Spesso ci ricordiamo con particolare emozione i giorni della festa. Anche quelli lontani. La cosa incredibile è come ci si possa ricordare una partita mai vista. La penultima di serie B del campionato 1993 – 1994 fu una giornata molto intensa. A parte la Fiorentina, già promossa, sono apertissimi tutti i discorsi che riguardano la promozione e la salvezza. Il Bari si gioca tre posti con Brescia, Padova e Cesena. Una delle quattro resterà in B. Di certo non abbiamo il calendario migliore. A due giornate dalla fine dobbiamo andare su un campo infuocato, quello di Acireale, terribile matricola siciliana in cerca di una storica salvezza, e poi giocarci tutto nello scontro diretto all’ultima giornata, in casa, contro il Padova. Prudenza vuole che si arrivi all’ultimo confronto diretto con la promozione in tasca, onde evitare di soffrire troppo. Il Bari del ’93 non è una squadra costruita per vincere il campionato. La squadra affidata a Beppe Materazzi è una compagine giovane, nella quale spiccano i baresi Tangorra, Bigica e Amoruso.

In porta c’è Jimmy Fontana, in serie C vengono pescati tre giovani interessantissimi: il difensore Mangone (dalla Solbiatese), il centrocampista Pedone (dal Como), il libero Ricci (dal Viareggio, finirà la sua carriera nel Cervia di “Campioni”). La qualità la danno Onofrio “Nuccio” Barone e la coppia d’attacco Protti – Tovalieri, oggettivamente un lusso per la serie B. La squadra parte in sordina, poi ingrana la quarta e alla fine del girone di andata si ritrova tra le candidate alla promozione. Alla dodicesima giornata di ritorno però perde in casa contro il Cesena. Alla fine di quella partita si scatena una rissa da far west e ne fanno le spese proprio Protti e Tovalieri (i più agitati) che si beccano una maxi squalifica da 4 turni ciascuno. A sette giornate dalla fine, una mazzata. Il Bari amministra il poco vantaggio (all’espoca la vittoria vale due punti) anche con pareggi molto scialbi in casa.

Pareggi fischiati come lo zero a zero contro il Cosenza (con gli Ultras che abbandonano la curva dieci minuti prima per protesta) o spettacolari come quelli contro il Pescara (3 a 3). Pareggi che, a pensar male, si potrebbero definire accomodati. Fatto sta che i tifosi, ormai abituati all’idea di andare in serie A, lanciano un nuovo coro “Se restiamo in B, se restiamo in B vi facciamo un culo così“. La vigilia di Acireale – Bari è assolutamente tesa. E non solo perchè i siciliani di Papadopulo (uno che spesso fa rima con miracolo) hanno bisogno di vincere per salvarsi e noi almeno di un punto per approdare in A. Verrò a sapere, qualche anno dopo, dalla viva voce di un mio amico andato a fare quella trasferta del clima che si respirava al Tupparello. Lasciarli vincere o lasciare le penne. Il Bari non può permetterselo e io sono troppo piccolo per fare questo tipo di calcoli. Con gli amici ci mettiamo a giocare a pallone in cortile, con la radiolina accesa. Un occhio al pallone e un orecchio a quello che succede ad Acireale, ma anche alle nostre rivali. Il Cesena ad esempio che gioca in casa contro il Cosenza.

Una partita scontata, apparentemente. I primi tempi finiscono zero a zero e noi continuiamo a correre dietro ad un pallone. Poi accade che la partita di Acireale non ricomincia. Qualche buontempone ha fatto sparire le bandierine del calcio d’angolo durante l’intervallo e la gara ricomincia con quasi dieci minuti di ritardo. Espedienti da seconda categoria. Ma a pensar male non siamo capaci, siamo bambini. Qualche minuto dopo la voce di Luzzi interrompe da Cesena. Ancora la ricordo: “Attenzione, clamoroso a Cesena, ospiti in vantaggio con Marulla, Cesena 0 – Cosenza 1″. I miei amici continuano a giocare. Sono io ad avvertirli: “Ragazzi, se finisce così siamo in serie A comunqe, il Cesena perde”. Urla e abbracci. Smettiamo di giocare. Troppo importante quello che succede dall’altra parte dell’immaginazione. Interviene Acireale: i padroni di casa spingono, ma il Bari difende in maniera coriacea. Bene così. Incredibile come la squadra di Materazzi stia calcolando con freddezza ogni mossa degli avversari con un orecchio a ciò che succede sugli altri campi. Si soffre però. Non solo ad Acireale. Il Cesena ci prova in tutti i modi con Hubner, sfiora il pareggio con Piraccini ma si infrange contro il muro del Cosenza. Il capannello di ragazzini e, ad un certo punto, anche di grandi, si fa consistente intorno alla mia radiolina. In molti hanno deciso di viverla così quella giornata. Attorno ad una piccola e stupida radiolina, in rigoroso silenzio.

Ad un certo punto arriva dritta al cuore la voce di Luzzi: “Attenzione è finita a Cesena. Padroni di casa sconfitti dal Cosenza per uno a zero”. Iniziamo a fare calcoli, ci abbracciamo corriamo, è serie A, anche se al Tupparello non è finita. Poi arriva la notizia del gol dell’Acireale ma ormai è festa, e non c’è niente che possa rovinarcela. Una promozione sofferta ma meritata, conquistata da una squadra giovane e con tanti baresi. Una squadra che darà soddifazioni anche in A. Qualche anno più tardi vado a rivedermi il video di quella partita. Non ci fa onore dirlo ma si vede come i giocatori del Bari fanno di tutto per far segnare gli avversari. A bordocampo ci sono più estranei che giocatori e si vede benissimo che molti di questi signori mettono pressione ai giocatori. Che venendo a sapere della matematica promozione allentano la presa fino a permettere, al ’94 a Lo Giudice di segnare il gol che regala lo spareggio all’Acireale. Il resto lo potete vedere nel filmato. Dopo il gol entra in campo praticamente tutta la città, è una festa di paese ma noi per fortuna abbiamo altro da festeggiare: la serie A.

ps: qualche anno fa il mio vecchio presidente regionale del CRA Marche, durante una visita in sezione a Jesi, si raccomandò con gli arbitri, specie nelle ultime giornate, di ricontrollare le porte tra il primo e il secondo tempo. A chi gli chiese il perchè rispose che a lui da assitente era successa una cosa clamorosa. A Licata erano sparite le bandierine del calcio d’angolo. Io mi permisi di dirgli che non era succeso a Licata ma ad Acireale e lui mi guardò sorpreso: “E tu che cazzo ne sai? Sei troppo giovane per ricordare…”. “Sono di Bari” Gli risposi. “Acireale. Vero, era Acireale“. Grazie a quel trucchetto i siciliani andarono a giocarsi lo spareggio contro il Pisa, battendolo ai rigori e conquistando la salvezza. Due di quei cinque rigori li segnarono Favi (chiaravallese, oggi allenatore del Belvedere, squadra di Eccellenza marchigiana) e la sua riserva, un certo Walter Mazzarri, livornese che si prese lo sfizio di condannare il Pisa alla serie C. Oggi la riserva di Favi è l’allenatore del Napoli.

pps: all’ultima giornata il Bari festeggiò la promozione in casa contro il Padova. Questa volta non regalò niente e pareggiò la partita per 1 a 1. Il Padova andò a giocarsi lo spareggio contro il Cesena a Cremona e vinse 2 a 1 conquistando la prima storica promozione in serie A per la gioia anche di noi baresi che non avevamo certo gradito quella rissa contro i romagnoli provocata nel nostro stadio dagli ex baresi Piraccini e Biato.

nb: Questa volta oltre alla foto posto  un video. Si tratta del gol dell’Acireale con conseguente esplosione di gioia di tutta la città… guardatelo, ne vale la pena!

Prossima puntata: Triestina – Bari, 23 gennaio 2009

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Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

8 Comments —

  1. Beh, questa sicuramente era una di quelle partite da raccontare, una storia quasi d’altri tempi… sarebbe piaciuta molto anche a Soriano (non so se hai letto il suo libro Futbol, bellissimo…)

    complimenti!

  2. Tu non c’eri.Potrei chiudere con questa semplice frase ma credo che la tua story meriti qualcosa di piu’.Una storia che tu probabilmente non conosci.Quell’Acireale arrivo’ alla serie B dopo l’incredibile vicenda dell’illecito sportivo commesso ai suoi danni da parte del Perugia del “presidentissimo”Gaucci.C’erano di mezzo arbitri e cavalli.Ma questo il tuo vecchio presidente del CRA si e’guardato bene dal dirtelo.Ci costrinsero ad uno spareggio farsa con il Perugia a Foggia (non troppo lontana dalla tua Bari) con l’arbitro perplesso che sapeva gia’ dell’ “intervista” in caserma riguardante il suo collega che piangeva per il cavallo grazioso regalo.Costrinsero una intera tifoseria ad un esodo biblico di massa per la difesa di un sogno conquistato lecitamente sul campo.E i complotti non erano finiti.Misero pure in dubbio l’onesta’ del nostro allenatore con un processo estivo a dir poco ridicolo ma fu difeso da un vero principe del foro che fece luce su tutta la congiura.Quel Marulla poi di cui ricordi bene il nome era un campione,il giocatore piu’ forte che abbia mai visto con i miei occhi sul campo.Era un ragazzo umile che era cresciuto proprio nel vivaio dell’Acireale.L ‘idolo di noi ragazzini che andavamo il sabato pomeriggio a vedere la partita della juniores per ammirarlo.A Cosenza gli hanno dedicato lo stadio e il suo nome rimarra’ immortale ma calciatore lo divenne nei tanti anni acesi di juniores.Le bandierine dici?Le bandierine furono l’intuizione di chi stanco di soprusi e accordi tra le societa’senatrici pericolanti per estrometterci da quella serie B cerco’ di darci una chance per almeno giocarcela sul campo quella permanenza in serie B .E infatti il campo nel successivo spareggio con altro esodo biblico a Salerno disse che meritavamo ampiamente di rimanerci.Per completezza di informazione l’anno successivo le congiure ruscirono e il sogno di quel piccolo Acireale termino’ .Retrocedemmo dopo una “incredibile”serie di torti arbitrali e qualche accordo senza bandierine riuscito tra le senatrici.Troppi sbagli si sarebbe detto oggi che il VAR almeno ridicolizza gli arbitri ” incapaci”.Quel giorno di festa pero’ in cui credevamo ancora in un sogno nessuno potra’ mai togliercelo.Voi conquistavate la serie A,noi la dignita’ di giocarci il nostro destino sul campo. P.S. ci siamo rivisti in serie D qualche anno fa e a qualcuno da entrambe le parti il cuore batteva ancora forte al pensiero di quei giorni ormai lontani di un calcio che pur con tutte le sue magagne era ancora passione autentica.

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