Kevin Roberts, non proprio l’ultimo degli sconosciuti, dice che il futuro è oltre il brand. Io gli credo. Le tecniche di valorizzazione del brand tradizionale sono diventate sempre più stantie. C’è bisogno d’amore. Di storie d’amore. Anche con il cliente, eccheccazzo. Che poi, pure lui. Sarà anche ora di smetterla di farsi mille paranoie se scrivo questa parola in minuscolo. D’accordo essere clientecentrici, ma ‘sta maiuscola sa tanto di leccaculo.
Dicevo dei brand: amore o morte. E non è solo l’antica questione del rapporto tra Eros e Thanatos (ho fatto il classico, così non se la menano con questa storia della laurea in lettere). O i brands smuovono delle emozioni oppure si perderanno. Ma non è di questo che voglio parlare, non credo nemmeno di averne le competenze necessarie e non posso continuare a sfogliare “Lovemarks” copiando frasi ad effetto qua e là. Volevo piuttosto raccontare un’epifania (no, non parlo della befana tranquilli), un’episodio avvenuto ieri, quando ho scoperto che anche Nutella ha deciso di “sacrificare” il suo marchio a favore dei nomi dei consumatori, pardòn delle persone.
Ricapitolando: Coca Cola usa i nomi, Nutella usa i nomi, io e Graziano Giacani lanciamo la prima agenzia di comunicazione senza nome. Dov’è il nesso? Ovviamente da nessuna parte. Nel caso di Coca Cola e Nutella si tratta di due lovemarks già affermati, che possono ormai anche rinunciare al proprio brand. Il legame con i propri consumatori è talmente forte che la fedeltà si è trasformato in amore. La nostra agenzia parte invece da zero. O meglio dai nostri nomi, dalle nostre professionalità, da quello che abbiamo costruito negli anni da soli o in altre realtà. Realtà alle quali, parlo a livello personale, devo tantissimo, se non tutto.
Crediamo però che in questo momento i nostri nomi e le nostre facce siano più importanti di un pindarico e fantasioso nome di agenzia. Le persone vogliono lavorare con le persone. Conoscere le loro esperienze, le loro professionalità e perché no, le loro passioni. Sì, abbiamo detto passioni. E questo nome non l’abbiamo trovato perché eravamo in Messico perdonateci, ma ci piace viaggiare. Guardando il barattolo di Nutella mi chiedevo, e chiedevo a Graziano, se questa non stia davvero diventando una tendenza. Mi servono i testi per il sito – è stata la sua serafica risposta. E io mi sono messo a scrivere. Credo che avremo molto da raccontare sul sito dell’agenzia senza nome.
Resistete 10 giorni, l’elenco delle scuse è già pronto. Quello dei lavori pure.
Ringrazio per la foto Domitilla Ferrari.
Le agenzie classiche sono zombie. E anche se sono un cultore cinematografico del genere e aspetto con ansia The Walking Dead, non le sopporto più. Si sono barricate dietro quelle brutte parole come “360 gradi” e “comunicazione integrata” e non hanno capito dove stava andando il mondo. Specchiandosi nella bellezza delle proprie creazioni non hanno più ascoltato il cliente. A volte non sanno neanche come si chiama. Di nome. In bocca al lupo per questa agenzia senza nome che mette al centro il cliente. Con passione.
Grazie Ale, avevo proprio scritto 360° sul progetto del nuovo sito prima che gli altri ragazzi mi puntassero un fucile alla tempia intimandomi di cancellare quella brutta parola. Giuro che non lo farò mai più. E non scriverò neanche più cliente con la lettera maiuscola. Spero che tu collaborerai con noi in questa nuova avventura. Abbiamo bisogno di professionisti, pardòn di persone, come te.
Manco la bocca devi aprire.