Lui arriva di corsa, trafelato, sul primo binario. Quello dei saluti romantici, degli abbracci disperati. Noi siamo già seduti nel nostro scompartimento, intenti a scartare merendine e a strappare il domopack che avvolge improbabili panini con la frittata. Un viaggio è un viaggio, specie se vai a vedere il Bari a Milano. Claudio corre, con il suo zaino. Fa cenni con la mano. Aspettatemi. Come se fossimo noi a decidere l’orario di partenza di quel treno.

Claudio, per gli amici Pedone. Centrocampista dai piedi buoni e dal cervello fino, molti gol all’attivo nei campionati del Di Cagno Abbrescia. Capitava spesso, durante quegli anni, di chiamare gli amici o i compagni di squadra come i giocatori del Bari. E così quello bravo a tirare le punizioni diventava Mazzarelli. Quello rapido e inconcludente Osmanovsky. Il biondo e bello Knudsen. E così via. Pedone è in ritardo, ma riesce a prendere quel treno.

Ci aspetta una notte di viaggio. Stazioni su stazioni. Espresso notte, e quando ti passa. Un elenco infinito di posti dimenticati dal signore. Stazioni che oggi, forse, non esistono più. Da Bari a Milano per conoscere meglio i tuoi amici e legarti a loro con racconti che non dimenticherai mai. Quelli di Vito, di Fra, di Giovanni. Di Cristiano, che da grande vuole fare lo scrittore e sogna un calcio più romantico. La stazione di Milano è imponente, come sempre. Ci godiamo l’aria frizzante del novembre milanese e le prime pagine di una Gazzetta dello Sport che annuncia la riscossa nerazzurra dopo la sconfitta con La Juve.

Gigi Simoni lascia Ronaldo in panchina, il fenomeno non si è ancora ripreso dall’assurda notte di Parigi, uno dei più grandi misteri del calcio moderno. Cosa successe davvero prima della finale mondiale? Al suo posto gioca Kanu, e affianca l’ex Ventola. Fascetti si affida ai suoi fedelissimi. Alle sgroppate di Zambrotta, al dinamismo di Madsen e ai contropiedi di Osma. Davanti il solo Masinga, vero incubo interista. La curva ospiti è un vero spettacolo. Baresi di Pavia, Modena, Bologna, Milano. Baresi di provincia, con un dialetto e una cadenza diversa, ma sempre baresi.

L’Inter parte forte, ma è un fuoco di paglia. Garzya e Neqrouz mettono la museruola agli attaccanti avversari, Mancini controlla, senza nemmeno dover ricorrere ai miracoli dell’ultima esibizione a San Siro, quando Ronaldo pensò di aver trovato un marziano sulla sua strada. Fascetti intuisce che con la dovuta pazienza si può cogliere qualcosa di più di un pareggio. Siamo in avvio di ripresa e Madsen lascia sul posto Zanetti (sì, succede anche questo). Cross basso verso il centro dell’area, dove Zambrotta anticipa Colonnese e fulmina Pagliuca con un diagonale che gli si infila sotto le gambe. Il boato dello stadio ci fa capire che i baresi non sono solo in curva. Un minuti dopo, Osmanovsky semina West e trova Masinga. Il gol del sudafricano però è annullato per fuorigioco.

Simoni si gioca la carta del fenomeno, ma questa volta i fenomeni indossano la maglia del Bari. Ancora un cross danese (questa è la più bella partita di Knudsen che io ricordi), ancora un anticipo a centro area. Masinga ci mette la sua firma anche stavolta. Pedone mi abbraccia. Io abbraccio Fra e Giovanni. Giacomino si rotola per le scale. Stiamo vincendo 2 a 0 a San Siro. Sono questi i momenti in cui non senti la fatica di una notte di treno. Decidiamo di lasciare lo stadio. Genialata. Ronaldo si guadagna un rigore, e lo trasforma, mentre noi siamo intenti a dimostrare ai poliziotti che non siamo venuti a Milano con gli Ultras e che dobbiamo prendere un treno. Ci fermiano a soffrire con la squadro fino a quando Masinga, ancora da opportunista, mette il piedone destro nell’azione del terzo gol del Bari e chiude la partita. Almeno per noi.

Giusto il tempo di uscire da San Siro e apprendere da un venditore di magliette taroccate che l’Inter ha accorciato ancora con Colonnese. Cazzo, e noi siamo fuori dallo stadio ormai. Come se la nostra assenza privasse Mancini di un difensore in più. Ci fermiamo a soffrire lì con il venditore che, per ragioni opposte, resta incollato alla radiocronaca di Tuttoilcalciominutoperminuto. Avversari rispettosi fino alla sentenza finale. Attenzione: finale da San Siro. Il Bari ha battuto l’Inter per 3 a 2, a te Ameri. Ci abbracciamo, con rispetto verso chi ci ha permesso di ascoltare il concitato finale di partita. Questo Bari fa sognare e chi se ne frega se davanti a noi c’è un’altra notte di treno, panini diventati ormai sassi, e controllori stronzi che ti svegliano nel cuore della notte.

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di Cristiano Carriero

 

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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