Nuovo contenuto extra per Facebook Marketing (Hoepli)!

Luna Margherita è co-director di Black Fish Tank Ltd, l’agenzia londinese che al grido di “imagination happens!” applica il design alla comunicazione e la comunicazione al design. Dal 2010 vive a Londra, dove ha conseguito un Master in Applied Imagination in the Creative Industries al Central Saint Martins College of Arts&Design. Luna lavora spesso come public speaker e formatore su temi quali la comunicazione, il design, i social network.

Come mai hai scelto Facebook, rispetto a Twitter e Linkedin per parlare di te e del tuo lavoro?

Quando devi promuovere il tuo lavoro, è bene individuare dove si aggregano le persone che ti seguono già e dove puoi trovare le persone che vuoi raggiungere. Da lì, successivamente, si crea una strategia. Poco dopo essermi iscritta, Facebook ha raggiunto anche in Italia numeri abbastanza importanti e non aveva senso per me, all’epoca, investire risorse in piattaforme meno popolari. Il mio lavoro ha una forte componente visiva e anche per questo ho stretto un sodalizio con Facebook che ha fornito sin da subito una decente tecnologia per lo sharing di immagini, al contrario di Twitter che per fornire una soluzione su questo versante purtroppo ci ha fatto attendere fino al 2013. Linkedin è un colosso che guardo con rispetto per via del valore che indubbiamente porta con sé, ma ha un’interfaccia da incubo e per me è inutilizzabile.

Sicuramente Luna Margherita è un personal branding che va oltre il Social Network. È frutto di una strategia precisa o di una voglia di provare e sperimentare?

Luna Margherita è la parte sociale di me ed anche è la parte che vive online. Questo non significa che non ci siano delle strategie, ce ne sono eccome, ma sono strategie che non intralciano la mia necessità di esprimermi e, come dici giustamente tu, di sperimentare. Credo che la sperimentazione e l’autenticità siano evidenti quando mi permetto di fare cose che non potrei mai fare per i miei clienti, come ad esempio prendermi dei lunghi momenti di silenzio in cui non utilizzo i social. Sono momenti in cui medito, faccio ricerca e mi ricarico e a cui non voglio rinunciare anche se vanno contro le buone regole del personal branding. I miei account social sono a metà tra un laboratorio ed un parco giochi, non ho interesse a seguire strade già battute!

Gestione delle pagine facebook: perché secondo te la formazione è meglio della gestione in outsourcing?

Sono tanti i motivi per cui ho maturato questa consapevolezza, uno tra tutti la frustrazione che ho provato all’inizio della mia carriera nel gestire la comunicazione online di piccole realtà con piccoli budget. Mi definivo “la badante di Facebook” perché non c’era spazio per la creazione di strategie efficaci, tutto si limitava a mantenere in vita una pagina in stato vegetativo. Nonostante facessi presente questo mio punto di vista e proponessi strategie alternative, come la formazione e la co-gestione, in alcuni casi la folle corsa ai social ha impedito ad alcuni piccoli imprenditori di capire il vero valore e il senso della comunicazione che stavamo facendo. Abbiamo capito che avremmo dovuto formare alla formazione e da lì molte cose per me e la mia company sono cambiate.

Abbiamo iniziato ad insegnare la comunicazione a chi prima aveva la cittadinanza onoraria su Excel e abbiamo avuto conferma di quanto pensavamo: se accompagnati da un’agenzia in grado di creare una strategia precisa e delle linee guida chiare, i dipendenti sono una risorsa preziosa in grado di innescare un circolo virtuoso di cui sarà poi impossibile fare a meno. Riqualificare la propria segretaria o il proprio magazziniere e dare loro in mano la co-gestione della comunicazione aziendale significa renderli portavoce dell’azienda e valorizzare potenzialità inespresse che tantissimi hanno. Parte del nostro programma di formazione gira attorno all’educazione alla visione, perché crediamo fermamente che tutti siano in grado di creare buone immagini per i social, anche solo con la fotocamera del proprio cellulare e qualche app gratuita. E poi diciamolo una volta per tutte: noi non siamo né ingegneri termici né neurochirurghi. Il nostro lavoro spesso si basa semplicemente su osservazione e buonsenso, il resto si impara.

Si può dire che sei stata una delle prime a sfruttare la potenza visiva dei post di Facebook lavorando in maniera originale sulle fotografie?

Finalmente oggi in quasi tutti i social media team c’è almeno un graphic designer. Probabilmente io sono partita avvantaggiata e forse con un lieve anticipo perché nasco come designer e conosco bene la comunicazione visiva. Il mio stile personale, che non utilizzo per i miei clienti, è frutto di lunghe sperimentazioni e se inizialmente era subito riconoscibile, ora è molto popolare e capita ogni tanto che mi vengano attribuiti lavori non miei. Ora è di moda, non per merito mio ma perché è uno stile che affonda le radici su delle esigenze ben precise che io sono riuscita ad individuare in tempi favorevoli solo grazie ad una ricerca approfondita. Le immagini hanno un potenziale comunicativo infinito, per questo ogni strategia di marketing, qualsiasi sia il prodotto, deve prevedere un capitolo dedicato alla grafica e alla fotografia.

Qual è, a tuo parere il futuro di Facebook? E delle aziende su Facebook?

Facebook ha fatto la storia, ci ha aiutati a portare la nostra vera identità su internet. Ricordiamoci com’era internet dieci o dodici anni fa: un sottobosco ombroso di nickname e identità alternative, utilizzare il proprio nome ed il proprio cognome era molto raro. Facebook è nato come la più grande reunion degli ex compagni di scuola di tutto il mondo, e a chi non piacerebbe fare un aperitivo con chi non vedi da anni e poter sbirciare nelle loro vite, impicciarsi sugli avanzamenti di carriera altrui, le vacanze ed i fidanzamenti e dare finalmente anche sfogo al proprio lato narcisistico mettendo in mostra i nostri successi! Tutto favoloso, ma dopo più di sei anni di foto delle vacanze, farmville, bufale, inviti ad eventi dall’altra parte del mondo e richieste disperate di like da parte delle aziende, Facebook inizia a perdere il lato fascinoso che ci aveva conquistati tutti. Il punto è che il Facebook di oggi non somiglia neanche lontanamente al Facebook del 2008, né nell’aspetto né negli intenti e trovare contenuti di qualità è sempre più difficile – a meno che non si selezionino attentamente le amicizie, ma in quanti lo fanno? – e sarà dura reggere il confronto con colossi come G+ e Twitter. Facebook ha la forza dei numeri ma non più dei contenuti.

Se le sorti di Facebook dipendessero da me, la mia strategia sarebbe introdurre il tasto ‘dislike’. Ora non c’è contraddittorio su Facebook, se non ti piace qualcosa devi prenderti la briga di scrivere un commento negativo, mentre se l’elemento pubblicato ti piace, basta uno spensierato clic. Non è un sistema equilibrato ed è troppo lontano dal nostro modo di comunicare. Ora che siamo tutti tecnologicamente più adulti e conosciamo meglio la piattaforma, possiamo gestire interazioni più complesse che si verrebbero a creare con il ‘dislike’. Più importante di tutti, non vedremmo più status come ‘oggi ci ha lasciato Fido, il nostro amato labrador’ con una manciata di like decisamente fuori luogo. Tra l’altro l’aggiunta del tasto ‘dislike’ darebbe all’algoritmo un indizio in più per definire l’efficacia dell’elemento condiviso. Zuckerberg farebbe bene a lavorare ancora sull’algoritmo per non perdere una fetta significativa di utenti di qualità. Troppe aziende su Facebook sono ancora focalizzate all’aumento della base fan e del numero di condivisioni e mi piace. Investire in Facebook oggi significa avere a che fare con un algoritmo che può penalizzare e che a volte – spesso – va domato con ulteriori investimenti in ads. Il rischio è poi di trovarsi una community che non è mai di proprietà della nostra azienda, di cui sappiamo poco e su cui dobbiamo continuamente investire per far sì che vengano visualizzati i nostri contenuti. Facebook si comporterà meglio nei confronti delle aziende quando queste ultime saranno meno voraci verso Facebook, quando cercheranno interazioni di qualità e la smetteranno con la disperata caccia al numero. Investire nel proprio sito e blog, gestire i social con contenuti di qualità genuinamente dedicati ai propri clienti reali e potenziali. Questa è la vera formula da cui ripartire. Tutto il resto è effimero perché legato ad algoritmi e numeri.

Se dovessi portare ai mondiali la nazionale dei Social Network, chi convocheresti?

Convocherei ad occhi chiusi Twitter nel ruolo di portiere, perché è agile, veloce e può captare tutti i tiri in porta che arrivano sotto forma di menzioni, ma anche tiri meno diretti che però interessano la nostra area, intercettabili grazie alla splendida ricerca per parole chiave. Twitter sa anche far ripartire il gioco e organizzare bene la squadra, grazie all’utilizzo degli hashtag. Sulle fasce laterali punterei su un esordiente: Medium. Figlio d’arte, è in forma smagliante con le sue foto a tutto schermo e la semplicità del wysiwyg, è forte nel gioco di squadra grazie ai blog interni e alla possibilità di aggiungere commenti all’interno dei paragrafi, fa girare bene la palla avendo un certo potenziale virale grazie al suo semplice tasto “recommend”. Fresco di app, può fare la differenza. A centrocampo chiamerei G+ e la sua bella interfaccia. È una scommessa perché il ragazzo ha tutti i numeri per esplodere ma non lega con buona parte dei tifosi che lo considera un raccomandato. È molto elegante in campo con la sua interfaccia impeccabile sia nella versione browser che mobile, non è mai al centro di scandali grazie all’utilizzo delle cerchie e verticalizza bene il gioco grazie a menzioni e hashtag.

I ragazzi del Collettivo Community Manager Curva Nord credono molto in lui. Il problema è che ancora in pochi gli passano la palla. In attacco convocherei Facebook sulla fiducia, perché ha l’esperienza di tanti anni e un miliardo di utenti, in più anche se a volte non brilla non si può dire che non sappia adattarsi e si sa, in campo vince chi cambia. Facebook sa e può concludere, ma l’ingaggio è veramente alto e in società c’è chi si chiede se non valga la pena investire in qualche emergente e lasciare a casa il colosso. Io ho deciso di dargli ancora fiducia. Allenatore, senza pensarci neanche su: il blog.

Credits:

www.lunamargherita.com
@lunamargherita
fb.com/lunamargherita

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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