Io sono un credulone. E romantico. Con due baffi da uomo, come diceva Francesco De Gregori nella sua Buffalo Bill. Ma non è questo il punto. Il punto è che quando sei ubriaco di gioia e di entusiasmo fai fatica a renderti conto di quello che ti succede intorno. E così per qualcuno è molto più facile fottere la gente. La stessa che si riversa sul terreno di gioco a scambiarsi pacche sulle spalle, sciarpe e bandiere. E allora cosa c’è di più semplice che mettersi d’accordo in una occasione come questa? Non siamo nati ieri. Che la Salernitana bisognosa di punti salvezza batterà il Bari già promosso lo sappiamo tutti. Ma io a Salerno ci vado lo stesso perchè in fondo non conta chi vince, conta ringraziare i ragazzi che ci hanno riportato in serie A. Succede il 24 maggio del 2009 e io prendo il treno da Roma, sciarpa al collo, sicuro che questa trasferta sarà una festa. E in effetti lo è. A Salerno lo stadio è gremito come se la squadra fosse salita in serie A, invece cerca disperatamente i punti per la salvezza. Ci sono tantissimi baresi, in tutte le zone dello stadio. Mischiati con i tifosi locali e come me non sembrano curarsi del risultato della partita, anzi. Molti si augurano una vittoria della squadra di casa. Salerno Salerno urla la curva del Bari. Bari Bari risponde quella della Salernitana. E così si canta finchè la voce regge. Le squadre scendono in campo e nel Bari non gioca Stellini.

A suo modo sarà protagonista lo stesso. Al suo posto c’è Ranocchia, in avanti confermati Kutuzov e Barreto mentre in porta al posto di Gillet, come da un paio di giornate a questa parte, gioca Santoni. Se lo merita, il fido secondo. Almeno questo è ciò che pensano tutti. Il Bari parte da capolista già promossa. E dopo 4 minuti trova un gol inaspettato. Di quelli che fa presagire ad una partita vera. Cross di Guberti, Barreto controlla, mette a sedere il portiere e insacca. 0 a 1. Barreto non esulta. La curva non esulta. Qualche barese, davanti ai miei occhi, lo fischia. Qualcun altro lo mette a tacere: mentalità, dicono. Che cazzo vorrà dire mentalità, penso. E comunque ci sta che Vitor non esulti. Lo stadio pieno, le tifoserie gemellate. La Salernitana inizia ad attaccare impetuosamente. Iunco e Ganci sembrano indiavolati ma si mangiano un paio di gol a testa, alcuni davvero clamorosi. Al 25′ però Merino, il Maradona delle Ande (così lo chiamano da queste parti) semina il panico nella (stranamente, conoscendo il Mister) vacanziera difesa del Bari e mette al centro per Iunco che accompagna ulteriormente sulla sua destra per il piatto di Ganci, l’ex. Che pareggia e fa esplodere l’Arechi, anche la parte biancorossa. Io rimango impassibile. Mi godo una folata di vento fresco. Di certo non mi dispero. Di certo non esulto. Bevo un sorso di birra e mi gusto la speranza dipinta sul volto dei tifosi granata. Mi piace la speranza che regala il calcio, alle volte. Qualcuno ha la sciarpa del Bari e la fa sventolare sotto un cielo limpido e sincero, ignaro di quello che sta succedendo là sotto. Il primo tempo finisce con le due squadre che decidono di rimandare la pratica ad un pirotecnico secondo tempo. Entrano  Di Napoli nella Salernitana e Caputo nel Bari.

Re Artù scalda i guanti di Santoni con una rovesciata. Materiale per i fotografi. E’ il minuto 22 invece quando Santoni respinge malissimo un velleitario tiro da fuori di Merino. Un intervento goffo, con poco criterio, di quelli che farebbero incazzare in una partita che conta. Invece qui non c’è tempo di incazzarsi perchè Scarpa si fionda sul pallone insaccando il 2 a 1 e portando in vantaggio la Salernitana. Stavolta il boato fa tremare lo stadio. Qualche difensore del Bari fa anche finta di prendersela con il guardalinee e qualcosa comincia a non tornarmi. Li fanno vincere, dico al mio vicino. Meglio così, risponde lui. Bravo Santoni, gli grida ironico, ridanciano. Passano otto minuti e un filtrante di Pestrin taglia ancora una volta la traballante difesa del Bari. Ranocchia ha solo il tempo di guardare Di Napoli che di prima intenzione , di sinistro, mette in rete il gol del 3 a 1. Santoni fa persino finta di rammaricarsi (foto). Ora sì, il pubblico dell’Arechi può esultare davvero. E serve a poco, 5 minuti dopo, la prima rete di Ranocchia in serie B. Una rete voluta, insistita, da parte di un ragazzo forte, non ancora esploso del tutto. Lo farà l’anno dopo, direttamente in serie A. Il volto di Andrea è felice, sereno, Finalmente ha fatto gol con la maglia del Bari, prende pacche sulle spalle e abbracci. Adesso basta però, va bene così, sembra dirgli qualcuno. Anche lui è una giovane promessa, lo chiamano il Thuram bianco. Ma nessuno ci fa caso. La panchina applaude e gli ultimi minuti sono pura accademia, con Conte che si incazza un po’ ma neanche tanto, in fondo perchè premere sull’acceleratore e rovinare questa festa? Finisce la farsa e la festa continua. Salernitani che ringraziano i baresi, come se il merito fosse loro. Dei tifosi. Le motivazioni contano più della classifica è la frase di rito. La ripete Conte in conferenza, i giocatori, i telecronisti. Le motivazioni. Domenica prossima si chiude in casa col Treviso già retrocesso. Bisogna dare l’ultima soddisfazione al pubblico del San Nicola e alzare la coppa da prima in classifica. La gente si dimenticherà in fretta questa sconfitta. Io l’ho giò dimenticata. Riprendo il mio treno e inizio a sfogliare un libro. Serie A, la la la la la la la la, e ce ne andiamo in A, urla qualcuno da dietro. Ha riconosciuto la sciarpa. Poi riconosce me. Cristà, mocc a la malattia du Bar? Pur tu? mi dice – Sta farsa mi è costata 90 euro. Che ci vuoi fare, per il Bari... gli rispondo. A me è costata anche di più, pranzo compreso. A qualcun altro invece è fruttata molto: 5-6 mila euro, mi diranno qualche anno più tardi. Buttali via. Fanculo alla passione. Fanculo a me che ci spendo pure i soldi.

ps: è di ieri la notizia della possibile combine tra i giocatori della Salernitana e del Bari del 24 maggio 2009. Basta una telefonata per fissare l’incontro tra il gruppo capeggiato da Ganci e Fusco e quello di Masiello e company. Secondo la ricostruzione Fusco mette sul piatto i soldi e chiede l’okay della squadra. I senatori non sanno cosa fare, la tifoseria preme. L’idea allora sarebbe stata questa: riunione plenaria in palestra. Tutti messi al corrente dell’offerta. Tutti devono dare l’adesione. Solo Gazzi si sarebbe allontanato. Gli altri accettano. I soldi sarebbero stati consegnati in due rate. Il resto è più semplice: quote da 5-6 mila euro divise in buste e consegnate nello spogliatoio. A Gazzi e forse Barreto invece dei soldi c’è un computer in regalo. Un modo per cementare l’omertà. E poi c’è il caso Ranocchia: ha 21 anni. I soldi non li vuole. E allora che avrebbe fatto? Li potrebbe aver regalati ad Angelo Iacovelli, il factotum che in una intercettazione ambientale dice: “Ranocchia è bravo, mi ha anche dato denaro quando ne avevo bisogno”.

Per maggiori info vi invito a consultare il link della Gazzetta dello Sport.

ps: io immaginavo che il Bari avrebbe perso quella partita. Sono andato all’Arechi sicuro di questo. Le motivazioni, lo stadio pieno, il gemellaggio, la classifica. Ci sta. Ma prendere soldi, no. Non ci sta. Questa si chiama associazione a delinquere. Lascio ai giudici il loro lavoro. Io resto un romanziere e poco più. Credulone e romantico, con due baffi da uomo, se avessi potuto scegliere tra la vita e la morte, avrei scelto… La Bari.

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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