In ogni squadra il numero 10 è sacro. Almeno così dovrebbe essere. E poco importa se dal 1995 in poi, con l’attuazione dei numeri di maglia fissi in serie A e serie B, questa idea ha perso fascino. Il Bari sceglie di affidare il numero 10 ad un attaccante che per la squadra, la tifoseria e l’intera città rappresenta molto di più. So che può sembrare fuori luogo, in un periodo come questo nel quale si parla di scommesse e tradimenti, parlare di idoli. Ma Igor Protti, per me e per tutta la città, è stato questo. Tanto da meritarsi un cartellone stradale sulla tangenziale con tanto di scritta “Igor, Bari ti ama“. E state certi che il barese non è un tipo che si lascia andare a facili innamoramenti. Per spiegare l’amore che Bari ha provato per lo Zar e per raccontare ai più giovani che tipo di giocatore è stato Igor, vi racconterò la prima partita del 1996. Il 7 gennaio del 1996, per la precisione, Bari e Inter tornano in campo dopo la consueta pausa natalizia. Un piccolo ricordo romantico: per chi come me andava a scuola quella serata, ultima di festa dopo l’Epifania, aggiunse un epilogo romantico, un’ulteriore notte di festa ai bagordi natalizi prima di ritornare, il giorno dopo, ai banchi di scuola e alla routine quotidiana. Ma bisogna vincere. I biancorossi, durante la sosta, hanno potuto finalmente lavorare con il nuovo allenatore Eugenio Fascetti subentrato a Materazzi alla dodicesima giornata, dopo un’infausta sconfitta in casa contro la Sampdoria per 3 a 1. L’esordio di Fascetti non è dei migliori. Schiera Abel Xavier libero e ne prende 7, dico 7, a Cremona, in casa di una diretta concorrente. Ma Eugenio non è tipo da arrendersi facilmente. Ricostruisce psicologicamente la squadra, e a dicembre coglie prima un punto prezioso in casa contro il fortissimo Parma, poi va a vincere in casa dell’Udinese di Zaccheroni, in rimonta.

La classifica langue, ma il morale è ritrovato. Durante la sessione di calciomercato invernale il Bari aggiunge un altro svedese alla sua collezione: si tratta di Klas Ingesson un centrocampista tutto cuore e corsa, caratteristiche alle quali aggiunge due piedi niente male (diventerà un rigorista implacabile). A Bari arriva l’Inter di Hodgson, una squadra indecifrabile, in difficoltà, ma con dei giocatori fortissimi: tra questi il terzino brasiliano (goleador) Roberto Carlos al quale il tecnico inglese preferisce Pistone. Infatti, a sorpresa, Hodgson schiera Pistone terzino e Carlos sulla linea dei centrocampisti. Il Bari gioca in maglia rossa, e schiera il nuovo arrivato Ingesson al posto della meteora Xavier, arrivato come regista, schierato come libero e mai utilizzato nel suo vero ruolo, quello di terzino destro, grazie al quale si consacrerà agli Europei del 2000. Al 12′ Roberto Carlos finta un cross e prova a sorprendere Fontana, ma il suo tentativo finisce di poco a lato. Sono le prove generali del gol: Ganz, in area, difende un buon pallone dall’arrivo di Mangone, lo serve indietro al limite per l’accorrente Roberto Carlos che, in scivolata, fulmina con il destro (che non è il suo piede) Fontana spedendo il pallone all’angolino alto. Un gran gol, molti si alzano in piede per applaudirlo (non solo i doppiofedisti). Il San Nicola cade in un piccolo momento di sconforto. La rimonta cominciata tre settimane prima non può conoscere soste, soprattutto in casa. Le “furie rosse” si riversano nella metà campo nerazzurra ma non trovano grossi varchi. Finchè alla mezz’ora un cross di Manighetti viene deviato sul fondo da Fresi. Calcio d’angolo: Pagliuca sbaglia l’uscita e Sala, il criticatissimo stopper che deve sostituire il rimpianto Amoruso, lo castiga con un colpo di testa che si insacca per l’1 a 1. Primo gol in A per il ventunenne stopper comasco partito con molte difficoltà e destinato ad una brillante carriera, non solo a Bari. Il Bari riprende fiato e due minuti dopo Igor, in spaccata, cadendo, colpisce una clamorosa traversa. Pallone colpito al volo sulla punizione di Manighetti e legno che salva Pagliuca. Passano 5 minuti e Gautieri trova un gran corridoio per Gerson che si inventa un pallonetto.

Pagliuca intuisce bloccando il pallone in due tempi. All’inizio della ripresa Fontana è strepitoso: Zanetti con un’azione delle sue (quelle che fa ancora 16 anni dopo…) lascia sul posto mezza difesa e pesca Ganz solo in area. L’uscita di Fontana è da grandissimo portiere. Uno scatto felino sui piedi dell’attaccante nerazzurro che sbarra la porta al vantaggio dell’Inter. E poco importa se la conclusione è potente e angolata, Fontana salva la porta del Bari. Al 52′ Protti addomestica un difficile pallone al limite dell’area, se lo porta avanti e viene messo giù in maniera poco ortodossa da Pistone. Lo stadio chiede rigore ed espulsione ma l’arbitro Treossi lascia correre. Ma al 70′ Protti, imprendibile, va via a Bergomi che non può fare altro che falciarlo. Ultimo uomo, e Inter in 10. Passano tre minuti, l’Inter sbanda ma il Bari non trova il varco giusto. Protti deve fare spesso tutto da solo e così decide di cambiarla lui la serata. Prima Ingesson conquista un gran pallone in tackle, serve Igor che si fa ipnotizzare da un grandissimo Pagliuca. Poi lo Zar riceve palla sui trenta metri, a sinistra, evita Branca, si accentra e guarda il portierone della Nazionale. Spesso Pagliuca ha il vizio di fare qualche passo di troppo in avanti. Ne sa qualcosa Houghton che ai Mondiali del ’94 diede all’Irlanda una clamorosa vittoria contro l’Italia. Esattamente come allora Pagliuca è leggermente fuori dai pali, ma ci vuole un gran sberla di Protti, dai 25 metri, per sorprenderlo. Lo Zar carica il tiro e tutti restano con il fiato sospeso allo stadio. Il pallone segue una traiettoria arquata, innaturale quasi perfetta. Si abbassa al momento giusto e gonfia la rete. Che gol! 2 a 1! Protti può liberare la sua gioia correndo per tutto il campo. Undicesimo gol di Protti, che raggiunge Batistuta in cima alla classifica cannonieri. Tutto sembra più bello, anche il Bari da battaglia di Fascetti. L’Inter si scioglie, il Bari dilaga. Gerson scherza con Fresi sul vertice destro dell’area. Tunnel e assist per l’accorrente Ingesson che con un piatto destro felpato sigla il 3 a 1 dimostrandoci di saperci fare anche con la tecnica. Poi corre da Andersson e i due si danno un dieci di felicità saltando come due giocatori di Basket. Una delle scene che non dimenticherò mai di quella serata. Ma non è finita. C’è tempo per il delirio finale. Bari vuole che il suo cannoniere superi Batigol. Ma la palla del 4 a 1 capita sui piedi di Andersson (il favoloso Andersson, vedi foto) che solo davanti a Pagliuca lascia partire un pallonetto dolcissimo per uno che ha il 47 di piede. Qui subentra la magia del calcio: il lob dello svedese si ferma sulla traversa ma ritorna in campo con un rimbalzo perfetto. Il pallone aspetta solo di essere depositato in rete e su quel rimbalzo c’è proprio lui. Igor. Si avventa di testa e gonfia la rete per la quarta volta. Il Bari è in festa, non solo per il risultato. Il suo piccolo grande idolo è il re dei bomber. Perchè non crederci allora a questa incredibile salvezza? Io torno a casa felice, mi rivedo la videocassetta con i gol che ho registrato, prendo sonno molto tardi. Il giorno dopo c’è scuola ma chi se ne frega. Il Bari mi ha regalato un supplemento di festa e sono felice. Vorrei solo che quella notte non finisse mai.

ps: poco da aggiungere a quello che Igor riuscì a fare in quella stagione. Ne parleremo in molte altre partite. Di certo quella sera dimostrò di essere un grandissimo attaccante, dotato di tiro, scatto, dribbling e opportunismo. La sua carriera non è stata all’altezza delle sue reali potenzialità. Su questo sinceramente, mi sento di mettere la mano sul fuoco. 

Prossima puntata: Padova – Bari, 16 gennaio 1994

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