C’è chi è già tornato, chi ritornerà a lavoro nei prossimi giorni. In questi giorni di ferie ho letto un bellissimo libro di Ocean Vuong, si chiama “Brevemente risplendiamo sulla terra“. C’è un passaggio che mi ha colpito molto:
“Ti chiedi mai se la tristezza e la felicità possono essere combinate fino a creare una sensazione viola profondo, non buono, non cattivo, ma memorabile e degno di nota, solo perché così non sei costretta a stare solo da una parte o dall’altra?”
Ho riflettuto su quanto sia sbagliato, profondamente sbagliato, pensare che possa esistere una felicità assoluta. È normale – fisiologico per noi latini – che in questi giorni di fine estate ci si ponga delle domande o si venga assaliti, letteralmente, dai dubbi. La vita alla quale sto tornando è davvero quella che voglio fare? Devo aspettare la prossima vacanze per essere felice? Faccio un lavoro mi soddisfa o mi viene il magone, o peggio ancora l’ansia e il respiro corto solo a pensarci?
Il mio consiglio è sempre quello di fare un bel respiro lungo e sfruttare questi giorni di fine estate per pensare seriamente, per prima cosa, cosa davvero non ci piace. Non siamo costretti a tenere tutto.
Io lo faccio ogni anno, inizio sempre settembre con una cosa in meno. E con un piccolo progetto nuovo da portare avanti. Non necessariamente qualcosa che ci faccia guadagnare denaro: può essere un corso di scrittura, di ballo, di teatro, di lingua, un romanzo da scrivere, un libro da leggere, una scuola di cucina. Avere dei progetti, e averne cura, è il segreto per non andare in affanno. Liberatevi dalle cose brutte, a volte cadono da sole, come le foglie in autunno. Fate spazio alle cose belle: come quando si mette a posto casa o una stanza anche semplicemente per far entrare un fascio di luce.
È quella luce che a volte basta a farci stare meglio e a liberarci dagli affanni.
ps: mi raccontante il vostro rientro?
Cosa abbandonerete e cosa farete di nuovo?