La verità è che questa vittoria del Milan era, tutto sommato, prevedibile. Se non altro per una questione di cabala. Ai rossoneri mancava da troppo tempo l’acuto da grande squadra, da blasone, mentre la Juventus non perdeva fuori casa da una vita. Ma siccome in campo ci vanno i giocatori e non la cabala eccoci a commentare una partita che il Milan ha meritato di vincere nonostante il rigore molto molto dubbio. Mi piace citare Mario Sconcerti che ha definito Milan – Juventus Una grande partita decisa da un piccolo rigore. Va detto, per onestà intellettuale, che la protesta della Juve non è stata sguaiata. Non si sono viste scene di isterismo collettivo e questo giova a tutti, soprattutto allo spettacolo che in realtà si è visto poco. La notizia è che la Juventus ha pagato, a caro prezzo, la sbornia europea.
Non tanto lo sforzo fisico, a mio parere, quanto la nuova dimensione raggiunta. Battere i campioni d’Europa, con un punteggio così netto, ha finito per penalizzare l’approccio della Juve con il campionato, con un avversario sicuramente più abbordabile rispetto agli ultimi anni, e con le trappole di un Milan battagliero. Non eravamo abituati a vedere la sqadra di Berlusconi lottare come una provinciale. E non c’è niente di male, sia bene inteso. Solo che eravamo abituati ad elicotteri che atterravano a Milanello, calcio champagne e passerelle sul terreno di gioco. Non a Yepes, Zapata, De Jong e De Sciglio. Il Milan non vincerà lo scudetto, questo è chiaro. E sembra un’assurdità pensare ad un allenatore come Guardiola con questo parco giocatori. Ma può coccolarsi un grande Montolivo (che indossa per la prima volta la fascia che è stata di Baresi e Maldini, auguri) e un meraviglioso El Shaarawi.
Non è un caso che il Milan torna a fare il Milan proprio a cavallo delle due settimane che hanno visto Berlusconi più presente che negli ultimi quattro anni. Due visite, quattro prime pagine di giornale, una tirata di orecchie (credo definitiva) a Pato, un paio di consigli e qualche frecciatina (ad Allegri). Le idee sul Berlusconi politico le lascio ai posteri, il Berlusconi presidente di calcio rimane sempre un numero uno. Lo dicono i numeri, e su questo c’è poco da obiettare. La Juve resta la mia favorita nonostante le due sconfitte contro le storiche rivali milanesi. E nonostante l’attacco continui ancora a non convincermi. Vucinic è troppo spesso importante, troppo poco spesso determinante. Giovinco non esplode e Quagliarella ha un caratteraccio. A proposito, cosa ha detto ad Alessio nascosto dal giubbotto? Ma a questo punto diventa ancora più cruciale il peso della Champions.
Se i bianconeri ci prendono gusto, e me lo auguro, perderanno altri punti per strada. L’assioma è quasi inevitabile. E sabato sera c’è il derby contro il Toro. Attenzione perche Ventura si è messo in testa di espugnare lo Juventus Stadium e il suo Torino ha tutte le carte in regola per stupire. Ne sa qualcosa la Fiorentina che si ferma a sei vittorie consecutive impattando contro i granata. Niente di rotto comunque, non si può vincere sempre. La giornata spezzatino dice poco altro. Dice che la Samp vince la seconda partita di fila, che il Genoa di Del Neri si sblocca, soprattutto grazie ad uno strepitoso Frey. Risorge anche il Palermo di Gasperini che batte il Catania nel derby mentre Zeman si prende i tre punti nella sua Pescara. Ma siamo praticamente a metà giornata. L’Inter e il Napoli giocano domani con la grandissima occasione di accorciare.
I presupposti ci sono ma attenzione a Parma e Cagliari, due tra le squadre più in forma del campionato. Nell’Inter tiene banco il caso Sneijder. Prima all’olandese è stato proibito l’uso di Twitter. Adesso gli viene chiesto di tagliarsi l’ingaggio. La strategia della società è chiara: i tempi della cuccagna sono finiti. O ci si adegua oppure la porta è quella, anche se fai parte della stirpe degli dei. Non mi stuperei se a gennaio finisse ad un’altra squadra, magari italiana, magari della stessa città. Nonostante l’ottimo rapporto con Stramaccioni. A proposito di allenatori: da raccontare quello che è successo in Armenia, a Baku. Il presidente dopo aver esonerato l’allenatore ha affidato la squadra a Vugar Guloglan Oglu Huseynzade, 21 anni, giovane mago dei videogiochi calcistici. Vaglielo a spiegare adesso a tutti gli adolescenti che si rincoglioniscono di Play Station dalla mattina alla sera che non è quello il modo migliore per cercare lavoro.