Mi chiedono se io abbia mai fatto follie per amore. Beh, vi posso garantire che ne ho fatta più di una, ma ve le risparmio. L’ultima l’ho fatta oggi. Sono partito alle 7 di mattina dalle Marche, dopo una settimana in giro per l’Italia, per venire a veder giocare il Bari. E ne è valsa la pena. Eccome se ne è valsa la pena. Non solo per la partita in sé. È da un po’ che lo ripeto: non è il risultato che conta. Ovvio, ormai ci crediamo, siamo ad un punto dai play off e sarebbe un delitto pensare il contrario. Ma davvero non è questo a renderci ebbri di felicità.

Mangio di corsa, un po’ come si faceva una volta. La bragiuola di fretta, la zeppola al volo, prima di uscire di casa. Non si gioca più di domenica, ma per un giorno mi sembra di essere tornato indietro di anni. Arrivo alle 2.20 e lo stadio e già pieno. Entro, e constato che non c’è più un posto libero, in curva. Resto in piedi a godermi lo spettacolo di 30.000 persone che cantano Bari grande amore. Canto anche io mentre lei mi guarda e pensa: “Ma dove l’avete tenuto nascosto tutto questo amore?“. Lei non è di Bari, lei non è mai stata in uno stadio vero. Lei stenta a credere a quello che sta vedendo. Pronti via e l’entusiasmo diventa boato.

Sciaudone si inventa una galoppata sulla fascia e lascia il suo avversario sul posto. Mette in mezzo un pallone docile che Joao Silva deve solo accarezzare e appoggiare in rete. Un tocco delicato che provoca un esplosione. Di gioia. La respiri. La senti. La vedi negli occhi dei tuoi vicini. Marco, Mauro, Gianluca. Non sapevo nemmeno chi fossero fino ad un anno fa. Gianluca lo vedo per la prima volta oggi. E sapete come ci siamo conosciuti? Grazie a questa rubrica. Grazie al Bari. Ci abbracciamo perché c’è qualcosa di forte che ci unisce.

Ma non si può spiegare se non con le parole di Hornby: non supereremo mai questa fase. Il primo tempo invece scorre via senza sussulti e con qualche paura. Bisogna fare il secondo gol altrimenti si mette male. E infatti, all’inizio del secondo tempo il Bari è nervoso. Guarna sbaglia un’uscita e se la prende con l’arbitro. Per poco non prendiamo gol. Poi un calcio di punizione dal limite. Galano soffia sul pallone. Che si insacca alle spalle del portiere. Due a zero. La corsa di Galano sotto la nord, dall’altra parte del cielo. Alberti chiama una sostituzione. Galano deve uscire. Un attimo, c’è un’altra punizione, aspettiamo. Stavolta il nostro Robben calcia dalla parte opposta. Ma il risultato è lo stesso. Tre a zero e delirio. Sciaudone arringa la folla, come solo lui sa fare. Riprendiamola questa serie A. 

Il tempo di accorgermi che la curva, lo stadio, è piena di bambini e di famiglie. Due stupidi litigano, il resto dello stadio fischia, vuole solo divertirsi. Finalmente. L’arbitro fischia la fine, nessuno vuole andare via. Hanno tutti voglia di festeggiare ancora. Anche i giocatori, che fanno un giro d’onore. Non chiedono l’applauso, sono loro che vogliono applaudire. Un pubblico così non l’hanno visto mai, sono loro i primi che stanno vivendo un sogno. Nessuno l’avrebbe mai pensato sei mesi fa. Lo vedi dalle loro facce. Increduli, giovani e sognatori. Come noi. Perché finché non supereremo questa fase resteremo bambini. Per sempre. È la magia del calcio, anche quando non ci credevi più. Forza Bari.

 

 

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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