Riflessioni semiserie di uno scrittore bloccato (volentieri) a casa dal maltempo

Il sale brucia sulle ferite di questo Paese. Un tempo, quando non c’era la benzina, il sale era uno dei beni più tassati. Un tempo. Oggi costa poco, eppure sembra di stare nel Medioevo. Basta una nevicata, per altro pronosticata, dichiarata, annunciata, a mandare in tilt le nostre città. Autostrade per l’Italia è bravissima a riempirci le strade di cartelli che annunciano nuove corsie e mirabolanti avventure. Ma non a pulire le strade o a comunicare con gli utenti. Basterebbe un tweet. Invece no. Ti piazzano davanti quei bei cartelli fluorescenti quando è troppo tardi. Tutto il meglio, il traffico scorrevole, la corsia in più, l’asfalto drenante, verrà. Un giorno. Sembrano i cartelli delle elezioni. Da quando sono piccolo leggo che il bello deve ancora venire. E intanto lavori, appalti, costruzioni, distruzioni e disagi. Ma il mio non è un post contro la neve. Ce ne sono già troppi. E io amo e rispetto il clima, anche quando è poco clemente, come oggi. La neve serve, la pioggia serve, il freddo gelido, pensate un po’, serve. E il clima va rispettato, anche quando ci crea qualche disagio. Il mio è un post contro la disorganizzazione di questo Paese. E della gente che lo popola ovviamente. Io non sono un medico, non sono un chirurgo, non sono un pompiere, nè un infermiere. Ergo non salvo vite. Ergo posso rimanere a casa. Cosa ci vuole a capirlo? Cosa ci vuole a stabilire delle priorità e non intasare le strade?

Perché non dedicare mezzi appositi, in giornate come questa, che portino sui luoghi di lavoro chi davvero è indispensabile alla comunità? Ops, ho detto comunità. Questa parola suona così male per alcuni. Per tutti gli altri c’è il telelavoro, internet, la banda larga (non troppo per carità), qualora non ve ne foste accorti. I manager, udite udite, non rientrano nella categoria “persone indispensabili alla comunità”. Tanto loro sono bravissimi a dare ordini anche da casa. “Mi serve per domani” – Inviato da IPhone – è il loro massimo contributo. E “Inviato da IPhone” non devono neanche scriverlo. Se c’è una cosa buona che questi giorni di paralisi generale ci hanno regalato, e forse ci regaleranno ancora, è la possibilità di mettere in discussione quelle che ogni giorno, spesso a sproposito, chiamiamo priorità. “Mi serve per ieri (non fa più ridere sappiatelo), siamo in ritardo, consegna tassativa, sono termini che spesso vengono usati a capocchia (si può dire?) solo perchè sopra di noi c’è qualcuno che non pianifica, non pensa, non da il giusto valore alle cose. Poi arriva una nevicata e tutto si può rimandare a lunedì (altro giro, altra corsa), non era così urgente, in fondo. Tutti torniamo, non dico bambini (sarebbe troppo) ma umani. Ci affacciamo alla finestra, guardiamo la neve che cade e pensiamo che in fondo “Chi se ne frega se il progetto aspetta.” Se volete saperlo ho lavorato. Anche bene. Ho fatto cose che avevo rimandato in settimana per colpa della fretta, delle riunioni, del telefono che suona sempre. Le ho fatte bene, con il cuore, dedicando loro il tempo che meritavano. E non sono stanco, sono ancora qui a scrivere. E adesso correggerò un romanzo e poi mi dedicherò ad altri lavori. Alla fine guarderò fuori dalla finestra e mi fermerò a guardare la neve. Ma vi prego di garantire la possibilità di muoversi a chi ha nelle mani responsabilità vere e oggettive. Non tanto a gente come me che vende markette per campare.

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

4 Comments —

  1. La neve sembra aver rallentato il ritmo del metronomo che scandisce le nostre giornate. Tutti hanno ammirato la natura, Facebook “debordava” paesaggi. Dovremmo farlo più spesso.

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