Ci sono partite che si giocano anche (e soprattutto) fuori dal campo. Ma in pochi se le ricordano. Specie se non si tratta di derby o scontri tra le prime della classe. Ma talvolta ci sono dei conti aperti che si annidano tra piccole società, storie di calcio e diplomazia come quella che vide coinvolti Matarrese, Raducioiu, Lucescu e il compianto presidente del Pisa: Romeo Anconetani. Il 6 gennaio del 1991 si gioca la quindicesima giornata del campionato di serie A. Il Bari deve ancora capire di che pasta è fatto. Per cosa lotterà. Ha una squadra che gioca un calcio piacevole e vince con le grandi (Juve e Inter) ma soffre tremendamente con le piccole. La vittoria vale 2 punti e i biancorossi ne hanno 13. Un bottino piuttosto rassicurante, in ogni caso. Il Pisa ne ha 12 e quella tra il Bari e i nerazzurri va considerata a tutti gli effetti una sfida salvezza. Da sottolineare che il Pisa, in quel campionato, parte con tre vittorie di fila, grazie al bomber Piovanelli, a Padovano e alla verve del giovanissimo Simeone, centrocampista argentino di qualità e quantità, che darà il meglio di sè nella seconda parte della carriera con l’Atletico Madrid, l’Inter, la Lazio e la nazionale. I nerazzurri sono però in fase involutiva.
Il presidentissimo Romeo Anconetani, quello che sparge il sale sul campo e in panchina (scena ripresa da Oronzo Canà ne L’allenatore nel pallone) ha scelto di puntare su un emergente allenatore rumeno che pratica la zona e si chiama Mircea Lucescu. Viene dalla Dinamo Bucarest e dice di ispirarsi a Sacchi, come in realtà affermano molti allenatori dei primi anni novanta. Punta tutto su zona e collettivo e viene da una semifinale di Coppa Uefa raggiunta con il suo vecchio club. Per rinforzare l’attacco della sua nuova squadra vorrebbe portarsi da Bucarest Florin Raducioiu, ma il biondo attaccante rumeno non solo sceglie Bari, a suo dire convinto dal presidente Matarrese, ma prima della partita rincara la dose contro il suo vecchio allenatore: “Ci trattava tutti come oggetti” dice. Anconetani risponde per le rime sottolineando che Matarrese gli avrebbe estorto il giovane talento che era già tra le sue mani. Quest’ultimo, il 30 maggio del 1990 dichiara alla Gazzetta del Mezzogiorno: “No, in Italia non vengo: c’è troppo stress. La decisione di rifiutare le offerte italiane l’ho maturata da tempo. E’ una scelta professionale e di vita. Da voi il calcio è concepito in maniera troppo esasperata. Si vive sette giorni su sette di pallone. Tifosi e mass media premono in continuazione: il calciatore finisce con l’essere inevitabilmente contagiato…“
A Radu insomma andava più a genio il Belgio (l’Anderlecht). Cosa apprezzabile in fondo, se sincera. Poi arrivano Pisa e Bologna e sembra che l’attaccante (che evidentemente fa il gioco al rialzo) sia pronto a firmare per i nerazzurri. Poi succede quello che succede, e lo scoop ve lo do io, 20 anni dopo. Durante i mondiali, nel ritiro di Bisceglie (la Romania gioca a Bari), Florin conosce una ragazza e lascia la sua fidanzatina rumena diciassettenne. Contemporaneamente viene corteggiato dal presidente Matarrese che, all’epoca, si muove ancora in prima persona per concludere gli affari. Prendete nota di questa dichiarazione di Raducioiu, siamo a giugno: “Matarrese è una persona davvero squisita, La qualità che apprezzo di più negli uomini è l’onestà. Ebbene, il presidente del Bari mi ha colpito proprio per la sua grande onestà. Lo ripagherò…” Apriti cielo. Anconetani grida all’estorsione, Lucescu (un signore, di solito) parla di tradimento. Per poco non chiamano la CIA. Raduciou risponde con quella frase da guerra fredda e tutti pensano (sono gli anni di Ivan Drago e Rocky 4) ad un Lucescu che nel suo laboratorio tratta i giocatori come oggetti. L’arrivo di Radu, nelle prime giornate ha momentaneamente oscurato la stella di Joao Paulo che, secondo le indiscrezioni dell’epoca, aveva puntato i piedi e chiesto la cessione. Ma presto il campo dirà che del brasiliano non si può proprio fare a meno, anche se per un po’ Matarrese aveva fantasticato sulla sua cessione. Insomma, la partita con il Pisa si gioca in questo clima di tensione.
Il Bari schiera a sorpresa Lupo e Cucchi, nel Pisa manca Simeone. Pronti via e dopo due minuti il terzino Argentesi interviene durissimo su Radu. Lucescu carica i suoi, Salvemini ordina di stare calmi e sfruttare la velocità delle due punte. Passano dieci minuti ed è Pullo a stendere l’attaccante barese con un taclke fin troppo rigoroso. Ma al minuto 14 Joao Paulo mette al centro, Pullo buca e Raducioiu sorprende il portiere che tenta invano un’uscita. L’attaccante va sotto la curva, si toglie la maglia e passando davanti alla panchina del Pisa (ancora me lo ricordo) lancia un’occhiataccia al suo vecchio maestro. Anconetani prende nota, esploderà a fine gara, in sala stampa. Il Pisa prova a pareggiare con Padovano, il più pericoloso dei suoi. Ma Brambati e Loseto fanno buona guardia, mentre Biato si limita all’ordinaria amministrazione. Nel secondo tempo il Bari di Salvemini (uno che non hai mai amato il calcio champagne, ma in quegli anni di emuli e cloni di Sacchi va considerato un merito), tira un po’ i remi in barca, ma la squadra non corre seri rischi, a parte un tiro da fuori di Cristallini e un colpo di testa di Larsen ben parato da Biato.
Si mangia invece due gol fatti il Bari prima con Joao, che dribbla il portiere e tira sul palo e poi con Colombo che a due passi dall’area piccola tira sopra la traversa. All’83’ però l’ennesimo fallo di Argentesi, questa volta su Maiellaro, viene punito con l’ammonizione e con il calcio di rigore. Tira Cucchi, forse il più deludente fino a quel punto (sostituire Di Gennaro non deve essere semplice, ma c’è atro…), e spiazza Simoni. Due a zero e risultato in cassaforte. Pur non giocando benissimo il Bari porta a casa i due punti (che sapore vintage dire “due punti”) e si piazza a centroclassifica. Salvemini sorride, Lucescu infila rabbuiato il tunnel degli spogliatoi. In sala stampa uno scatenato Ancontetani dichiara: “Matarrese si approfitta del ruolo di suo fratello in Federazione. Mi ha estorto Raduciou e non la passerà liscia. Io lo faccio deferire. E anche con il giocatore ne vedrete delle belle. Così impara a parlare male del nostro allenatore. Qui è tutto un magna magna generale, si prenderanno anche la finale di coppa dei campioni questi!” Storie di un altro calcio. Da ricordare così.
ps: ero allo stadio quel giorno. Delle polemiche, dei complotti e della CIA non sapevo nulla. Ricordo solo la partita. Ma è bello rivivere le gare 20 anni dopo con altri significati. Io ricordo i gesti tecnici di Maiellaro, la grinta di Loseto, il cuore di Cucchi mai troppo apprezzato (aveva un brutta malattia e non lo disse a nessuno). Ad un bambino basta questo. Esultare quando vede un pallone entrare in rete. Ma chissà quanti bambini di allora hanno sorriso leggendo questa storia, oggi.
pps: aveva ragione Anconetani. La finale di “Coppa dei Campioni” si disputò davvero, clamoroso al San Nicola, a Bari. Potere della famiglia Matarrese (per la prima e unica volta nella storia si disputa la finale in uno stadio bellissimo, ma in una città nella quale gioca una squadra che non ha una tradizione europea alle spalle, particolare che l’Uefa giudica di solito fondamentale per l’assegnazione della sede).
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