Qualcuno lo chiama gemellaggio, qualcun’altro semplicemente amicizia. La verità è che quel numero 99 la maglia del Bari di dosso non se la toglierà mai. A Genova tanta classe nei piedi di un solo giocatore non si vedeva dai tempi di Roberto Mancini, e questo i tifosi della Sampdoria lo sanno. A noi va bene così. In fondo è passato del tempo da quando Tonino ha lasciato Bari Vecchia. E poi abbiamo uno squadrone. Ventura ha preso le redini della squadra che aveva dominato il campionato di serie B con Antonio Conte alla guida. Ha ben assemblato i nuovi: Bonucci, Donati, Almironi e Meggiorni. Risultato: una squadra che impone il proprio gioco in casa e fuori, un giocattolo perfetto che fa punti ed entusiasma. Non per niente siamo all’unidicesima giornata e in trasferta si è perso solo una volta, tre giorni prima a Parma, in un turno infrasettimanale. Ventura dice che la squadra non è pronta a giocare tre volte in una settimana e poi a Parma proprio non si riesce mai a vincere. In compenso il Bari ha vinto a Verona contro il Chievo e soprattutto ha pareggiato due volte a Milano. Contro l’Inter rischiando il colpaccio al novantesimo con Rivas. Contro il Milan giocando una delle più belle partite che io ricordi, in poche parole dominando. Sono quasi 6000 i baresi che raggiungono Genova per la sfida alla Samp di Del Neri. E’ il 1 novembre del 2009.

Il biancorosso è dappertutto. In gradinata nord ma anche in tribuna e sovente si alza il coro “Antonio Cassano ee oo” che in pochi secondi coinvolge l’intero stadio. Prima della partita il grande protagonista viene a prendersi il suo applauso sotto la curva. Eccola casa sua. Forse in un altro posto, una città che può proteggerlo meglio di quella in cui è nato. Una città dove il mare ha un altro colore e al porto i pescatori parlano un altro dialetto, incomprensibile per lui. Ma chi lo dice che la serenità non si può trovare altrove? Antonio l’ha trovata. Una città che lo ama (almeno la parte dove “Il cielo è sempre più blu“), una ragazza che gli darà un figlio. E allora sì, adesso può andare sotto la sua curva, quella biancorossa, a mandare baci e cuoricini. Cassano è quel tipo di giocatore che ha bisogno di queste situazioni. Uno stadio intero che lo ama, che lo acclama. Una sua grande debolezza che lo rende umano, e ci avvicina al suo passato, ai calci tirati per strada, alla madre da difendere, ai giubbotti usati come pali davanti alla Basilica di San Nicola. Ma non c’è tempo per i sentimentalismi. Il Bari di Ventura è una macchina perfetta. Difesa solida, centrocampo di corridori e grande movimento in attacco. Nessun calcio spettacolo d’assalto. Lo spettacolo è nella sincronia dei movimenti. Non per niente il risultato più gettonato per noi è lo 0 a 0. Ma non sono mai pareggi noiosi, anche quando non arrivano i gol.

Il Bari gioca, eccome se gioca, e spesso costringe gli altri a difendersi. Lo fa anche con la Sampdoria. Cassano e Pazzini fanno fatica a dialogare. Ranocchia e Bonucci disputano la partita perfetta. Quella che li consacrerà all’attenzione di tutta l’Europa. Quando, con un pizzico di tracotanza, sui giornali si parlerà della difesa del Bari come una delle più forti, non solo in Italia. i due centrali, fortemente voluti da Ventura, chiudono tutti gli spazi, ripartono con eleganza e si scambiano grinta e complicità. Dove ogni tanto sbanda Bonucci (per troppa sicurezza, dote che solo i difensori di classe possono avere), ci pensa Gillet, con due interventi prodigiosi di seguito, su Cassano prima e su Pazzini poi. Il capitano è parte integrante dello spettacolo. I continui retropassaggi verso di lui, che tanto ci avevano fatto preoccupare (quasi rabbrividire, di certo bestemmiare) nella partita inaugurale contro l’Inter, diventano abitudine, certezza, marchio di fabbrica di una squadra che riparte dal proprio portiere, per “allargare il gioco”. Anche Del Neri, come Mourinho prima e Leonardo poi, finisce nella trappola di Ventura. Il Bari corre e fa correre, anche se di tiri in porta se ne vedono pochi. Alvarez in compenso fa impazzire Cacciatore, mentre Langella, in una delle sue rarissime apparizioni con la maglia del Bari, tiene a bada Mannini. La curva biancorossa canta, lo spettacolo è anche fuori dal campo. Prova generale dell’esodo di Roma, quando in 12.000 raggiungeranno la capitale. Ventura chiede ad Almiron di pressare Palombo e a Donati di seguire Poli. Gillet è strepitoso su Mannini ad inizio secondo tempo.

Poi è Alvarez, solo davanti a Castellazzi a mangiarsi incredibilmente il gol del vantaggio. Veloce è veloce, ma quanti gol si mangia l’hondureno.Un lancio di Bonucci trova Kutuzov liberissimo. Il bielorusso però si perde nella sua specialità da trasferta: inciampare sul pallone. Mister Libidine capisce che è arrivato il momento di rischiare Meggiorini. Lui che contro il Milan si era mangiato un gol clamoroso. Lui che però, fresco com’è, può trovare lo spunto decisivo. Siamo al 90′. Il pareggio va bene ma il Bari non si accontenta. Meggiorini viene servito da un filtrante laterale di Barreto, prima prova a tirare al volo e liscia il pallone, quindi si ritrova non si sa come a tu per tu con Castellazzi, che lo stende. Rigore solare a giallo per il portiere blucerchiato. Sul dischetto va Barreto. I rigori al 90′ non mi piacciono. Mi mettono addosso troppa ansia. Barreto sistema il pallone. Spiazzalo Vitino. Castellazzi è nervoso, balla sulla linea. Troppo piccolo Barreto, troppo grosso Castellazzi per le telecamere in HD di Sky, quelle alle quali non eravamo abituati, tra Cittadelle varie e campi di provincia. Troppo piccola la porta per me. Lo specchio si restringe mentre Vitor prende la rincorsa. Fuori. Porca puttana, fuori. Avevamo la vittoria in tasca e invece il pallone, beffardo, si adagia sui cartelloni pubblicitari mentre Castellazzi si prende la briga di andare a insultare l’arbitro, anche se è già ammonito. Un’altra squadra tirerebbe i remi in barca, accontentandosi del pareggio. Questo Bari, quel Bari, quello che un anno dopo si scioglierà come neve al sole, no.

Trova la forza per gettarsi nuovamente in attacco e un calcio di punizione sulla tre quarti. Almiron inventa un pallonetto magico quando tutti si aspettano la botta secca. Barreto, dimenticato in area allunga di testa verso il secondo palo. Bonucci, quello che ha disputato una partita perfetta, si avventa sul pallone e lo spedisce in rete. Delirio. Cosa c’è di più bello? Rigore sbagliato al 90′ e gol della vittoria due minuti più tardi. Invece niente. Bandierina alta e gol annullato. Donati si va a prendere un’ammonizione per proteste, mani nei capelli e un po’ di rabbia agonostica. Il replay dimostrerà che la rete era regolare e che Bonucci era dietro la linea del pallone, ma non fa niente. La partita finisce, i biancorossi escono dal campo tra gli applausi, la Samp (e Cassano) tra qualche fischio. Antonio si sfogherà davanti alla telecamera (Chi è stato abituato a mangiare troppo bene… tralascio il resto per pudore) Il Bari torna a casa con la consapevolezza di essere una squadra di grande carattere, che può giocarsela con tutti. Io spengo la tv deluso, ma felice di aver visto un grande Bari. Come posso immaginare che un giorno finirò per odiarli molti di questi giocatori?

prossima puntata: Inter – Bari, 1 novembre 1998

 

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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