Ci voleva un gol nel recupero. Il gol che non ti aspetti, quello del giocatore che ancora non aveva messo la sua firma su questa campionato. Ma forse proprio per questo, la rete che sblocca e decide la difficile partita contro il Catania di Maran, assume un valore quasi inestimabile. Esistono partite chiave nel corso di un campionato, e quasi mai sono quelle contro le concorrenti dirette, o i derby. Esistono partite difficili da sbloccare, complicate, che magari non meriti neanche di vincere. Ma la differenza tra te e quelli che stanno dietro sta proprio lì: tu quelle partite le vinci, gli altri no. Magari con l’orgoglio, con un colpo di coda o qualche volta con un colpo di culo.
L’anno scorso questa stessa partita la Juventus la giocò a Cesena. Contro una squadra già retrocessa che però provò in tutti i modi a complicarle la vita. Decise Borriello, che fino a quel momento si era fatto notare solo per i baffi. L’eroe di giornata è invece Giaccherini: esterno basso (nel senso che è alto un metro e sessanta), tanta corsa e parecchio sacrificio. A San Siro (sponda Inter) lo prenderebbero in giro. Nella macchina perfetta di Conte è uno dei tanti giocatori importanti del progetto. E si è visto. L’esultanza della panchina, dei giocatori, dello stadio, fa capire chiaro e tondo il valore di questa rete.
E d’altronde si era capito già al minuto 60 quando lo Juventus Stadium ha accolto con un boato il gol del Chievo contro il Napoli. A proposito: la verità è che tutta l’Italia non juventina sperava che la banda di Mazzarri tenesse vivo questo campionato, almeno un po’ più a lungo. E invece il Napoli si è spento e adesso forse dovrebbe guardarsi alle spalle, visto che il Milan visto venerdì a Genova corre (ancora un gol di Balotelli) e non ha nessuna intenzione di fermarsi. La mia umile esperienza mi dice che difficilmente i campionati si decidono prima di Pasqua. Ma con tutta la buona volontà non vedo come la Juventus possa complicarsi la vita e soprattutto non vedo chi possa impensierirla. Mettiamola così: do più speranza al Milan che al Napoli, nonostante i due punti in più dei partenopei. Il Milan può contare su uno scontro diretto a Torino. Non ho detto che può pensare allo scudetto, ma lasciatemi alimentare una fiammella per questo campionato. Senza dimenticare che io ero tra quelli che aveva recitato il deprofundis della squadra di Allegri. Erano i primi di ottobre e il Milan pensava quasi di dover lottare per salvarsi.
E invece martedì andrà a Barcellona a giocarsi i quarti di finale di Champions con due gol di vantaggio, da favorito. Con le antenne dritte e la consapevolezza che sarà una battaglia durissima e soprattutto lunghissima. Ma un gol si può fare e allora sì che per i padroni di casa sarà durissima farne quattro. Il Nou Camp sarà una bolgia, Busquets proverà come suo solito a fingere qualche fucilata nel petto e ad un certo punto potrebbero azionarsi casualmente gli idranti. Ma, a parte questo, sarà una partita di calcio, e si giocherà in 11 contro 11. Qualcuno in Catalogna ha già pronunciato la parola remontada, e di solito quest’ultima non porta particolarmente bene al Barcellona. Chiedere informazioni a Mourinho.
Complimenti alla Fiorentina che espugna l’Olimpico battendo una Lazio stanca per le fatiche di coppa e fa capire che per la Champions può dire ancora la sua. Una vittoria importantissima, quella ottenuta in trasferta dalla squadra di Montella, con i gol della solita premiata coppia balcanica Jovetic – Ljiajc (e domani chiederemo ad Adele Meccariello di pronunciare correttamente i loro nomi). Se la scusa dell’Europa League vale per la Lazio, che se non altro ha onorato l’impegno europeo battendo a domicilio lo Stoccarda, non si può dire la stessa cosa per l’Inter. Dopo la debàcle di Londra contro il Tottenham (partita finita 3 a 0 ma che poteva finire anche con sette gol di scarto) un’altra prova sconcertante. Hai voglia a dire che l’Europa toglie energie quando poi giochi con Gargano, Schelotto e Pereira in mezzo al campo. Forse (tornando al discorso di prima) nella Juventus potrebbero integrarsi bene con un gruppo efficiente. O magari sono semplicemente inadeguati a questo tipo di palcoscenico. E se è vero che a San Siro il pallone scotta, è altrettanto vero che diventa rovente se i piedi sono a forma di ferro da stiro.
Se questo è il progetto, proviamo senza.
Un saluto e una cartolina ad Osvaldo e alle sue crisi di identità, al Cagliari, al suo stadio abusivo dal nome fighissimo e all’ottimo Guerrero che segna una tripletta e stende la Sampdoria. Al Pescara che cambia il terzo allenatore ma continua a perdere (tutto sbagliato, dalla campagna acquisti alla gestione del gruppo) e al Palermo che perdendo in casa contro il Siena saluta, forse definitivamente, la serie A. Fa specie che per fare questo popò di campionato Zamparini ha dovuto stipendiare tre allenatori e due (bravissimi) dirigenti: Lo Monaco e Perinetti. Sono sicuro che se avesse permesso almeno ad uno dei due di lavorare in autonomia, adesso staremmo parlando di altro. Ma sarebbe stato chiedergli troppo. E chissà se il vulcanico presidente adesso resterà anche in B o deciderà di comprarsi un altro giocattolo, magari lontano dalla bella Sicilia.
1 Comments —