Gratis è vivo. Gratis è morto. A casa mia sta abbastanza bene e continua, nel suo piccolo, a darmi moderate soddisfazioni. Andrò dritto al punto perché il tempo è denaro e oggi di tempo ne ho poco, a proposito di gratis. Il lavoro va pagato, ma investire su se stessi, in alcuni casi, non è affatto una cattiva idea. Ognuno è libero di fare le proprie scelte, sia chiaro, ognuno ha il sacrosanto diritto di posizionarsi in un segmento di mercato dove il gratis non esiste, e dove tutto ciò che non è pagato finisce alla voce “Coglioni no“, splendida campagna tra l’altro. Il punto è definire cosa vuol dire essere retribuiti. Se l’unico modo per essere retribuiti è il denaro, o se esistono altre forme di soddisfazione economica che non vengano definite semplicisticamente “visibilità“.

Perché la visibilità non la definisce chi ti propone un lavoro (gratis), ma la valuta e la definisce ogni singolo professionista. Non mi vergogno a dire che ho lavorato, e in alcuni casi ancora lavoro, gratis. Che partecipo ad eventi non a pagamento, semplicemente facendomi rimborsare il viaggio. Mi basta semplicemente saperlo prima. Quando decido di fare una cosa gratis valuto quattro fattori:

1 – La convenienza

2 – La coerenza

3 – La formazione

4 – Il rendiconto

Nessuno dei quattro è un fattore economico, ma tutti possono trasformarsi in un rendimento a medio lungo termine. Li vado ad analizzare singolarmente per aprire una discussione, là dove non è scontato che il mio parere sia quello corretto. Anzi.

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La convenienza

Scrivere un post per un giornale nel quale scrivono il direttore di Wired, il social media manager più prestigioso che conosco e uno dei miei punti di riferimenti in ambito Storytelling mi conviene, perché aiuta il mio personal branding a posizionarsi dove voglio io. Ergo, non scambio il mio tempo con del denaro, ma il mio tempo con la possibilità di essere accostato ad uno di questi nomi. Magari a breve termine rende di più un post da 25 euro, ma a medio lungo termine vi assicuro che potrei aver ragione io.

La coerenza

Cristiano, ma perché parli sempre di calcio? Perché è una mia passione. E quando parlo delle mie passioni sono coerente. E se Etwoo, un progetto di beneficenza, mi chiede di collaborare gratis sono ancora più coerente perché metto le mie competenze e la mia passione al servizio di un’associazione non profit. E perché a distanza di anni ci sono persone che ancora mi chiedono: “Quanto mi piacevano le tue storie su Etwoo, sembravi Buffa prima che si diffondesse la buffamania”. Arrossisco, un po’ mi vergogno, ma prendo nota. E nel frattempo le mie storie finiscono sui siti di Bologna, Sampdoria, Lazio e Parma. E se oggi il Parma mi chiede di dargli una mano, perché è in difficoltà, io lo faccio. Gratis. Non lavorerei gratis per l’Expo, ad esempio. Ma valuto quello che è coerente per me, e basta.

La formazione

Ho partecipato a progetti dai quali sono uscito arricchito, e tanto, per merito dei partecipanti. Un anno in un giornale, per me che avevo scritto sempre e solo su blog come questo, è stato un modo per apprendere e mettere in pratica i dettami del giornalismo digitale. Regole e tip che non conoscevo affatto anzi, peggio ancora, che presumevo di sapere. Mi è capitato di accettare lavori gratis perché ho intuito che per me potesse essere una bella opportunità di formazione. Ciò non vuol dire che tutti i progetti siano formativi. Bisogna sempre valutare di volta in volta. Luis Bonuel, che voleva diventare regista, chiese ad un famoso (futuro) collega di poterlo osservare mentre lavorava. In cambio lo avrebbe aiutato con le pulizie. Ecco, non mi vergogno a dire che per certi miei punti di riferimento io farei anche le pulizie, pur di sentirli parlare. E imparare da loro.

Il rendiconto

Prima di accettare un lavoro gratis chiedo al mio interlocutore di poterci pensare. Chiudo il telefono o la chat e mi faccio due conti. Non sono un materialista, cerco solo di capire cosa posso guadagnarci. Potrò vendere più libri? Posso farmi conoscere in un posto dove il mio personal branding non è così famoso? Posso approfittarne per vendere una mia consulenza a qualcuno? E che tipo di pubblico ci sarà? Un rendiconto può essere semplicemente il divertimento, in certi casi, o la possibilità di conoscere qualcuno che si potrà rivelare importante, successivamente, per me. Insomma, non si fa niente gratis, ma tutto per un rendiconto da valutare.

Ora non facciamo che da stasera mi chiamate tutti per un lavoro gratis, grazie al cielo posso permettermi di dire no. Ma non lo farò a prescindere. Valuterò comunque la convenienza, la coerenza, la formazione e il rendiconto. E non ultima la reputazione di chi mi sta chiedendo qualcosa. Perché il web racconta più di quanto pensiate. In fondo molti servizi vengono dati gratis in cambio di altri: chi concede il wi-fi gratuito in un locale si fa pagare il caffè, i dati, le informazioni, la fedeltà. Anche noi vendiamo servizi, vi invito a scrivermi le vostre esperienze.

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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