Tre lezioni che ho imparato dal film di Checco Zalone

Come gran parte degli italiani sono andato a vedere Quo Vado, il film di Gennaro Nunziante, interpretato da Luca Medici, al secolo Checco Zalone. Qui sono doverose due precisazioni, dalle quali un buon barese non può esimersi: la prima è che il regista, lo stesso dei precedenti film, andrebbe citato più spesso: Nunziante, fin dagli esordi nelle TV locali, ha sempre parlato alla pancia della gente, facendola ridere e riflettere. Ultimamente gli sta riuscendo di parlare anche alla testa. E al cuore. Punto numero due: Zalone interpreta, come i bravi cantanti che devono trasformare un bel testo in una storia. Interpretare, oggi, è assai più complesso di attuare. Ci vuole una grande bravura a trasformare una bella idea in un film di successo. Cosa c’entra un pezzo su Quo Vado in un blog dedicato al business? È presto detto.

Checco Zalone, di business, ne capisce eccome. Tanto che in ogni sua pellicola c’è un riferimento al coraggio di imprendere, alla sfida, alla ricerca dei propri talenti. È uno squattrinato cantate alla ricerca di fortuna in “Cado dalle nubi”, mentre in “Sole a catinelle” restano epiche due battute: “Non sento vibrare la partita IVA che è in me”, rivolta ad un impostato pseudo presidente di associazione ad un meeting estivo, e “Basta, mollo il lavoro. Voglio essere leadership di me stesso”. Questa volta, in Quo Vado, il tema della leadership e del coraggio, diventa centrale.

Sì perché Checco, il protagonista, non solo non ha coraggio, ma costruisce la sua zona di comfort intorno al posto fisso. Il lavoro sotto casa, gli orari comodi, la tredicesima. Sarei curioso di capire se tra le sue letture ci sono Robin Sharma e Matteo Motterlini, perché davvero molti passaggi sembrano tratti dai loro libri, Il Monaco che vendette la sua Ferrari ed Economia Emotiva su tutti. Del film hanno già parlato critici e presunti tali, tutto quello che mi sento di aggiungere è che il successo lo decretano i numeri, e questi sono impressionanti. Perché? Perché il film parla al cuore della gente, analizza problemi reali, ma lascia anche il retrogusto della speranza.

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Da questo film ho tratto 3 lezioni:

1. Il posto fisso, alla lunga, crea apatia: Zalone ci ha sorriso, ha scherzato, ha invertito il problema. Sappiamo tutti che lui stesso ha raggiunto il successo proprio quando ha abbandonato questa idea, che il più delle volte è un retaggio dei propri genitori e della propria terra. Sopratutto al Sud (sono del Sud, lasciatemelo dire). Il motivo è presto detto: una volta abbandonata questa idea, Checco Zalone si è dedicato ad essere se stesso, a curare i propri talenti e organizzarli, mischiandoli a quelli che sembravano i difetti. Ma di questo parleremo nel punto due. Il posto fisso da sicurezza, ma quanto vale la sicurezza rispetto all’entusiasmo, al rimettersi in gioco, al “vivere seguendo i desideri del cuore”, sempre per citare Sharma?

2. Il Personal Branding è una cosa estremamente seria: come Paolo Villaggio anni fa, anche Luca Medici ha scelto un nome per i protagonisti dei suoi film e non l’ha abbandonato più. Checco Zalone, in barese, vuol dire che tamarro,  o che grezzo, ma questo non importa più. Luca ha scelto una strada, l’ha sublimata partendo dal know how: lui sa cantare e sa suonare molto bene, ha fantasia, sa usare al meglio la mimica facciale. Ma la partita si gioca sui difetti: Checco Zalone è fisicamente sgraziato, veste male, ha un accento marcato. Non credete alla storiella del “rappresenta tutti” perché in realtà è un personaggio unico nel suo genere. Ed ha lavorato in maniera molto forte sul proprio Personal Branding e sulla sua nicchia trasformandola, con rispetto, in un pubblico mainstream.

3. Il coraggio non abita più qui: questa è la parte più “amara”, se vogliamo, del film. La consapevolezza di poter cambiare, di poter seguire altre strade oltre quella del posto fisso, è in Norvegia, come in Africa. Ma mai in Italia. Il retaggio culturale è un prezzo troppo alto da pagare per potersi permettere una scelta determinata. Non è tutto oro quello che luccica, Zalone si sofferma molto sul tema della qualità della vita, non mancando di rimarcare che la ricchissima Norvegia è il Paese con il più alto tasso di suicidi al mondo, e che in Africa si può dormire sotto le stelle, ma mancano le medicine. Lo sguardo e la visione sono lucidi, distaccati. La riflessione che sorge, semmai, è “Perché in un paese dove abbiamo tutto, compreso un’equilibrio tra ricchezza e qualità della vita manca proprio il coraggio?”

Forse è colpa della crisi. Forse dell’eredità che i nostri genitori ci hanno lasciato. Ma dopo aver visto Quo Vado, anche io voglio diventare leadership di me stesso.

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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