Gli immigrati sono scesi dal treno. Hanno rinunciato alla tariffa Standard e sono andati a cercarsi una sistemazione più decorosa. Di certo non in Business class. Che non vi passi per la testa che nell’immaginario collettivo italiota un colored possa diventare uomo d’affari. Mica siamo in Inghilterra o in Francia dove le opportunità sono pari per davvero, senza bisogno di un ministero (e ho fatto anche la rima). Una cosa è certa, la carrozza Standard è rimasta vuota. Così i creativi di Trenitalia si sono tolti un bel pensiero: chi cavolo far accomodare in un vagone dove il posto a sedere supera comunque le 50 euro. Eliminata la famiglia di colore vestita per la festa avrebbero potuto pensare ad uno studente. Ma poi gli si sarebbero rivoltati contro. E cosa sarebbe successo se avessero messo un precario? E come si raffigura un precario? Ma sì, non ci mettiamo nessuno, tanto chi vuoi che salga su un vagone così spartano? Allora tutti in Business class, tutti Executive, tutti imprenditori, come nel nostro Paese, d’altronde. Vorrei soffermarmi però su un altro aspetto: una volta di più il Web ha dimostrato di correre velocissimo, più veloce di Frecciarossa. Un giorno, 24 ore di tam tam su questa campagna pubblicitaria, e l’azienda Trenitalia si è ritrovata a dover cambiare in corsa una campagna pubblicitaria. Le considerazioni sono due: la prima è il rischio che si corre quando si azzarda una campagna sbagliata (qui l’errore dei creativi è evidente, ma non solo. Chi ha avallato la campagna? Quante persone all’interno dell’Azienda stessa hanno dato il loro ok senza pensare… “Aspettate un attimo, qui ci fanno un culo così?”), il secondo è il vantaggio di una presenza costante sul web. E qui devo dire che l’Azienda, se non altro, si è fatta trovare pronta a presentare immediatamente un’alternativa a seguito delle proteste. Magari non troppo ragionata, ma in un certo senso ha ammesso l’errore senza andare a caccia di scuse che non avrebbero retto. Quindi merito a chi ha monitorato la situazione del web ed è corso ai ripari. Beh, ormai la frittata l’hanno fatta, direte voi. Non del tutto. Una grossa fetta di clienti non ha ancora visto la campagna, e comunque nessuno potrà dire che l’azienda non è corsa ai ripari prima possibile per evitare la collisione totale (sempre a proposito di treni). Certo è che il prossimo passo dovrebbe essere un comunicato ufficiale congiunto di scuse da parte dell’AD Mauro Moretti e di chi ha realizzato la campagna. A questo punto mi domando: perchè queste grandi aziende non puntano su un comitato di 10 – 20 persone esperte di social media marketing in modo da confrontarsi con loro prima di lanciare una campagna e non dopo, a frittata fatta? Gli opinion leader ci sono, sono preparati, competenti e al di fuori delle logiche aziendali. Basta saperli scegliere. E si eviterebbero molte decisioni avventate. Che non si pagano a carissimo prezzo, nel caso di Trenitalia, solo per il fatto di non avere un concorrente. Ma questa è un’altra storia.

 

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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