Cosa c’è di più complicato che emozionarsi in un campionato mediocre? Sette punti di penalizzazione, una rincorsa continua, una scalata senza meta. Tanto ai play off non ci arrivi e se ci arrivi ti mangiano, perché quelli che stanno lassù sono più attrezzati e non vivono alla giornata come noi. Torrente lo sa e costruisce il suo gruppo motivandolo partita dopo partita, annullando subito la penalizzazione. Ma nel calcio i “meno” non te li togli mai dalla testa (e dalla classifica). Fai sempre quei maledetti calcoli, con sette punti in più saremmo al quinto posto, e non ti rendi conto che arriva un momento che quel debito inizia a pesare sulla tua testa.
Arriva tra marzo e aprile quel momento. Il Bari, che fino a quel punto ha vissuto dell’entusiasmo dei giovani, di simpatia, di corse sul lungomare e panini a Pane e Pomodoro, Gangam Style e facce pulite come quelle di Sciaudone, Lamanna e Rossi, si ritrova immischiato nella lotta per non retrocedere. Dopo Reggio Calabria (partita persa per 1 a 0) cominciano le paure. Torrente ha perso la squadra dalle mani, si dice. Ma la Società (o chi per lei) non lo mette in discussione. Si va avanti con lui. E sinceramente, mai mossa fu più azzeccata (devo ancora capire cosa ci fa, oggi, Torrente in Lega Pro).
Il 13 aprile arriva a Bari il Lanciano di Gautieri. Uno che quando correva sulla fascia del San Nicola, a metà degli anni ’90, ricordava il Nino della canzone di De Gregori. Il pallone, stregato, gli rimaneva davvero attaccato al piede. Nonostante sembrasse farraginoso, sgraziato, un po’ curvo sulla schiena. Una volta fece girare la testa a Maldini e Costacurta e mise alle spalle di Rossi il pallone della vittoria contro il Milan. Batteva i rigori (ma a volte li sbagliava) e diceva sempre che se non avesse fatto il calciatore avrebbe fatto il benzinaio. Durante l’era Materazzi fece anche il secondo portiere, sedendo in panchina con il numero 12.
Gautieri allena bene, ha costruito un mezzo miracolo in Abruzzo, dove una presidentessa bella (molto) e ambiziosa ha portato per la prima volta il Lanciano in serie B. Un giorno, si dice, allenerà il Bari, ma quel giorno è lontano, dopo che sei in vantaggio per 3 a 0 nello stadio che è stato il tuo. Accade dopo un primo strano, nel quale il Bari gioca anche piuttosto bene, colpisce un palo, spreca due occasioni incredibili con Caputo e Ghezzal e subisce. Non uno, ma tre gol. Io sono lontano. Molto lontano. A Bologna per la precisione. Mi collego a Twitter di tanto in tanto e leggo che siamo sotto di tre gol, grazie agli aggiornamenti preziosi di Marco Beltrami. Non si può perdere, davvero non si può.
Significherebbe la fine. Provo a pensare positivo, basterebbe un gol per riaprirla, mi collego con Salomone (come se fosse un’emittente, un’entità astratta ma sempre presente nelle nostre vite di tifosi), il tempo di apprendere che Sciaudone fa partire un tiro da fuori area e riapre la gara (per modo di dire). Un tiro preciso e angolato, dice Michele. La sua voce sembra leggermente rinfrancata. E spesso il tono della sua voce ha il potere di farti sentire ancora in corsa. Resto aggrappato a lui, ci credo, ci credo davvero ma più per una sorta di istinto di sopravvivenza. Se perdiamo siamo spacciati. Defendi avanza, mette un pallone al centro sul quale si avventa Caputo. Gol! Due a Tre, li prendiamo.
Devo momentaneamente staccare il cellulare, due minuti, mica tanto. Il tempo dei saluti. Ci vediamo presto. Mi infilo la giacca vado a prendere l’ascensore. Il tempo di dare uno sguardo a Facebook e leggo che il Bari è addirittura passato in vantaggio. Quattro a tre. E fa niente se mi sono perso la radiocronaca. La recupererò a casa. Ho già deciso che farò uno Storify su questa storia. Apprendo che il terzo gol è stato segnato da Defendi. Poi ci pensa Tallo, questo sconosciuto, a portare in vantaggio il Bari. E immagino le urla di Michele Salomone, il suo “non ci credo, non è mai successo prima“. Spengo tutto, non può succedere più nulla, non deve succedere più nulla. Tutto ciò che devo fare e tornare a casa per rivedere i gol, chiudere gli occhi, e immaginare di essere al San Nicola nel momento del boato. Nel momento in cui Tallo rovescia una partita decisiva in un campionato inutile. Ma tant’è. Il calcio è meraviglioso anche per questo. Perché sa regalarti emozioni indelebili fini a se stesse. Anche se non ti stai giocando la serie A. Anche in un campionato che non passerà alla storia.
Vi riporto anche il racconto del mio amico Leonardo Losito che ci teneva a mandarmi la “sua” partita. La pubblico con piacere sotto il mio racconto. A volte la stessa partita genera due storie completamente diverse. Pubblicate anche le vostre se volete!
Grazie Leo!
Bari Virtus Lanciano 4-3
La Remuntada biancorossa – la partita non vista.
Ci sono partite che non hai visto perché allo stadio non eri presente, o perché alla televisione non la trasmettevavo, Oppure perché semplicemente eri al lavoro e poi per strada in una città “straniera”. Ma che le hai vissute comunque intensamente, come se al San Nicola od ovunque ci fossi stato lo stesso. Anzi direi di più proprio perché, non vedendola, vedi ci soffri di più ad immaginarla. Mi è capitato quella volta del famoso spareggio di Venezia, trascorso ad osservare come un ebete un risultato al televideo nella speranza che cambiasse.
Oggi ho vissuto a distanza quella che forse per i baresi sarà una partita storica un po’ come quel 9-0 a Genzano nel lontano 1976. A mia memoria e sono circa 40 anni non mi ricordo una remontada cosi eclatante, da 0-3 a 4-3; anni fa capitò di passare a Cagliari da un 2-0 ad un 2-3 e vincere con Fascetti alla grande o di vincere 2-1 con doppietta di Galluzzo contro un Varese nell’anno della promozione in B con Maciste Bolchi, ma un 0-3 4-3 no mai.
Ed io vi racconto come un barese residente a Torino possa aver vissuto un pomeriggio di sana follia calcistica.
E’ da un pò di tempo che per tanti motivi non riesco più a seguire il Bari allo stadio, e recentemente purtroppo neanche in televisione; passione soffocata dal lavoro, in concomitanza con le partite al sabato pomeriggio ed altre situazioni fanno di me un tifoso telepatico piuttosto che assiduo. Meno male che c’è sempre MICHELE SALOMONE e la tecnologia che mi permette almeno di soffrire alla vecchia maniera immaginando le partite sui muri dei palazzi o nel soffitto della camera da letto di casa.
Oggi pomeriggio c’è una partita importante per il Bari, certo non si gioca contro Milan o Juventus, ma contro il Virtus Lanciano, ed è una partita importante per la classifica, proprio ieri ho salutato con nostalgia il “rosso” GAZZI ora nel Toro, e con leggero distacco QUAGLIARELLA della Juve passati a farsi un giro in Rinascente , luogo ove io lavoro.
Con il Lanciano servono assolutamente i 3 punti in vista del rush finale per la salvezza (maledetti 7 punti di penalizzazione). Io vivo e lavoro a Torino, grande bella città, ma il mio cuore è sempre a Bari, mancano 50 minuti alla fine del mio turno di lavoro sono le 15 e la partita inizia, alle 15,10 provo a dare una occhiata al televideo del telefonino e scopro che il Bari perde già 0-1 ha segnato un certo AMENTA al 1 minuto, Amenta mi ricorda un giocatore del Perugia fine anni 70 sarà un suo parente… Bah rispengo il telefonino e torno al lavoro, manca ancora mezzora, continuo a lavorare ma nella mia mente immagino Caputo, Ghezzal, Iunco e Bellomo che corrono sul rettangolo verde cercando di pareggiare e vincere la partita. Finalmente il turno di lavoro termina, riaccendo il cellulare e vedo che addirittura stiamo sullo 0-2 ha raddoppiato per la Virtus Falcinelli (un Carneade) al 36, non ci posso credere, provo a collegarmi con il telefonino per sentire Radio Puglia e di conseguenza Salomone, ma non faccio in tempo a collegarmi che sento Michele, con voce quasi rassegnata annunciare che al primo minuto del secondo tempo è sul 3-0 ha segnato un certo Piccolo in apertura. Non è possibile non ci credo, mi cade la connessione, a questo punto non mi resta che chiamare Sergio, il mio amico di sempre, lui è sicuramente lì, allo stadio, mi darà delle notizie certe. Lo chiamo e gli chiedo conferma se veramente stiamo subendo cosi… Sergio esordisce dicendo che secondo lui la partita se la sono venduta, perché non è possibile prendere dei goal cosi e poi sbagliarne di facilissimi sotto la porta.
Sono per strada a Torino finalmente è una bella giornata di primavera, la gente è in giro per shopping o per una passeggiata, io dovrei invece tornare di fretta a casa perché dobbiamo andare a casa dei suoceri per passare un pomeriggio con loro. La mia compagna non è assolutamente appassionata di calcio, anzi lo odia, ta, non può capire cosa c’è dietro ad una infanzia passata fuori da un albergo (il Windor) a 10 anni per farsi fare un autografo da giocatori sconosciuti a tutti al di fuori di Bari, ma che per me erano idoli; non può capire trasferte fatte a Como, a Rende a Napoli con a malapena i soldi del biglietto in tasca; non può capire alzarsi alle 5 del mattino per andare in coda al Bar Viola per avere “un” biglietto per vedere Bari-Juventus; non può capire cosa vuol dire piangere per una retrocessione o impazzire di gioia per una promozione; soprattutto non ha mai fatto la coda per entrare in curva nord al Della Vittoria, arrivando tre ore prima, rimanere schiacciati con il rischio di soffocare per poi passare la “gabbia dei Leoni” quel corridoio maleodorante di piscio che si percorreva prima di entrare allo stadio. Lei non può capire, perché il calcio è una stupidata, una perdita di tempo, nella vita ci sono cose più importanti da fare. Per me no invece, il calcio ha scandito i tempi della mia vita, e ad ogni partita del Bari giocata ho sempre collegato un avvenimento, ho giocato al calcio, poco e male, ma quello che basta per capire e amare questo sport, giocato a tutti i livelli. Ma devo tornare a casa e da li caricare uno specchio da portare ai suoceri, faccio un giro largo mentre parlo con Sergio, percorro via Roma, ed inconsciamente sbaglio strada, ritorno su via Lagrange, Sergio al telefono è sfiduciato, in sottofondo sento le bestemmie di qualcuno vicino, “qui questi sono venuti a farsi la scampagnata, ma non è possibile giocare cosi!!!” Mentre dice questo SCIAUDONE segna ed io in diretta telefonica sento le urla e gli incoraggiamenti siamo al 50 e sull’ 1-3. Saluto cordialmente Sergio con il solito “fatti sentire” e riprovo a collegarmi con Salomone, finalmente riesco a sentire Radio Puglia, lo becco e cerco la macchina, la trovo, entro e collego il telefonino all’autoradio in modo da poterla sentire mentre mi reco verso casa, “piano” però per non arrivare “troppo presto” Mentre ritorno però sono convinto che almeno il pareggio si possa raggiungere, i risultati che arrivano dagli altri campi sono pessimi, l’Ascoli nostro concorrente diretto per la salvezza ora vince 2-1 in casa contro il Modena nostro prossimo avversario, un tizio mi attraversa in bicicletta sulle strisce pedonali e mentre inchiodo per non investirlo CAPUTO al 63 segna il 2-3. “SI PUO’ FARE !!! dico io alla FRANKESTEIN JUNIOR ed inizio a intonare cori ultras con la gente che mi guarda strano…”SI FOTTANO” ! Il Bari deve rimontare ed io sono mentalmente in curva a cantare, incitare e saltellare con i tifosi allo stadio, anche se fisicamente sono a TORINO.
Arrivo purtroppo a casa, parcheggio e “porca miseria” va di nuovo via la connessione; passano secondi interminabili alla ricerca del collegamento, sento che qualcosa sta succedendo, il telefono vibra è Sergio che mi richiama dallo stadio … io l’osservo come Lino Banfi vide in televisione il cinematografico 1-2 di Cantarutti in Juventus – Catania nel film (girato a Torino) AL BAR DELLO SPORT. Non ci posso credere so già che è successo! So già che il Bari ha rimontato ed è sul 4-3 e non ho ancora risposto al telefono.
Cade la linea, lo richiamo io … “Sergio, che è successo?? 4-3 ! 4-3! 4-3 ! stiamo sul 4-3 abbiamo fatto 2 goal in 2 minuti DEFENDI al 67 e TALLO al 69 qui stanno tutti impazzendo è una cosa che non riesco neanche a descriverti… Lancio un urlo! MA VIENIIIIII !!! SSIIIII !!! intono la MARCIA TRIONFALE dell AIDA,
una signora con due bustoni della spesa appena uscita dal PAM , mi guarda in un primo momento sbalordita, poi capisce, alza gli occhi al cielo, dice Ah il calcio e se ne va! Io accenno un imbarazzato sorrisino e poi penso ma chi se ne frega, chiudo la macchina ed entro nel portone, mi ricordo che bisogna andare dai suoceri, e che prima devo cambiarmi, tirare giù uno specchio da portare loro, e devo fare anche benzina, quindi (purtroppo) meglio non perdere tempo, lascio la radio accesa, come dice Salomone bisogna soffrire fino alla fine. Spero nella sua comprensione ed invece sentendo in sottofondo la partita a malapena mi saluta, per evitare guai ulteriori poso il telefono-radio sulla scrivania e mentre mi cambio e tiro giù lo specchio, lei mi parla e mi racconta un sacco di cose, Io l’ascolto, per carità, trascuro anche di sentire il resto della partita, ma la testa è da un’altra parte.
Fortunatamente il tempo passa e la partita finisce IL BARI HA COMPIUTO UNA IMPRESA STORICA ! e per una sera “fanculo” a tutti quanti, alla ruota “forata” di ritorno dai suoceri con relative bestemmie per cambiarla.
Qui nessuno mi può capire, ma io festeggio da solo, nel mio intimo, sono li con i tifosi biancorossi, come quando tutti scesero in piazza a festeggiare la promozione in A il giorno di San Nicola.
Da domani si ritorna alla normalità, A TORINO, al lavoro, alla mia compagna, il mio Amore ,ai miei figli.
Ma stanotte sognerò un grande BARI…
Dedicata a tutti i tifosi del Bari che vivono lontano dalla nostra città, ma che ogni volta con il cuore e con la mente accompagnano le partite dei biancorossi, ascoltando Salomone, vedendola in TV, o solamente vedendo un risultato sul televideo. Siamo tifosi anche noi anche se a Bari Cittadella non c’eravamo! E non soltanto a quella!!