Mi piace dare uno sguardo alle vecchie formazioni dei campionati Primavera. Scorrere quei nomi colmi di speranza, ricordare le promesse e le scommesse che avevamo fatto un tempo. Questo diventerà un campione, vedrete. Ne ho viste e sentite tante. Poi puntualmente succedeva qualcosa: un ginocchio malandato, un prestito sbagliato, un’occasione persa. E poi il dimenticatoio. Scorro formazioni intere, almanacchi pieni di nomi e foto per ricordare chi ha mantenuto le promesse e chi è riuscito quantomeno a calcare un campo di una lega professionistica. Poi penso a tutti quelli che invece non ce l’hanno fatta, ad un passo dal sogno, e mi chiedo adesso cosa fanno quei ragazzi della mia stessa età. Un’età che si presta a varie interpretazioni. Giovane per qualcuno, vecchio, irrimediabilmente vecchio, per il calcio. Mi viene in mente la canzone di Francesco De Gregori, quando parla di giocatori tristi che hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro, e adesso ridono dentro un bar. La loro storia non è cronaca calcistica, ma letteratura. E su ognuno di loro, statene certi, si potrebbe scrivere un romanzo. Come fanno certi autori anglosassoni, quelli ai quali mi ispiro.

Accade che in una notte di giugno del 2000 il Bari si giochi la finale di un titolo nazionale. Sì, è davvero lo scudetto e anche se non è quello dei grandi seguiamo con orgoglio, fino alla finale di Misano, le gesta di quei ragazzi che stanno portando il nome della Bari sulle prime pagine dei giornali e in televisione. Un giorno, chissà, potrebbero calcare il terreno del San Nicola e vincere qualcosa di importante. Questo pensiamo. La squadra dei grandi arranca, ma riesce a salvarsi in serie A. Noi però possiamo puntare forte su questi ragazzi che presto faranno parte di un grande progetto di squadra giovanile, stile Ajax o Arsenal (sogniamo). Una squadra che nel triennio 1997 – 2000 conquista in sequenza il trofeo di Viareggio (uno dei più prestigiosi tornei internazionali giovanili), la Coppa Italia, e lo Scudetto. Sempre sotto la guida di Lello Sciannimanico, un allenatore al quale viene pronosticato un futuro da vincente nel calcio che conta. Anche perché in molti, a Bari, non sopportano più Fascetti e non vedono l’ora che venga rimpiazzato da un giovane e rampante allenatore.

Nel Bari manca il talento più grande, il genio assoluto, quello che in una notte di dicembre ha già fatto capire che con i compagni della Primavera non ha davvero molto a che spartire. Si chiama Antonio Cassano, e fa già parte del gruppo della prima squadra. Sciannimanico lo sa e gli risparmia questa finale, approfittandone per dare spazio ad altri due attaccanti. Uno dei due ha già fatto parlare di sé, sempre in quel magico 18 dicembre. Quando una serie incredibile di eventi mise fuori causa tutti gli attaccanti di Fascetti e lo costrinse a schierare due esordienti: il genio di Bari Vecchia e Hugo Chucku Enyinnaya, velocissimo centravanti nigeriano che al primo pallone toccato mandò letteralmente in estasi il San Nicola. Poi svenì per l’emozione. Si presenta alla fase scudetto leggermente in sovrappeso, ma le sue qualità non si discutono. Tocca a Chisena fare coppia con lui. A supportarli Davanzante e Antonio Lafortezza, classe 1982. Per lui il Bari ha già rifiutato somme importanti. Centrale di centrocampo, ama il pressing e la costruzione del gioco. Gli esperti di calcio dicono che assomigli a Ivan De la Pena. Non solo per il suo look ma soprattutto per le movenze e i gesti tecnici.

Da segnalare anche i cugini Anaclerio. Un buon marcatore, Michele e un altro gioiello di casa Matarrese, Luigi. Insieme a Fumai verranno presto aggregati alla prima squadra. Di fronte c’è il Milan. Si parla un gran bene dei due attaccanti Bau e Aliyu, entrambi classe ’82. Chi si intende di campioni dice che saranno il centrocampista Agazzone e l’ala Aubameyang i crack del futuro. Ma in finale non sono presenti. Gioca invece Rabito, 1980, attaccante esterno di grande velocità, già nell’orbita della prima squadra. In pochi parlano di Budel e Donadel, centrocampisti di quantità che rendono difficile la vita dei mediani baresi. Sciannimanico, per arginare il temibile tridente del Milan, corregge l’assetto tattico presentando tre marcatori davanti al gigantesco libero Carrozzieri. Si tratta di Abbrescia, Ingrosso e Antonelli. Oltre all’organizzazione tattica il Bari mette in campo un buon temperamento, grazie al quale argina le velleità rossonere e si crea diverse occasioni da gol sbagliate però dai frettolosi attaccanti. All’ultimo minuto del primo tempo il Bari reclama un calcio di rigore, ma l’arbitro Zambon (interessante anche capire se loro, gli arbitri, hanno mantenuto le promesse) decide di sorvolare.

Secondo tempo: il Bari continua a strapazzare i rossoneri, ma il gol non arriva. Il pubblico neutrale prende però le parti dei ragazzi di Scannimanico. Accade spesso quando non sei una grande. Guardo la partita in sezione, mi scopro teso e tifoso, anche non si tratta della prima squadra. Ce la stanno mettendo tutta, non possono fallire. E poi Chisena e Fumai triangolano bene, strappando anche i sorrisi e gli applausi di Arrigo Sacchi, che siede in tribuna. Cavaliere e Ingrosso lasciano le due squadre in 10 uomini e la partita non si sblocca nonostante l’ingresso di Novembrino e di Abbrescia. Si va ai supplementari con la sensazione che se si volesse davvero bene ai questi ragazzi bisognerebbe evitargli questo supplizio e fargli battere direttamente i rigori. Ma al 7′ minuto il Bari conquista un calcio di punizione. Lafortezza si incarica della battuta. Cross teso verso il centro dell’area dove sbuca la testa di Moris Carrozzieri. Uno che si chiama in quel modo per all’anagrafe di Giulianova non avevano capito che i genitori avrebbero voluto chiamarlo Mourice. E allora Moris svetta più alto di tutti quei ragazzi nel pieno della vitalità di un atleta e batte Musella, fino a quel momento decisivo. Per Sciannimanico e per il Bari è il gol che vale lo scudetto. Per il gigantesco libero di Giulianova l’inizio di una carriera lontano dal San Nicola. Niente Bari per lui, come per un altro centrale che qualche anno prima fu decisivo nel torneo di Viareggio: Nicola Legrottaglie. Ma non posso saperlo, allora. Ci abbracciamo come se avessimo vinto davvero lo scudetto. Mi sento orgoglioso di questo titolo e faccio l’esperto di pallone con i miei amici. Avete visto la finale primavera? Vi dico quattro nomi di ragazzi che diventeranno campioni. Ne avessi azzeccato uno.

Che fine hanno fatto?

Antonio Narciso: squalificato per  1 anno e 4 mesi in seguito al calcioscommesse

Moris Carrozzieri: difensore del Varese (nel 2008 squalificato per un anno per uso di droga)

Giuseppe Ingrosso: difensore Cerignola

Nicola Fumai: centrocampista Liberty Monopoli

Antonio Lafortezza. centrocampista Bisceglie

Hugo Enyinnaya: ultime squadre Lechia Gora, Aziolavino, Meda, Zagarolo

Si ringrazia Giuseppe Balenzano, prezioso archivio storico e grande tifoso del Bari, per le informazioni gentilmente fornite!

E grazie a Nicola Ippolito di Basette Goal per le fotografie d’annata!

Prossima partita: Bari – Alcamo, 16 gennaio 1977

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Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

4 Comments —

  1. Anch’io c’ero a vedere quella partita e il giocatore che mi piacque di più nel Bari fu Antonio Chisena…mai più sentito…che fina ha fatto?
    Complimenti, come sempre, bel pezzo!!

  2. Io no ho seguito quella partita.Ma se non ricordo male,la coppa Italia la vincemmo contro l’inter,a Bari,con un gran goal di Ventola 2-1 stadio Loseto.Io c’ero.Eravamo tantissimi,gente sugl’alberi,sembrava il Della Vittoria in miniatura.Quelli erano anni di Primavera formidabili.

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