Fate un respiro lungo.
Pensate all’ultima volta che avete riso di gusto.
Chiedetevi cosa vi manca della vostra quotidianità. E ciò che non vi manca affatto.
Fate una lista delle cose che non vorreste fare più, di quelle che vi fanno contorcere lo stomaco al solo pensiero. No, non le potrete eliminare tutte. Ma due o tre sì; fatelo.
Finite di leggere un libro con avidità, non nei tempi morti. Difendete gli spazi della lettura. Che siano vivi. Scrivete a tre amici. Non dico una lettera ma tre messaggi sinceri, sentiti. Chiedetegli come va. Se hanno bisogno di voi, chiamateli. Ricordategli che ci siete. Scattate una bella foto e non condividetela.
Ballate uno di quei balli di gruppo di cui non vi riesce nemmeno un passo. Mettetevi alla prova, sempre. Abbassate il finestrino e cantate. Se siete stonati, cantate più forte. Promettetevi che al vostro rientro farete le analisi. Non abbiate paura di fare dei controlli (questa la dico a me stesso). Abbracciate una persona con cui non avete grande confidenza. Fate l’amore. Viaggiate. Se non potete farlo in lungo e in largo, fatelo nella vostra regione, che è bellissima. O sui libri. O sulle cartine geografiche.
Fissate una data per fare qualcosa (la differenza tra un sogno e un obiettivo è fissare la data), abbiate il coraggio di dire no, ma anche quello di dire “sì” a cose che pensate di non saper fare. Rispettate il silenzio e la noia, sono fondamentali. Giocate con i bambini. Se non ne avete, giocate con i bambini dei vostri amici. Lasciate spazio all’ispirazione: un giornale, una mostra, un film. Iscrivetevi ad un corso. Di scrittura, di cucina, di fisioterapia, quello che vi pare. Condividete cose belle.