Se parli come un politico e fai il pubblicitario, probabilmente hai sbagliato mestiere. Se tratti i tuoi soci come numeri e li leghi a te nemmeno fossi una banca, non ti lamentare che poi questi stessi soci scappino via. Ho aspettato cinque anni per dire la mia. Non vorrei passare per presuntuoso, ma ho semplicemente aspettato di potermelo permettere. Mi spiace, ma in questo post non sarò tenero. Prima di tutto con me stesso. Ho fatto l’errore, circa cinque anni fa appunto, di iscrivermi a TP, quella che viene pomposamente descritta come la più longeva associazione del mondo della comunicazione. Sostituite la parola longeva, con la parola vecchia, e avrete un’idea più realistica della faccenda.

TP è vecchia, ed è giusto fallisca. Senza mezzi termini. Non offre alcun vantaggio ai propri soci, non organizza momenti di formazione migliorativi, non crea relazioni e sinergie, non ha la minima idea di cosa siano i social network e, cosa ancora più grave, chiede contributi altissimi a fronte del nulla. Per uscire da TP devi mandare raccomandate in giro per l’Italia. Raccomandate che vengono ignorate e così tu ti ritrovi a pagare un’altro anno di quote. O peggio ancora ti ritrovi alle calcagna una società di recupero crediti. Non che la cosa mi dia fastidio, pagherò perché gli impegni vanno onorati, ma nessuno si sorprenda se la più longeva associazione del mondo della comunicazione muore e il CDA scappa.

Non commenterò le dichiarazioni di Biagio Vanacore, sulla crisi di TP, vi basterà leggere il suo comunicato di settembre su Affari Italiani per farvi un’idea. Mi limiterò a dire, senza fare markette a nessuno, che esistono network veri, gratuiti e open, dove davvero si creano occasioni di business, si sta insieme volentieri e le idee si trasformano in progetti reali e non in aria fritta. Non è un mistero che il sottoscritto faccia parte del network Fiordirisorse, non mi paga nessuno per parlarne ma soprattutto io non pago nessuno per starci. Precisazione banale ma non scontata. Le attività di FdR le trovate su Google, non c’è bisogno che ve le racconti io e si alimentano grazie all’entusiasmo di chi partecipa ai momenti di formazione, ai momenti informali (aperitivi, cene, pizze) al Master (o mUster).

Dove sono questi momenti in TP? Qualcuno me li ha tenuti nascosti? Come pensava “la più longeva associazione del mondo della comunicazione” di convincere i propri soci a restare? In manienra coattiva probabilmente. Ma posso assicurarvi che non funziona. Pagherò i miei arretrati, manderò le mie belle raccomandate di andata e ritorno e li saluterò. Loro nel frattempo si arrovelleranno in Statuti e Comunicati, chiedendo aiuto ad enti e istituzioni e magari pure a qualcuno in Parlamento. Ignorando nel frattempo il parere dei propri soci e il perché la gente lascia. Avrei pagato volentieri 150 euro al mese per migliorarmi nel mio mestiere. Io, Scroodge per un giorno, mi auguro che nessuno li aiuti. Perché il vero driver del cambiamento è il Valore, non lo Statuto. Addio TP, non è stato bello per niente. 

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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