Caro Marino,

ti ringrazio per la lettera e spero che le vacanze siano andate bene. Mi permetto di darti del tu perché le tue parole mi hanno colpito molto, e mi hanno dato la possibilità di una riflessione. Io non credo, e non lo dico da insegnante, che i compiti per le vacanze siano la causa della pigrizia dei nostri figli. Se non fanno lunghe passeggiate, se non guardano i tramonti, e se non montano le scrivanie, forse il problema è altrove.

Non mi va di passare per il maestro cattivo che carica i bambini di compiti, e gli impedisce di vivere serenamente la loro estate, come giusto che sia. So che in ogni buona narrazione, e la tua lo è, c’è bisogno di un eroe e di un antagonista. Nella maggior parte dei casi i compiti che assegniamo sono libri da leggere, esercizi per tenere la mente in allenamento, perché tre mesi sono tanti e – vedi – se c’è una cosa che rimprovero alla scuola, da docente e da studente (anche se sono passati molti anni), è quella di averci abituato, per 13 anni, a pensare che esistono tre mesi di vacanza. Per tutta la vita.

Forse è arrivato il momento che questa nuova generazione, in cui io nutro la massima fiducia, altrimenti non sarei qui per poco più di mille euro al mese, si renda conto, senza ansie né patemi, che non è più così. Che i tempi sono cambiati.

Hai fatto benissimo a insegnare a Mattia il valore del lavoro manuale (il montare una scrivania), che è una cosa che stiamo perdendo. E sarebbe stato un peccato se fosse rimasto in casa a studiare anziché conoscere i boschi, i sentieri, gli animali. I compiti per le vacanze servono soprattutto ad allenare il senso di responsabilità e di organizzazione dei nostri ragazzi, non c’è bisogno che ti spieghi perché.

Servirà loro nella vita, visto che il mondo del lavoro è sempre più smart e bisogna essere abili, all’interno della stessa giornata a custodire senza compromessi i propri spazi (quelli che dici tu, una passeggiata, un buon film) e al tempo stesso adempiere al proprio dovere, possibilmente con piacere.

Certo che giustificherò Mattia, ha fatto cose altrettanto belle e formative e sono sicuro che anche quest’anno sarà bravissimo. Ma non ti nego che sarei stato più contento se questa lettera me l’avesse scritta lui.

Buon anno scolastico anche a te.

 

Mi chiamo Cristiano e sono laureato in lettere. Sto ancora aspettando una cattedra, ma nel frattempo ho fatto altre mille (buone) cose. E il merito è anche delle passeggiate, dei film, dei libri, delle partite a calcio e dei libri che la mia maestra mi dava da leggere come compiti per le vacanze. 

Leggi la lettera del papà di Mattia.

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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