Fino a qualche anno fa approfittavo di questa settimana dell’anno per fare un bilancio – un po’ per ego, un po’ per lasciarne una traccia da non evadere – delle mie attività e per redarre una serie di buoni propositi per il nuovo anno. Tanto lo sanno tutti che l’anno inizia a settembre. Il capodanno del lavoratore nell’anno domini 2018 cadrà, a quanto pare, il 27 agosto. Il tempo di un paio di mail, quelle in cui chiedi “Ciao, come stai, sei tornato?” e ricevere la risposta automatica “Ciao, sono attualmente in ferie torno lunedì 27” (tranquilli, se si tratta di amministrazione tornano almeno due settimane più tardi), e di pensare che in fondo i miei buoni propositi non sono poi così interessanti per gli altri.
Quelli no, ma l’esperienza sì. Per esempio annoto per il terzo anno di fila, anche sulla mia pelle, che questo è un periodo dell’anno in cui noi freelance siamo particolarmente suscettibili. Ci credo, mentre gli altri fanno le ferie e guadagnano, noi paghiamo F24, anticipi, tasse e io per non farmi mancare nulla rompo anche la frizione. Fossi un’azienda alla ricerca di talenti da assumere farei una serie di proposte in questo periodo dell’anno, quello in cui anche i liberi professionisti più convinti accusano il colpo e sono tentati dall’idea di tornare in azienda.
Per consolarmi seguo una vecchia ricetta di mia madre, ripresa dal mio socio Marco, commercialista (oltre che project manager e content creator). Se paghi vuol dire che hai guadagnato. O pensavi che quei soldi erano tuoi?. Per semplificare vale anche la famosa frase “L’Iva è una partita di giro“. Che vuol dire poco se non sei un esperto contabile, ma rassicura. Perché se è un giro vuol dire che va e viene. Quindi fiducia.
E programmazione.
Perché questo è il momento giusto per pianificare il lavoro dei prossimi mesi. Il che non vuol dire solamente “bloccare l’agenda” ma prendere delle decisioni molto importanti sul tempo da dedicare alle cose. Con l’esperienza di questi anni ho capito che la vita (sì, la vita, non il lavoro, e qui potremmo aprire una parentesi lunghissima che rimando magari ad altro post) di un libero professionista è fatta di:
- Tempo operativo da dedicare al lavoro
- Tempo da dedicare allo studio/ formazione
- Tempo da dedicare a progetti non immediatamente remunerativi
- Tempo da dedicare al personal branding
- Tempo da dedicare a far quadrare i conti (fatture, pagamenti, ecc)
- Tempo da dedicare alle passioni (lettura/ film/ scrittura/ arte)
- Vision futura (cosa voglio fare tra 2 anni?)
Credo che queste voci siano fondamentali, necessarie, e sono la vera chiave di volta per dire se il bilancio è positivo o negativo. Ti faccio degli esempi. Se dedichi troppo tempo al personal branding (a tal propositi ti consiglio di leggere il libro di Riccardo Scandellari Rock’n Blog) e poco al lavoro, nessuno avrà una percezione indimenticabile di quello che fai. Dato per scontato il “viceversa”, se non studi abbastanza farai fatica ad essere davvero innovativo. E se non dedichi un po’ di tempo a progetti non immediatamente remunerativi finirai per correre sempre e solo nella ruota del criceto. Mi spiego: per progetti non remunerativi intendo la partecipazione ad un Festival (io ho scelto il Brand Festival, La Masterclass de La Content Academy su tutti), la creazione di un nuovo format video o di un magazine, la cura delle relazioni e tutto ciò che non porta introiti immediati ma diventa un investimento per il futuro. In fondo, siamo la generazione del piano B. Va da sé che sono progetti da scegliere attentamente: pochi, adatti a noi, buoni.
Sono progetti che vengono meglio se si sposano con le passioni: visto che il tempo per praticarle è sempre meno, potrebbe essere una buona idea mettere insieme le due cose. Austin Kleon dice che “la creatività è sottrazione” e che in quest’epoca di eccesso di informazioni, il progresso è determinato da chi capisce cosa lasciar perdere per concentrarsi su ciò che conta davvero.
Le limitazioni giuste possono portare alle opere più riuscite. Scegli con saggezza.
E ricordati che l’Iva è una partita di giro.