Mentre Elio e le storie tese si esibivano sul palco dell’Ariston di Sanremo con la canzone mononota Totti, all’Olimpico di Roma, stendeva la Juventus con un assolo dei suoi. Un meteorite, tanto per restare in tema con i fatti accaduti in settimana. Una sassata imprendibile per Buffon, una scossa sul campionato e sulle ambizioni di una Juventus che resta saldamente al comando ma registra la quarta sconfitta di questo campionato contro le zero dell’anno scorso. Sembra che Conte, infuriato, abbia convocato per martedì un allenamento alle 8 del mattino. Gli operai e gli impiegati d’Italia non vedono dove sia la tragedia. Quattro punti di vantaggio restano comunque un buon margine di sicurezza, soprattutto perchè l’unica concorrente veramente temibile sembrerebbe essere il Milan, decisamente troppo lontano. Ci torneremo. Bene la Roma. La notizia è che la squadra non più di Zeman finisce finalmente una partita senza subire gol. Rischiando poco e aggrappandosi al suo capitano, che quando vede Juve dà sempre il peggio e il meglio di sè. Il peggio nel primo tempo, con un bruttissimo intervento che poteva costare caro a Pirlo e poi il meglio con un gol spettacolare. Per lui gli anni sembrano non passare mai. 36 e non sentirli.
Il ginocchio di Milito si starà rivoltando nel tutore. Senza il Principe l’Inter perde il 50% del proprio potenziale e e quel minuto 7 di giovedì 14 febbraio peserà molto sulla stagione di Stramaccioni. Ancora di più peserà l’immobilismo della Società che non si è minimamente preoccupata di cercare un’alternativa valida quando avrebbe potuto, ovvero prima del 31 gennaio. Con un terzo posto ancora alla portata, una semifinale di Coppa Italia e l’Europa League in corso mi sembra un peccato grave. Ora restano solo gli svincolati, anche se uno di loro, dopo aver perso circa 20 kili, potrebbe risultare un’ottima idea. Tornando seri: il posticipo ci riconsegna una bella Fiorentina. Giropalla catalano e tecnica balcanica, questa squadra è sicuramente una delle poche novità del nostro campionato. Solo un pizzico di inseperienza, la mancanza di ricambi in attacco e qualche errore (più di uno) dei portieri (prima Viviano, poi Neto) non le hanno permesso di essere più competitiva. Ma Montella (considerato anche che presto potrà contare anche su Giuseppe Rossi) può ancora considerarsi in corsa per il terzo posto, grazie soprattutto alla definitiva esplosione di Jovetic, montenegrino, e Ljajic, serbo. Geni (e genii) purissimi, simili per talento, diversi per carattere. Ma credo sia arrivato il momento di dimenticare quel brutto episodio tra il giovane serbo e Delio Rossi. Le carriere di entrambi meritano altre considerazioni. E al ragazzo dedico la mia copertina.
Se il Napoli non accorcia sulla Juventus il merito è anche di Delio Rossi. Che mette in campo una squadra organizzata, capace di fermare la seconda in classifica dopo aver vinto, in 10, sul campo della prima. Considerato dov’era la Sampdoria prima del suo arrivo, un miracolo. Certo il Napoli delude e si conferma una bellissima incompiuta. Non credo abbia influito l’impegno europeo (il Napoli praticamente non ha giocato), credo piuttosto che Mazzarri vada in confusione ogni qual volta vede vicino il traguardo. Trovo il suo nervosismo francamente fuori luogo, e se devo dirla tutta credo che la sua squadra non abbia molto da invidiare alla capolista. Non ho detto che il Napoli è più forte ma ripetere ogni due giorni che nessuno ci ha chiesto di vincere lo scudetto mi sembra controproducente. Certo, i fischi del San Paolo sono davvero ingenerosi ma generare ulteriori tensioni e cercare scusanti di ogni tipo (il campo, le assenze, la maglia a righe della Sampdoria che distrae) non è in linea con le ambizioni della squadra e del suo presidente. Pesantissimo il post partita con tanto di rapina a Marek Hamsik. Non è la prima volta che succede. Per la precisione è la terza (due a lui, una a Cavani). Chi mi conosce sa che odio i luoghi comuni, soprattutto su Napoli, ma la realtà è che non ci si può più nascondere dietro un sono cose che possono succedere ovunque. Anche no.
In attesa del match di domani tra Siena e Lazio al terzo posto irrompe il Milan. Poco da dire sull’impatto di Balotelli sul nostro campionato. 4 Gol in 3 partite. Numeri impressionanti. Allegri gongola: aveva sognato una rimonta ma non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato a 7 giorni dal derby davanti all’Inter. Almeno non dopo il derby d’andata. Quando l’Inter sembrava una squadra e il Milan un cantiere aperto, neanche tanto funzionante. Ora è tutto diverso e, anche se Moratti non lo ammetterà mai, Stramaccioni si gioca gran parte del suo futuro. Per molti non ha colpe il buon Andrea, ma quante squadre di serie A lo metterebbero sulla propria panchina oggi? Il Bologna? Il Chievo? Il Cagliari? Forse nessuna di queste, credo sia uno spunto di riflessione. Il Milan dicevo. Neanche il tempo di godersi la sbornia della remuntada in campionato che arriva la Champions. E non è una Champions qualunque: a San Siro scendereanno in campo i marziani del Barcellona. Peccato per l’assenza (giustificata) di Balotelli. Credo però che i rossoneri non debbano avere paura: non c’è niente da perdere, ergo tutto da guadagnare. Non credo nel miracolo e penso che alla fine passerà il Barca. Ma a differenza di quello che avrei pensato qualche mese fa la partita è tutta da giocare. Certo è che il vero rimpianto per il Milan sono gli 11 punti dalla prima. Chissà di cosa staremmo parlando oggi se l’avvio fosse stato solo un po’ meno disastroso.
Bene il Genoa che da quando è arrivato Ballardini è decisamente un’altra squadra. Leggere il capitolo sulla Sampdoria a riguardo. La partita di domenica contro il Palermo sarà decisiva. Soprattutto per i siciliani. Se i rosanero non vincono sono spacciati, senza mezzi termini. E non sarà facile per Malesani, allenatore che sembra aver dato il meglio di sè in passato. Quasi spacciato il Pescara al quale avevo dato ottime chances di salvezza, prima del cambio di allenatore però. Oggi non punterei più di un euro sulla salvezza della squadra di Bergodi. Salvo invece il Catania, ennessimo miracolo della gestione Pulvirenti. Ora si guarda all’Europa, sempre che non subentri quel senso di appagamento tipico di chi si salva con tre mesi d’anticipo. Fa piacere l’ennessima prestazione maiuscola di quel gran calciatore di Almiron. Un giorno dovrà spiegarci cosa ne è stata della sua carriera. E tante altre cose. Ma queste sono altre storie.