Come diceva qualche anno fa Matarrese a Gaucci, noi siamo di serie AE. Io e Adele Meccariello, intendo. E quindi, visto che il massimo campionato era fermo avremmo potuto prenderci un lunedì libero, si fa per dire. E invece no, perché il calcio è uno sport meraviglioso, e ha sempre tanto da raccontare, anche quando il campionato più noioso del mondo ci concede una settimana di tregua, pardòn, di pausa. Mi sono divertito a seguire un po’ di tutto. Dalle qualificazioni mondiali alla serie B, dalle partite disputate in Europa a quelle giocate in Africa (a proposito, clamorosa la vittoria della Tanzania sul Marocco, sono cose che segnano), passando per finale di Coppa Italia di Promozione Marche. Sono davvero un vizioso evidentemente, ma adoro questo sport.
Della nostra nazionale parlerò poco. Perché un amichevole, per quanto prestigiosa contro il Brasile, è pur sempre un’amichevole, anche se mi da modo di avventurarmi in alcune considerazioni: ad un anno di distanza dal suo Mondiale questo Brasile non sembra nulla di eccezionale. Manca un Ronaldo, per dirla tutta. E, ad essere sinceri, rispetto al passato, manca anche un vero numero 10. Quello che vale il prezzo del biglietto e vince le partite da solo. Kakà è la fotocopia di sé stesso, Oscar è ancora acerbo, Pelè si è ritirato da tempo, Ronaldinho (che Scolari ha anche provato a far giocare ancora) è francamente impresentabile. Paradossalmente mi sembra un squadra molto più solida in difesa che devastante in attacco. Non dovrebbe essere un buon segno, per loro. Ma ho premesso che manca un anno, tempo che nel calcio equivale ad un’eternità. Fatto sta che i verdeoro giocheranno in casa, e non è detto che questo sia un fattore positivo. Nel 1950, ad esempio non lo fu, eppure quella era una nazionale fortissima.
Manca un anno anche per l’Italia. Il tempo giusto per far crescere Verratti, El Shaarawi, Cerci e De Sciglio, magari consacrare Balotelli, autore di un gran gol e sempre più simbolo di questa nuova (e finalmente multietnica) nazionale. Se riusciamo a trovare anche il modo di conservare (avrei pensato ad una crioterapia) Pirlo e Buffon e magari ri-scomodare questo Francesco Totti, chissà. Non dovrebbe essere un problema la partita di martedì contro Malta (che non ha mai contato molto). La strada verso il Brasile non sembra così irta di difficoltà.
Sicuramente lo sarà, invece, per la Spagna che dopo aver pareggiato in casa contro la Finlandia rischia davvero di dover passare per le forche caudine degli spareggi. In Francia non vedono l’ora di fargli uno sgambetto. Appuntamento martedì a Parigi. A memoria non ricordo una vincitrice della Coppa del Mondo (nonché dominatrice del calcio dell’ultimo decennio) mancare il Mondiale successivo. Rischia grosso anche l’Inghilterra che ancora una volta dovrà vedersela con il Montenegro che sembra addirittura favorito per la vittoria del gruppo H.
Strano che il calcio balcanico offra un’insolito scenario: delle ex repubbliche jugoslave quella che soffre di più è la grande madre Serbia. Prime nei rispettivi gironi appunto Montenegro, Bosnia (sarebbe una qualificazione storica) e Croazia, che proprio venerdì sera ha spedito all’inferno (parliamo di calcio eh!) Sinisa Mihajlovic e i suoi in una partita ad altissima tensione, se non altro per i precedenti storici. Premesso che per i serbi sarà durissima recuperare, è facile ipotizzare che sarebbe davvero uno smacco veder trionfare nazionali che fino a qualche decennio fa non esistevano. A scapito della Jugostalgia. A proposito di Balcani, mi preme raccontare un’altra storia: quella di Gianni De Biasi, allenatore dimenticato dal calcio italiano.
Dopo le ultime, non entusiasmanti, avventure di Brescia, Torino e Udine, il buon Gianni si è rimesso in discussione. Andando ad allenare l’Albania. Una nazionale che non è mai riuscita a ritagliarsi un ruolo dignitoso nel panorama calcistico europeo. Certo che comunismo, guerre e sfighe varie non l’hanno certo aiutata, ma tutto sommato non credo sia questa la vera ragione degli scarsi risultati della nazionale. Penso piuttosto che sia sempre mancata la disciplina tattica, la mentalità, la consapevolezza dei propri mezzi. De Biasi ha lavorato su questo e oggi, dopo una storica vittoria in Norvegia, si ritrova al secondo posto del suo girone. A pari merito con un’altra sorprendente nazionale: l’Islanda. Una della due potrebbe giocarsi gli spareggi, e sarebbe già tanta roba. L’Albania ha una squadra giovane, con un discreto tasso tecnico e un avvenire più che probabile, in ogni caso. Resta il fatto che gli sta davanti la Svizzera, che ha una gran bella squadra, formata però, per quattro undicesimi da giocatori nati tra Albania e Kosovo. Chissà che accoglienza gli riserveranno in patria il 13 ottobre. Segnatevi questa data, si gioca Albania – Svizzera a Tirana. Non è Brasile – Argentina, ma io vorrei esserci lo stesso. Sono sempre più vizioso.
ps: tanti auguri ad Antonio Cassano per la nascita del secondogenito Lionel. Adele, secondo te lo chiamerà Laionel, Lìonel, o Lioneèèll? Parliamone.
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