Da WordPress a Bluehost passando per le madonne. 

La notizia è che ho eseguito la migrazione del mio blog. Lo dico subito, tanto per chiarire che questo post parla di altissima tecnologia. Leggerete termini che mai nella vita pensavo di usare ma forse, proprio per questo, sono sicuro che sarà un articolo fondamentale per tutta l’umanità. In primo luogo perché nessuno, prima del sottoscritto, ha trattato il tema. In seconda battuta perché quei pochi che l’hanno sfiorato hanno utilizzato, al posto delle parole, i codici rendendo la lettura dei loro post inaccessibile ad un beota come me che quando ha dovuto scegliere il percorso universitario ha inopinatamente evitato di ascoltare qualsiasi persona di buonsenso, iscrivendosi alla facoltà di lettere.

Ma andiamo per ordine. Vi raccontavo del mio blog. Un portale nato per gioco, diventato con il passare degli anni un biglietto da visita, una cosa molto più seria di ciò che pensavo. Evito di imbrodarmi con statistiche, riconoscimenti e premi che non ho vinto e vado avanti. Cristian Brunori, esperto di Seo di Apra, azienda con la quale collaboro, mi consiglia di fare un passo avanti nella mia gloriosa carriera da blogger. Il termine da lui utlizzato è “migrazione”. Passare da wordpress ad un altro hosting, per farla breve. Perché farlo? Direte voi, ignoranti come il sottoscritto. Per avere più funzionalità, più plugin (quelle opzioni divertentissime che ti fanno sembrare figo agli occhi degli altri) e per generare più traffico. Su quest’ultimo punto lascio la parola agli esperti di Seo.

Voglio credere a Cristian. Ha la faccia da bravo ragazzo, in fondo. Mi informo. WordPress me la fa facile: con 79 dollari posso demandare tutto lo sporco lavoro di migrazione ad un ingegnere felice. Lo chiamano proprio così, e in un attimo, grazie a Pay Pal sono già nel processo irreversibile. [tweetable]Il signor ingegnere felice, a questo punto già incazzato visto che dalle sue parti sta iniziando il week end[/tweetable], mi chiede se voglio “appoggiare” il mio blog su un hosting di mio gradimento. Assodato che io non ci capisco una mazza mi consiglia Bluehost o Hostgator. Tiro una monetina e opto per il primo. Non pago (nel senso di non del tutto soddisfatto), faccio un giro su Google (sprovveduto sì, ma fino ad un certo punto) e leggo pareri entusiastici. Anche in questo caso in idiomi a metà tra il cirillico e il javascript. Ma mi tranquillizzo.

Sabato mattina mi sveglio e l’ingegnere felice mi dice che “la migrazione guidata è avvenuta con successo!” Sto cazzo, il blog non si vede. Il link non funziona e il vecchio indirizzo sembra bloccato. Prendo un’aspirina e cerco di capire cosa è successo. I signori di Bluehost mi riempiono di mail. Sembra che gli manchino i miei dati. Per la cronaca: 3 anni di hosting 90 euro, o giù di lì. Mi metto in contatto con loro e il loro costumer service mi risponde a tutte le ore. Commovente e quasi epico il nostro botta e risposta tra il sabato sera e la domenica mattina. Alla fine scopro che vogliono la scansione della mia carta e una copia dell’estratto conto. Provvedo, non senza bestemmiare, ma la situazione non cambia: il blog non si vede.

Consulto due amici, per me due esperti, i primi che mi vengono in mente. Sono le 2 di notte di un sabato. Io mi sarei mandato affanculo, ad esempio. Mauro Brugiavini no, mi risponde in 5 minuti secchi. Michele Farinelli, in 5.35. Entrambi si prodigano per risolvere il mio problema. Smanettano, entrano, aprono, alla fine risolvono ad ex equo mentre l’ingegnere felice è probabilmente impegnato in una partita di burraco con gli amici. Il lunedì si avvicina e il mio primo giorno di lavoro dopo le ferie pure. Arrivo in azienda di gran carriera, ho un blog su una piattaforma seria adesso! Peccato che non si veda. Tempo scaduto, dice la url.

Insisto. Riprovo. Richiamo Michele. Stavolta risponde in 3o”, Io lo vedo. Provo da Smartphone. Anche io lo vedo. Faccio il giro dell’azienda e nessuno vede il blog del nuovo blogger. Una barzelletta. Simone Ciamberlini, esperto IT, mi dice che il problema è di Fastweb con Bluehost. Mi metto le mani nei capelli e scelgo il male minore. Contattare Bluehost. Anche stavolta il servizio clienti non delude: in 10 minuti la chat (in inglese) mi garantisce l’assistenza diretta con un operatore. Il quale però mi spiega che il problema è di Fastweb. Mi dice anche che sono fortunato: Fastweb sarà felice di scoprire questo bug e mi ringrazierà per la segnalazione. Quanto ottimismo. Apro un ticket aspettando una risposta che in 48 ore non arriva. Faccio un po’ di rumore su Twitter, alla fine mi rispondono lì. Meglio di niente.

Gli spiego che da tutte le connessioni Fastweb il mio blog in Bluehost non si vede. Mi chiedono un codice cliente. Il che è un controsenso, visto che il problema è che il mio blog non si vede da qualunque connessione Fastweb, non che io non veda il mio sito per puro spirito di onanismo. Evito spiegazioni, chiedo all’azienda che mi sopporta di fornirmi il codice cliente. La signorina dell’assistenza mi garantisce, tramite Twitter, una pronta risoluzione del problema. Passano altre 24 ore che io impiego nella spasmodica ricerca delle parole chiave Problemi Fastweb con Bluehost Problemi WordPress Migrazione WordPress Bluehost, ma niente. Nessuno ne parla. Mi sento un pioniere e mi riprometto di lasciare queste fondamentali nozioni all’umanità una volta risolto il problema.

Siamo a venerdì: la signorina Twitter Fastweb non mi calcola più. Mi gioco la carta della raccomandazione. Mi faccio dare il nome del referente Fastweb dell’azienda. Prima ci dice che siamo clienti Small. Dopo un’ora Medium. Dopo due ore Gold. Il primo tecnico si arrende. Passo la segnalazione ai superiori, mi dice. Il secondo mi chiama mentre sto meditando di migrare nuovamente il blog. Stavolta senza ingegneri felici, ma tramite SOS WordPress. Per onor di cronaca scopro anche che Bluehost offre il servizio “soddisfatti o rimborsati“. Un servizio molto trasparente tra l’altro. Il secondo tecnico però è deciso e decisivo, proprio mentre sto pensando di emigrare in Messico per la disperazione. Il blog torna ad essere visibile anche da Fastweb. Gli chiedo cosa fosse successo, mi dice che non può spiegarmi tutto il procedimento. Accetto il verdetto del campo e mi riprendo le chiavi del mio blog.

Qualche ora più tardi scopro che qualcuno ancora non lo vede, ma ormai mi sono fatto le ossa. Con un post su facebook scopro chi non può accedere e perché: in prevalenza si tratta di smartphone Vodafone. Contatto Vodafone su Twitter e nessuno mi risponde. Fino a oggi, quando qualcuno, forse il pinguino, mi chiede un post in cambio della soluzione del problema. Allora decido che questo post lo scrivo sulla fiducia. Adesso che ho un blog posso ricominciare sul serio. Settembre andiamo, è tempo di migrare (e che cavolo, rimango pur sempre un laureato in lettere!).

Morale della favola:

1. Se non siete tecnici (come me) diventa difficile anche scegliere un hosting.

2. Su Google nessuno vi dice che bluehost e fastweb non vanno d’accordo.

3. L’ingegnere felice è un gran bel nome ma sparisce sul più bello.

4. Bluehost ha un servizio clienti talmente impeccabile che anche se non ha azzeccata una non posso fare altro che parlarne bene.

5. Fastweb mi ha risolto il problema in una settimana ma non posso dire che la mia esperienza di costumer sia stata indimenticabile. Tra l’altro: se non avessi avuto un codice cliente non mi avrebbero risolto il problema?

6. Twitter è il Social Network migliore per comunicare con i Brand. Sia Bluehost, che Fastweb, e Vodafone, hanno risposto prima su Twitter che al ticket che avevo aperto.

7. Grazie a questa disavventura ho conosciuto un sacco di gente preparata e con la quale in futuro collaborerò volentieri.

8. Grazie a questo post vincerò Mr. Internet.

9. Se il sabato notte chiamate Mauro e Michele li trovate a lavorare. E sapete perché sono bravi? Perché oltre alla competenza ci mettono passione. 

10. Il mondo ha bisogno di un umanista che parli di cose tecniche con un linguaggio non da tecnici.

Google me ne sarà grato, lo sento. 

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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