Poche vittorie in questa giornata, ergo chi ha vinto ha fatto un bel balzo in avanti. La Juventus per esempio. La partita non era affatto scontata, alla vigilia di un impegno importante. Va da sè che la Juve avesse tutto da perdere e invece i bianconeri hanno chiuso la pratica Fiorentina con sorprendente semplicità. Dopo turnover vari Conte sembra aver trovato la coppia d’attacco ideale. Se Vucinic è estro, Matri è (divenuto) concretezza. Per di più in un momento di grazia, visto che segna anche senza scarpa. Se ci mettiamo che Pirlo sbaglia un passaggio ogni 70 e Barzagli, da quando è tornato in Italia, avrà commesso in tutto 3 errori, ecco a voi la capolista.
La pratica Champions League è molto più che alla portata. Il Celtic non sembra un ostacolo insormontabile per questa Juventus formato Europa. Un po’ per il valore tecnico, molto perchè l’assenza forzata dei rivali storici dei Rangers ha ridotto il campionato scozzesse a qualcosa di più di un allenamento. Non è di certo l’Inverness seconda in classifica, famosa più per il mostro di Loch Ness che per la storia calcistica, a poter misurare settimanalmente la forza dei cattolici di Glasgow.
Il Napoli pareggia una partita difficile. Sotto di un gol (un gran gol del sempre più importante Floccari) e in difficoltà di gioco riesce a restare aggrappato alla partita grazie anche ad una discreta dose di fortuna e alla fine pareggia con una prodezza di Campagnaro. Certo, il punto lo fa scivolare a meno 5 dalla capolista ma un pareggio in casa della Lazio ci può stare eccome. Non inganni la classifica e la forza della Juventus. Il campionato è aperto e lo sarà almeno fino a venerdì 1 marzo, data in cui si giocherà lo scontro diretto, al San Paolo. E su un campo difficile come quello dell’Olimpico la Juventus dovrà andarci due volte, quindi ci andrei piano con le sentenze definitive.
Certo è che sulla sponda giallorossa non se la passano proprio bene. Se il buongiorno si vede dal mattino, quello del nuovo tecnico Andreazzoli si preannuncia travagliato. Chi pensava che sarebbe bastato togliere dalla naftalina Stekelenburg e De Rossi, stare più attenti alla fase difensiva e cambiare gli orari degli allenamenti dovrà ricredersi. Ma è presto per giudicare un lavoro appena iniziato. Quello che preoccupa è semmai la tracotanza con la quale Osvaldo toglie dalle mani, anzi ai piedi, di Totti un calcio di rigore per passarlo al portiere avversario. Non si era detto che c’era bisogno di regole? Da quando gli interessi personali “Per me è stata una settimana difficile” – dirà l’italoargentino a fine partita – vengono prima di quelli della squadra? C’è tempo per rimediare ma urgono subito chiarimenti. Brava la Sampdoria, in ogni caso. Delio Rossi è stato talmente bravo a rilanciare i blucerchiati che, nonostante la recidività, sorvolerei sul gestaccio a Burdisso. Se il giudice sportivo non sorvolasse sarebbe però cosa buona e giusta. Il gesto è volgare e merita una sanzione in termini di giornate di squalifica, non una lezione sul galateo.
Benino l’Inter. Siamo lontani dal bene bene del girone d’andata nel quale Stramaccioni si atteggiava a Yuppie. Ma il ritorno di Milito coincide (gurda il caso) con un gol e con una vittoria. La discreta prestazione dei nerazzurri assume un valore fondamentale in una giornata dove, come si diceva, tra le prime vincono solo in due e una di queste è L’Inter. Che rimette la freccia sul Milan e lo sorpassa. Sarebbe un gran bel duello questo per il quarto posto se solo il quarto posto valesse qualcosa. Ma in fondo la Lazio è lì ad una lunghezza e allora sì che ci si gioca una stagione. Il mezzo passo falso del Milan è fisiologico. Dopo la rimonta ci sta rifiatare. Certo è che quando Berlusconi fa una battuta (?) sul suo allenatore dicendo che El non capiss un cass non fa il bene della squadra. Che poi non ho inteso perchè l’abbia detto in dialetto veneto e perchè l’uso di quest’ultimo dialetto avrebbe dovuto trasformare la constatazione in battuta. A pareggiare ci pensa, tanto per cambiare, Balotelli. Procurandosi e trasformando un calcio di rigore. Infallibile.
Mi piace il Siena di Iachini. Forse non riuscirà a salvarsi (è ancora ultimo) ma intanto siamo al quarto risultato utile consecutivo e sono sicuro che il mister venderà cara la pelle fino alla fine. Come farà il Pescara. E come dovrebbe iniziare a fare il Palermo di Malesani che ha accettato una sfida difficile ma non impossibile. La squadra c’è e a memoria credo che l’impresa di Bologna (senza una società e con Di Vaio a pagare gli stipendi ai compagni) sia stata più complicata.
Mi sia consentito un salto in Sud Africa dove si è giocata la finale della Coppa continentale. La Nigeria ha battuto la Burkina Faso e si è aggiudicata il trofeo dopo 19 anni. Non un’eternità ma se pensiamo che questo ventennio ha visto la Nigeria come la massima espressione del calcio africano e che il titolo è arrivato proprio nell’anno in cui questa nazionale ripartiva quasi da zero, ecco spiegata la magia del calcio. Un calcio primordiale, passionale, quasi religioso, quello africano. Giocatori che piangono, giocatori che pregano, tifosi che ballano. Una nazionale come la Burkina Faso che rappresenta una delle economie più disastrate del mondo, che arriva in finale. In fondo è il bello di questo sport. E poco importa che mai si sia avverata la profezia di chi, dopo l’exploit del Camerun a Italia ’90, disse che nel giro di 10 anni il calcio africano avrebbe dominato in tutte le competizioni. Ne sono passati quasi 25 di anni e nel frattempo ci hanno provato la Nigeria, il Ghana, il Senegal e la Costa d’Avorio. Ma nessuna di queste nazionali è riuscita a mantenere la promessa. Chissà perché.