Erano i primi giorni di novembre e la Lazio, fino a quel momento squadra quadrata, solida e con l’unico difetto di essere poco spettacolare cadde rovinosamente a Catania. Quattro e zero e tanti saluti alle ambizioni di scudetto. Se mai ce ne fossero state. Sono passati due mesi e 14 partite. I biancocelesti non hanno più perso tra campionato, Coppa Italia ed Europa League. Pektovic non vuole neanche nominare la parola scudetto ma adesso dipende anche da lui. Chi sta davanti è in calo e lo scontro diretto si giocherà a Roma. I punti di distacco oggi sono 3, fate voi i calcoli. Certo per sbloccare la difficile partita contro l’Atalanta c’è voluto un gol piuttosto discutibile, ma la continuità della Lazio è impressionante, soprattutto grazie ad una spina dorsale portiere (Marchetti) – centrale di centrocampo (Ledesma) – centravanti (Klose) che ha pochi eguali in Italia. Vedremo.

Certo la Juventus non è quella di un mese fa. Gennaio è storicamente, e statisticamente, un mese logorante per chi sta davanti. Ma la Champions è alle porte e tre punti non sono più una garanzia. Non mi sorprende il risultato di Parma. Come scrissi una settimana fa, la squadra di Donadoni è una delle più belle sorprese di questo campionato (insieme al Catania). Non per niente è l’unica imbattuta in casa e non per niente il nome del suo allenatore viene accostato alla panchina del Milan. Sarebbe un affascinante ritorno a casa. Il problema dell’attaccante, in casa Juve, comincia ad essere pesante. Quattro punte che assieme non fanno Cavani e forse nemmeno Milito e Klose. Conte sopperisce con il gioco, con le fasce, con la grinta, ma tutto sommato un giocatore che la butta dentro con più facilità non farebbe male, soprattutto in certe partite. Non credo che la soluzione possa essere Immobile, giovane attaccante che stimo tantissimo ma che lascerei maturare a Genova. Lasciatemi dire che, al netto del pareggio di Parma (che di per se non è un cattivo risultato), non mi pare che il ritorno di Conte abbia portato bene all Juve. E non parlo di scaramanzia. Questo Conte mi sembra smisuratamente agitato, come se la squalifica l’abbia caricato in modo eccessivo e nel frattempo la squadra si fosse abituata all’autorevolezza della sua assenza (cit. Mario Sconcerti).

Per lo scudetto vuole esserci fortemente anche il Napoli. Nella domenica dei due fratelli Insigne che coronano il sogno di giocare assieme nella squadra della loro città la vera notizia è che Cavani non segna. Eppure il Napoli domina, stravince, si prende il lusso di lasciare in panchina il nuovo acquisto Armero, del quale fa notizia solo il balletto a fine partita. Lasciatemi spendere due parole sul gol di Inler. Non è il primo. Credo che lo svizzero sia uno dei centrocampisti più forti d’Europa e non solo per i gol. Con giocatori del genere sarebbe un delitto non puntare al massimo.

Risorge l’Inter ma la vittoria contro il Pescara non cambia il corso del suo campionato, almeno secondo me. Sembra però che Stramaccioni mi abbia ascoltato quando dicevo che un anno di transizione ha senso se serve a lanciare qualche giovane talento. Pronti via il mister butta nella mischia Marco Benassi, classe (reggetevi forte) 1994. Uno che quando Baggio tirò alto il rigore contro il Brasile, a Pasadena, doveva ancora nascere. Centrocampista di grande qualità il ragazzo ha impressionato San Siro per la personalità. Qualcuno si è avventurato in maliziosi paragoni con Xavi o Pirlo ma queste sono bestemmie pericolose. Quello che conta è che il piccolo Marco non venga caricato di troppe responsabilità. All’Inter succede spesso che i giovani esordienti vengano troppo presto etichettati come fenomeni e altrettanto presto bruciati senza pietà. Santon era il nuovo Facchetti prima di essere accantonato (al Newcastle sta facendo benissimo), e più di qualcuno ha già dimenticato Faraoni che l’anno scorso di questi tempi sembrava essere un fenomeno. A proposito: che fine ha fatto Faraoni?

Lavorare con i giovani è difficile. A San Siro di più. Crolla la Fiorentina, stavolta con la complicità del portiere Neto. Probabilmente Montella, che stimo, ha accantonato troppo rapidamente Viviano. Che credo domenica tornerà al suo posto. Per la gioia di sua figlia Viola. Cade ancora la Roma e sono tre le sconfitte di fila fuori casa. Non fa più notizia l’esclusione di De Rossi, lo fa di più i gol che si mangia Destro. Sulle sue spalle pesano in parte le ultime due sconfitte. Ma Zeman continua a puntare su di lui. E forse fa anche bene visto che il ragazzo ha solo 21 anni e presto inizierà a vedere la porta. Certo è che la Roma, nel frattempo, si allontana da tutti gli obiettivi possibili. Fa un piccolo passo indietro anche il Milan che pareggia a Genova contro una Samp in salute. Boban, ex rossonero ed opinionista sky, alla domanda “Cosa serve al Milan?” risponde così: “Due centrali di difesa, tre centrocampisti e due attaccanti“. Esagera, ma la reltà non è molto distante dal paradosso.

Zona retrocessione: attenzione a Genoa e Palermo. Erano partite con altri obiettivi e si tratta di due piazze molto calde. Infatti i giocatori sembrano terrorizzati di entrare in campo e si sciolgono alle prime difficoltà. Presidenti vulcanici (a volte isterici), allenatori nel pallone (quanto durerà Gasperini?), rinforzi che vengono coinvolti nella mediocrità e nella difficoltà, insomma due patate bollenti. Eppure con i giocatori di Genoa e Palermo si potrebbe fare una gran bella squadra. Anche se come allenatore non sceglierei nè GasperiniDel Neri. Ma questi sono gusti miei. E la dura realtà si chiama salvezza. E a mio parere almeno una delle due non la raggiungerà.

 

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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