Un punto, e tanti saluti. Non servirà altro alla Juventus per festeggiare, in casa contro il Palermo, il ventinovesimo o trentunesimo scudetto che dir si voglia. Dolcissimo particolare per i tifosi bianconeri: sarà ancora il 5 maggio. Superato anche l’insidiosissimo ostacolo Torino, e non era semplice: primo perché il Toro questo derby non lo vince da vent’anni, e dai e dai anche la cabala prima o poi vorrà dire la sua, secondo perché in una stagione così, a pochi metri dal traguardo, si poteva mettere in preventivo quantomeno una battuta d’arresto contro un avversario super motivato (e non ancora matematicamente salvo) che avrebbe potuto dare tutto altro spessore alla propria brillante, ma non indimenticabile, stagione. Invece no. Sacrificio, un po’ di sofferenza e tanta classe, vedi gol di Vidal, permettono alla Juve di vincere nel finale. Martello pneumatico.
Si fa entusiasmante la lotta per il terzo posto. La Fiorentina, che per qualcuno era un bluff, pare non abbia alcuna intenzione di mollare. Il talento purissimo di Ljajic, quello che l’anno scorso a quest’ora prendeva sberle da Delio Rossi e che oggi gli ha servito la sua vendetta, ha illuminato Marassi e permesso a Montella di godersi un pomeriggio intero al terzo posto. Il tempo di vedere gli argentini del Catania imperversare sul terreno di San Siro e portarsi due volte in vantaggio sul Milan. Poi dalla panchina si è alzato Pazzini è i rossoneri hanno rimesso le cose a posto. Freccia, corsia, sorpasso. Ma la lotta resta aperta. E con la doppietta di stasera sono 15 i gol di Pazzini. Tutto sommato quello del Milan non è stato poi un così cattivo affare.
Poco da dire sull’ennesima prova sconcertante dell’Inter. Se devo sprecare qualche parola, lo faccio per Javier Zanetti. Se si fa male anche lui, vuol dire che la stagione è da dimenticare. Dispiace sentir parlare di addio al calcio, non meriterebbe, Javier, di chiudere così. Lui che su quella fascia ha corso per vent’anni. Lui che ha visto l’Inter di Tardelli e quella di Mourinho, fino a questa sgangherata di Stramaccioni. Certo 40 anni non sono pochi, ma per uno che è sempre stato abituato a correre e allenarsi non dovrebbe essere un problema tornare, fosse anche tra un anno. Fossi nell’Inter chiederei a lui cosa vuole fare e lo aspetterei. Qualunque sia la decisione Il Capitano deve chiudere a San Siro, con una sgroppata delle sue, con un diciottenne che prova a trattenerlo tirandogli il pantaloncino mentre si chiede “Ma come cazzo fa questo ad andare due volte più veloce di me?” Ecco come deve smettere Javier. Con lo stadio che esulta e si gasa per una suo coast to coast, da bandierina a bandierina, e lui che si batte la mano sul petto.
Salvezza: la vittoria del Genoa a Verona riapre leggermente i giochi. Il Chievo non è ancora del tutto tranquillo e lo stesso vale per il Torino. Considerando che lo stesso Genoa e il Palermo sono in rimonta… vuoi vedere che? Non darei per spacciato neanche il Siena, nonostante i 4 gol presi dalla Roma. Sono sicuro che il discorso salvezza si deciderà all’ultima giornata. In settimana si gioca anche il ritorno delle gare di Champions. Il derby tedesco appare molto vicino, ma aspetterei a recitare il De Prufundis almeno per il Real. Mourinho non mollerà così facilmente. Non lo ammetterà mai, ma andare via da Madrid senza aver conquistato la Champions sarebbe insopportabile per lui, nonostante le tre semifinali conquistate. E poi, Josè, riprenditi il tuo stile. Non ti si può vedere con quel maglioncino aderente a collo alto. Dov’è finito l’uomo dallo stile impeccabile che faceva impazzire le donne italiane?
Sono piuttosto sicuro che sarà il Bayern ad alzare quella coppa. Lo sento dal momento in cui hanno annunciato l’arrivo di Guardiola, ovvero a dicembre. Dovrebbe esserci qualche mio tweet a riguardo in giro per la rete. Testardi questi tedeschi. Qualunque altro club, dopo aver perso due finali in tre anni, di cui una in casa ai rigori, dopo essere andati in vantaggio a dieci minuti dalla fine e aver sbagliato un penalty ai supplementari, avrebbe mollato la presa. Loro no, e il 25 maggio saranno ancora lì, in finale. Gente dalla pellaccia dura, gli stessi che nel 1999 persero una finale subendo due gol nel recupero e due anni dopo, con la stessa squadra, si presero una rivincita a Milano. No, non mi sono dimenticato il Dortumund. La squadra di Klopp gioca bene, recita una spartito a memoria e (soprattutto) può contare su una delle curve più belle e rumorose del mondo. Una curva da copertina. Sedetevi assieme ai giocatori del Borussia e godetevela anche voi.