Sapete qual è l’articolo più letto di sempre sul mio blog? Si chiama “La (piccola) rivincita dei laureati in lettere“, ed è un pezzo del 2012. Da qui due considerazioni. Una abbastanza risaputa: se hai un pezzo che parla al cuore delle persone, che è utile ad una nicchia, quel pezzo funzionerà. La seconda è più tecnica: la chiave di ricerca “laurea in lettere”, su Google, è ancora molto frequente. Spesso accompagnata da una richiesta aggiuntiva. Per esempio:
Laurea in lettere che fare?
Laurea in lettere lavoro
Laurea in lettere sbocchi lavorativi
Laura in lettere inutile
Il mio post di sei anni fa dava alcuni suggerimenti tratti da un’esperienza personale.
Le aziende non lo ammetteranno mai, ma ti stanno cercando per evitare di fallire. Ovvio, se ti dicessero che ti cercano poi dovrebbero pagarti, e bene, ma questo è un altro discorso e io non starò qui a farti discorsi su come venderti meglio. Dovrei imparare io, prima. La piccola rivincita dei laureati in lettere passa attraverso lo studio e la specializzazione. Attraverso i fallimenti, come vi dicevo. Attraverso i tentativi. Attenzione non vi sto dicendo che una laurea umanistica vi trasforma in scrittori, anzi. Ho visto molti laureati scrivere peggio di chiunque altro, con l’aggravante della presunzione. Gli scrittori sono merce rara e chi mi conosce sa che mi guardo bene da reputarmi tale. Al massimo mi ritengo uno scrivente, non saranno due libri a cambiarmi la vita.
Esperienza che nel frattempo è maturata, si è evoluta, mentre io non mi sono ricreduto. Da impiegato sono passato ad essere libero professionista e poi imprenditore, da persona che cerca lavoro a persona che cerca collaboratori. Ma la chiave di lettura è sempre quella. Non dico che cerchi esclusivamente laureati in lettere, perché confesso che al titolo di laurea dò un peso molto relativo, ma approcci umanistici sì. Quelli li cerco ancora, soprattutto nel mio ambito che è quello dello storytelling. E per farlo devi aver studiato molto. Devi aver letto i classici, devi avere al tempo stesso una cultura pop e tanta curiosità. Se nel pezzo del 2012 fa scrivevo “Il lavoro che faccio oggi 5 anni fa non esisteva” oggi mi verrebbe da scrivere: “Cercate di capire che essere impiegabili è molto meglio che essere impiegati“.
In un mondo che cambia, in un contesto sempre più difficile da interpretare, è l’impiegabilità la chiave di lettura migliore. Essere impiegabili vuol dire sapere fare cose che gli altri non sanno fare, con una focalizzazione superiore e con la capacità di essere originali. Il che non vuol dire essere astratti, anzi. In un bellissimo libro, che vi consiglio e che si chiama Quel pollo di Icaro (Seth Godin) c’è un passaggio che mi preme riportare.
Al mondo non mancano ottimi violinisti. Le orchestre stabili ne hanno fin troppi di suonatori e di timpani ubbidienti. Non cercano musicisti così e anche se li cercassero, l’offerta supera di gran lunga la domanda. No, l’unica cosa che permetterà a questi studenti incredibilmente talentuosi di andare avanti sarà la capacità di essere originali, di suonare come nessuno si aspetterebbe che loro facciano. Un salto nel vuoto che sono stati culturalmente condizionati a non fare.
Rispetto a qualche anno fa suggerirei, inoltre, anche di iniziare a lavorare seriamente sulle relazioni, già dell’univeristà. Avere un bagaglio di opinioni, attitudini e convinzioni attraverso le quali interagire con il mondo, è incredibilmente utile nella vita di tutti i giorni e ci consente di risparmiare un sacco di tempo. Quello che studiamo lo dimentichiamo, spesso e volentieri, le relazioni, se autentiche, no. La curiosità e la voglia di imparare nemmeno. Nell’immaginario collettivo la laurea umanistica viene ancora vista come un qualcosa di arcaico, più una scelta sentimentale che spendibile sul mercato del lavoro. Quando invece nelle ultime due settimane amici imprenditori mi hanno chiesto giovani profili professionali con skills umanistiche (per contratti a tempo indeterminato) ed ho fatto molto difficoltà a suggerire dei nomi.
La scuola è una cosa, l’educazione un’altra: non sempre coincidono. Bisogna essere curiosi verso il mondo in cui si vive. Rispetto a qualche anno fa, oltre ad essere diventato imprenditore, ho anche pubblicato sei libri per Hoepli, lavorato per due multinazionali della comunicazione, insegnato tecniche di narrazione in università e nelle aziende, e sopratutto ho visto crescere alcuni miei progetti. Tutto merito della mia laurea in lettere? Forse no. Eppure a qualcosa credo sia servita. Non mollate se all’inizio non vi risponde nessuno e fate caso a quello che state facendo mentre rinviate il lavoro. Probabilmente è quello che dovreste fare per il resto della vostra vita.
E allora sì, che la piccola rivincita dei laureti in lettere può diventare grande.