Futili considerazioni politiche a parte il ritorno di Balotelli nel campionato italiano è sicuramente la notizia della settimana. Super Mario atterra a San Siro con tanto di Balo Sky Cam pronta a seguirlo in ogni zona del campo. Il suo impatto è devastante, e non solo per i due gol. Striscioni, creste, Berlusconi sorridente in tribuna e l’intesa con El Sharaawi e Niang, compagni di capigliatura. Se Pellegatti l’ha già ribattezzato Django, i dirigenti dell’Inter si stanno mordendo i gomiti. Certo, Mario è quello che nella serata più bella della storia neroazzurra recente ebbe l’ardire di gettare la maglia a terra facendo imbestialire l’intero stadio e i senatori della squadra, Zanetti e Cambiasso su tutti. Cederlo (a quella cifra) non fu un cattivo affare, dal punto di vista economico.
Ma quando vendi, a soli 20 anni, uno dei più grandi talenti del calcio italiano, devi mettere in conto che questi, un giorno neanche troppo lontano, possa tornare, segnare ed esultare (la notizia vera è questa). Nulla a che vedere con Ronaldo e Ibrahimovic. La storia di Balotelli ricorda molto di più quella di Christian Vieri, ceduto giovanissimo dalla Juventus all’Atletico Madrid e poi riacquistato dalla Lazio qualche anno dopo. Più forte, più maturo, più cattivo. Se l’attacco del Milan crea, la difesa disfa. Ma nonostante ciò, non sfugge ai rossoneri l’impresa dell’aggancio alla derelitta Inter che solo 3 mesi fa aveva 13 punti in più.
Dilapidati punti, dilapidate le certezze. A Siena la squadra si scioglie nonostante i nuovi rinforzi (?) e per la prima volta la posizione di Stramaccioni sembra a rischio. Non credo se ne parlerà prima della fine della stagione, ma l’effetto entusiasmo sembra svanito e gli schemi non si sono mai visti se non nel secondo tempo di Torino contro la Juventus. Che ricomincia a correre proprio nel giorno in cui Antonio Conte torna a respirare l’aria degli Sky Box. Matri e Liechtsteiner chiudono una pratica tutt’altro che agevole, e rispondono al Napoli che sabato sera aveva agganciato la vetta. Adesso sembra evidente che le squadre che si contenderanno il titolo sono solo due. La Lazio perde la seconda partita di fila e saluta la compagnia. Curioso che la flessione della squadra di Pektovic sia avvenuta proprio dopo la conquista della finale di Coppa Italia. A Genova la beffa arriva a tempo scaduto. Per la cronaca, il nuovo allenatore del Genoa Ballardini ha fatto, in due partite, meglio dei suoi predecessori nel resto del campionato. Non era difficile ma complimenti.
Fa notizia la sconfitta della Roma in casa contro il Cagliari. Sconfitta che costa la panchina a Zeman. A mio parere il boemo ci ha messo molto del suo. A parte il caso De Rossi, il balletto dei portieri ha finito per rivelarsi controproducente e non è un caso che proprio un errore di Goicoechea abbia dato il la alla vittoria dei sardi. Viene da chiedersi però cosa ci si aspettasse davvero da Zeman e perché continuino a pagare gli allenatori e non i dirigenti che da due anni li scelgono (sbagliati) parlando di progetti che non esistono. Viene da pensare, comunque, che difficilmente a Zeman ricapiterà un’altra occasione come questa. La mia idea è che presto Zdenek tornerà ad allenare e far divertire, ma mai più in una grande. Inutile accanirsi contro il destino avverso, i fatti dicono che il boemo si trova meglio con ragazzi affamati che con checche isteriche e viziate. E non è detto che questo sia un demerito. Ci sono i grandi gestori, i grandi allenatori, i grandi motivatori e i maestri di calcio. Zeman, a mio modesto parere, ha solo quest’ultima (romanticissima e forse anacronistica) caratteristica.
Fonti autorevoli mi dicono che anche Gasperini, a Palermo, è giunto ai saluti. Probabile l’arrivo di Pasquale Marino. Doveroso un salto fuori dai confini della serie A. In Coppa d’Africa fanno notizia le lacrime di Drogba per l’eliminazione della sua Costa d’Avorio. Il suo pianto la dice lunga: Didier ha vinto tutto quello che poteva vincere, ma non la Coppa che più di ogni altra avrebbe voluto. E forse questa era davvero l’ultima occasione. Ma oggi la palla è anche ovale. Nel pomeriggio l’Italia ha sconfitto la Francia nel 6 nazioni. Già di per se battere i francesi è una soddisfazione persino a tressette o a bocce. Farlo nel rugby, dove erano strafavoriti, ci avvicina ulteriormente a questo bellissimo sport. Mentre scrivo sta per iniziare il Superbowl. Nonostante la palla ovale, un’altro gioco rispetto al rugby. In grado di fermare però, per una notte, un continente intero, vendere spot da 3 milioni di euro e far esibire Beyoncè. Baltimore Ravens e San Francisco 49ers si giocheranno l’ambitissimo titolo. Ad allenarli due fratelli: John e Jim Harbaugh. Quanto è piccolo il mondo, anche quando il pallone non è rotondo.