La verità è che spesso le squadre forti sono anche fortunate. In alcuni casi molto fortunate. Capitava al Milan di Sacchi, all’Inter di Mourinho, adesso alla Juve di Conte. E così sulla ruota di Catania, dopo lungo conciliabolo tra arbitro, guardalinee, arbitro di porta, quarto uomo, panchina della Juve e omino delle bibite, viene fuori che quello di Berghessio del Catania non è gol. Peccato per la modalità. Il gol era stato convalido e, come spesso succede anche in altri ambiti, la prima decisione era quella buona. Le chiacchiere non hanno fatto altro che insinuare dubbi e far perdere credibilità a chi si è preso tutto quel tempo (45 secondi) per cambiare una decisione esatta. Nel calcio dei veleni sarebbe meglio tornare alle decisioni istantanee. L’errore si accetta più facilmente se la giustificazione è quella che “l’arbitro deve decidere in una frazione di secondo” come mi diceva mio padre da piccolo per inculcarmi la cultura della sport.

Se eliminamo questo fattore e inseriamo le dissertazioni in campo (non è la prima volta che capita) allora tanto vale fornire un iPad al quarto uomo per valutare gli episiodi. Curioso che in una partita decisiva della Premier League il Manchester United vince in casa del Chealsea con una gol in fuorigioco all’ultimo minuto e più di una decisione contestata. Sarebbe bello sapere se gli inglesi sono ancora lì a discutere sulle decisioni arbitrali o si sono già messi a parlare d’altro. Nell’attesa di capire se davvero tutto il mondo è paese (secondo luogo comune) torniamoci ad occupare delle cose di casa nostra. Le anti-juve dichiarate sono il Napoli e, ormai, l’Inter di Stramaccioni, alla settima vittoria consecutiva. Il turno infrasettimanale di mercoledì sarà solo il preludio del big match di sabato tra Juve e Inter. Un’Inter che con Zanetti e Cambiasso in campo ha vinto 6 partite su sei. Altro che vecchi, altro che asado bollito.

La sfida dello Juventus Stadium ci dirà se esiste ancora un campionato o se la Strama Band è solo un’illusione. Torna alla vittoria il Milan. Ci pensa il nipote di Mubarak, El Sharawy a far felice il Silvio triste. Scherzi a parte il piccolo faraone dimostra una volta di più di essere uno dei talenti più interessanti del calcio italiano. La Roma non sa proprio essere normale. Se va sotto di 2 a 0 vince 4 a 2. Se va avanti di due gol perde per 3 a 2. Niente di nuove sotto il sole boemo. Certo è che una squadra così forte potrebbe anche permettersi un allenatore normale, mi viene in mente Montella, al posto di un profeta. Arriva la quarta sconfitta della Samp, in casa contro il Cagliari. Ferrara rivede i fantasmi di Torino. Anche alla Juve iniziò benissimo e poi perse la panchina. Scongiuri accettari per Ciro. In settimana si sono giocate le coppe europee.

Per uno come me cresciuto a pane e mercoledì di coppa, con le italiane che vincevano ovunque e contro ogni avversario, è strano constatare che siamo diventati la provincia d’Europa. Una sola vittoria (a culo, per l’Inter) 3 sconfitte e non contro Barcellona, United e Bayern, 2 miseri pareggi contro due squadre dai nomi impronunciabili: Panathinaikos e Nordjealland. Rifletto. Penso al Milan che perdeva una partita ogni tre anni, alle italiane che giocavano le finali di coppa uefa tra di loro e mi chiedo cosa possa essere successo. I soldi e la crisi non sono l’unica spiegazione. Ci siamo cullati per troppo tempo sul luogo comune (eccolo, il terzo) del campionato più bello e difficile del mondo. E non ci siamo accorti che con il passare degli anni gli altri si attrezzavano con i vivai, gli stadi polifunzionali, il merchandising, il marketing e il fair play finanziario. Contenti noi, possiamo tornare a parlare degli arbitri. E smetterla con i luoghi comuni, una volta per tutte.

Foto: epiche scene del calcio italiano in Europa quando eravamo noi i padroni. Maldini contro il Marsiglia, Van Basten contro il Bruges, Evair (Atalanta), Berti (affronta Platt) contro l’Aston Villa.

 

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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