Mi chiedono spesso se il mio romanzo “Ci sono notti che non accadono mai” parla d’amore. Di solito vince la prigirzia e allora rispondo sì, e un po’ mi beo, perchè l’amore muove il mondo, fa vendere libri, fa fare film e mette tutti d’accordo. Allora mettiamola così: l’amore è un pretesto, nel mio romanzo, per parlare di altro. Due tesi per esempio. Quella di Edoardo e quella di Gaia.
Una parla di “Comunismo e Coca Cola” l’altra di “Web 2.0”. Uno scrive del muro di Berlino, l’altra di rete. Ma sapete cosa hanno in comune queste due tesi? La rivoluzione. Quella vera, quella dell’89 (a proposito, oggi non sarei innamorato se quel muro non fosse stato abbattuto, l’amore ritorna sempre) e quella del web, altrettanto vera, altrettanto forte. Più di 20 anni fa, milioni di ragazzi si diedero appuntamento in tutte le piazze della Germania per spezzare via una dittatura, oggi, grazie al web, milioni di ragazzi si incominciano a muovere per cambiare davvero le cose.
Quello che sta succedendo in Spagna non è un flash mob. Per chi non l’avesse capito, è una protesta vera, forte, reale. E siamo solo all’inizio. Come sono arrivato a questo punto? A già dimenticavo. Per dirvi che il mio romanzo non parla d’amore, ma di rivoluzione (con amore).
Devo essere sincero. Ho una solenne diffidenza gerontofila. Tendo a sospettare che alla gioventù manchi sempre qualcosa per poter parlare di rivoluzione. E che la facciano andare in scena decisiva come un deus ex machina, per semplificare uno spettacolo altrimenti se non più complesso, meno lineare. Non voglio dire che le rivoluzioni che ci sono state e sono in atto abbiano poco valore. Penso però che il valore più affascinante di questi eventi sociali e politici si realizzi nel riverbero che ha sugli individui e sui gruppi la rappresentazione di un agire fisico che realizza un effetto, una reazione, al di là del suo essere puro o spurio. Perché nulla uccide più dell’impotenza alla propria storia, già che non possiamo scegliere molto, quando veniamo al mondo, e la partecipazione, o la speranza di cambiare, sono come l’aria, il cibo e l’amore.
Invece il libro è mosso dall’amore. E forse proprio per questo mi piacerebbe lo leggessero i ragazzi, quel moto ondoso piuttosto vuoto di cui solo noi siamo i responsabili..
Le pagine lasciano tracce inconfondibili di vari strati di sentimento vero (dalla propria terra agli affetti familiari, dalla squadra del cuore fino alla donna giusta anzi, se vogliamo, da lieto fine), innegabile filo condutture di “altro”. Alla fine non rimane solo la rivoluzione come punto di incontro fra le tesi descritte, che ci auguriamo davvero possa ritornare a fremere nel sangue di noi tutti, ma la forza assoluta dell’amore che, ti cito, muove il mondo.
Scusa Cristiano per questo rigurgito postumo da ex fricchettona che trasuda dai miei gloriosi fifties, ma tanto ti dovevo.
non avevo letto….. bello. e vero! 🙂