il piccolo momento di sconforto e il pallone che rimbalza oltre la linea di porta, tra i due pali, e finisce dritto sulle parti intime di un uomo appostato dietro la porta. Mai dire gol mostrerà a lungo questa scena. Ma per noi presenti allo stadio non c’è molto da ridere. L’arbitro fischia la fine e la Fiorentina vince lo scontro diretto staccando il Bari. Il Cesena, il Padova e il Brescia ci superano. Il Bari scivola al quinto posto e Fontana esce dal campo in lacrime, applaudito da tutto lo stadio. Guardo il San Nicola illuminato e spero di poterlo rivedere così più spesso, anche in serie A. Quarantamila cuori si rimettono in macchina e riprendono la strada di casa, un po’ delusi, sicuramente illusi da uno stadio pieno e illuminato. Da domenica si torna a giocare con i soliti 3000 spettatori. E il pensiero della serie A si allontana, almeno per un po’.
ps: Mi piacque molto la tranquillità di Materazzi nelle interviste post partita. Il Bari aveva perso due partite di fila contro due concorrenti dirette: Palermo e Fiorentina. Da un potenziale primo posto si era ritrovato al quinto. Sapendo di avere una squadra giovane, probabilmente impaurita dalle responsabilità, il mister disse semplicemente “Riponiamo i nostri sogni nel cassetto, in attesa di riaprirlo. I ragazzi sapranno reagire e questa sconfitta ci farà bene“. Ebbe ragione.
prossima puntata: Venezia – Bari, 24 gennaio 1999
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