Sono nato nel 1979. Di conseguenza la mia memoria storica da tifoso ha dei confini piuttosto definiti. Dal 1984 al 1988 sono un tifoso semicosciente. Dal 1989 in poi sono un tifoso preparato. Ma per fortuna non sono più solo in questa avventura. Se voglio arrivare a 100 partite devo coinvolgere altri tifosi, appassionati, baresi come me che possano aiutarmi a portare avanti questo progetto. Un percorso che, statene certi, arriverà a 100 partite. Come promesso. Per raccontare il 1980 non potevo che rivolgermi al mio amico Leonardo Losito. Non sapevo molto del Bari allenato da Mimmo Renna, allenatore leccese che tre anni prima aveva portato in serie A con 61 punti l’Ascoli stabilendo il record dei punti conquistati per la serie cadetta e distanziando di ben 17 lunghezze la seconda. Ingaggiato a suon di milioni dai Matarrese (ve l’ho detto io che è una dittatura illuminata quella della famiglia) al suo primo anno non riesce ad ottenere i risultati sperati a causa di un doppio infortunio durante la partita di Verona che mise K.O. i due attaccanti titolari Luciano Gaudino e Giacomo Libera.
In Italia era scoppiato il primo grosso scandalo legato al calcio scommesse. Alcuni giocatori furono arrestati durante il campionato. Tra questi Paolo Rossi, Lionello Manfredonia e Ricky Albertosi. Risultato: retrocessione in B del Milan campione due anni prima e secondo quell’anno e della Lazio, penalizzazioni di 5 punti per Palermo e Taranto. A completare quel torneo cadetto Sampdoria, Genoa, Verona e Cesena. Una discreta serie B insomma. Per questo, nonostante abbia mancato l’obiettivo, Renna resta in sella e chiede a Matarrese nuovi rinforzi: in porta Marcello Grassi, un ottimo portiere preso dal Perugia, i terzini sono il solito Frappampina e Punziano, il libero è Belluzzi, un giocatore definito trottolino sempre in piedi, perché nonostante gli sgambetti che subiva era sempre in grado di rialzarsi. Il ruvido stopper Canestrari (che goal contro il Milan al ritorno) in mediana La Palma che aveva sostituito Manzin passato al Lecce assieme a Graziano De Luca, a centrocampo i due Carmelo: Bagnato e La Torre, assieme a Bacchin, Vincenzo Tavarilli, gioiello barese esordiente nell’under 21 e Rosario Sasso, centrocampista abile a segnare su punizione. In attacco due giovani dal futuro roseo, più di quanto i tifosi avessero previsto: Maurizio Iorio indimenticato bomber del Bari di Catuzzi, e d Aldo Serena, ventenne giunto in prestito dall’Inter dove ritornerà a fine stagione. Per la cronaca, l’attuale commentatore Mediaset (foto) diventerà il primo giocatore a giocare e segnare nei due derby di Milano e Torino con le maglie di tutte e quattro le squadre. Giocherà anche i mondiali di Italia ’90 sbagliando uno dei due rigori nella disgraziata semifinale con l’Argentina (l’altro lo sbagliò Donadoni). Curioso il fatto che Aldo segnò con il Bari 10 gol, tutti nel girone d’andata. La leggenda (che non riguarda solo lui) narra che l’Inter, che aveva già deciso di farlo rientrare dal prestito, gli avesse ordinato di risparmiarsi nel girone di ritorno.
Il 23 novembre 1980, allo stadio della Vittoria, si gioca l’undicesima giornata di serie B. Mi faccio raccontare da Leonardo quella partita perchè scopro dalla cronaca che quella giornata fu molto significativa, non certo per merito (o demerito) del calcio. Mi racconta che quel Cesena è squadra fortissima, ben impostata dal tecnico Osvaldo Bagnoli (il mago della Bovisa, vincerà uno scudetto con il Verona e allenerà anche Genoa e Inter), schiera tra le sue file giocatori che ben figurano in categoria come il portiere Recchi, i difensori Mei, Ceccarelli, Oddi e Perego, oltre un giovane Bonini destinato a vestire la maglia della Juventus. In attacco lo sgusciante Garlini e Giovanni Roccotelli, barese verace di Poggiofranco, giocatore molto tecnico, e secondo Leonardo inventore della Rabona. In compenso, nella squadra della sua città, non giocherà mai. Le due squadre provano a superarsi nel primo tempo ma senza nessun sussulto. In tribuna è presente nientepopodimenoche Giulio Andreotti, sportivo appassionato di passaggio a Bari. Andrà via, piuttosto deluso, durante l’intervallo. Seconda frazione di gioco: il Bari prova a superare la difesa cesenate, la la squadra bianconera in maglia granata resiste , grazie alla superba prova dei centrali Mei e Ceccarelli, e ad un catenaccio di altri tempi e finisce 0-0. Renna l’allenatore arrivato per riportare la Bari in serie A inizia a percepirei primi segnali di malumore del pubblico. Il Cesena avanti di due punti rispetto al Bari dimostrerà la propria forza durante il resto del campionato raggiungendo e superando la Lazio all’ultima giornata (rigore di Chiodi contro il Vicenza sbagliato al 90′) e approdando in serie A assieme al Milan e al Genoa, Il Bari alla 27esima, dopo la sconfitta di Genova, esonererà Renna sostituendolo con Catuzzi. Che darà vita al Bari dei Baresi. Ma non è certo la partita contro il Cesena l’evento indimenticabile di quella giornata.
Alle 19 e 35 la terra tremò. Il Terremoto, è successo il terremoto. Anche mia madre e mio padre mi raccontarono quell’episodio. Eravamo a Taranto, io avevo un anno, e la luce andò via mentre il lampadario non smetteva di oscillare. Si sentivano le urla, c’era gente che correva per le scale o prendeva l’ascensore ignorando le regole basilari della salvaguardia personale. Uno dei più importanti terremoti del Sud Italia. L’epicentro era l’Irpinia e ancora oggi paghiamo il dazio (in tasse, controllate pure) di quella tragedia e di una gestione avventurosa dell’affare da parte dei politici di allora. Nonostante questo Leonardo mi racconta che Sandro Pertini atterrò in Irpinia meno di 24 ore dopo, promettendo aiuti agli sfollati. Aiuti che arrivarono, insieme ai container dove molte famiglie dell’avellinese sono ancora costrette ad abitare. Una tragedia immane, un ricordo ancora fortissimo per chi si vide privato degli affetti e delle cose più care. Ecco come una partita insignificante può diventare importante. Come quella volta che andai allo stadio e si giocava contro il Parma. E per radio passava la notizia che durante la notte Lady Diana si era schiantata in una galleria, e forse quello schianto non era stato solo uno scherzo beffardo del destino. O quell’altra volta che, sempre a causa di un brutto incidente, perse la vita il più grande pilota di F1 di tutti i tempi: Ayrton Senna. Anche quella volta finì 0 a 0. Si giocava contro il Venezia. Erano le 14.17 del 1 maggio 1994 e io ero già dentro lo stadio. Ma questa è un’altra storia.
Nella partita Bari Cesena (23/11/1980) il centravanti Maurizio Iorio sbagliò un calcio di rigore: ero presente allo stadio quel giorno.