Prima che iniziate a leggere voglio avvisarvi che questo non è un post sugli 883. Dei quali però ammetto di conoscere discografia e storia. Sono diventato maggiorenne alla fine degli anni ’90 e di conseguenza sono stato traviato da canzoni quali Come mai e Nessun Rimpianto. Ho ballato Nord Sud Ovest Est muovendo le braccia in alto, in basso, a destra e a sinistra, sono rimasto seduto in una stanza pregando per un sì, e pure più di una volta. Anzi, adesso che ci penso, sono più le volte che l’ho fatto per il semplice gusto di soffrire, ma di questo ne ho già parlato in un altro post.

Gli 883, dicevo. Lunedì sera becco in tv questo bel servizio su Rai 2, un programma chiamato “Emozioni“. Lottando tra il sonno e la veglia, tra la voglia di andare a letto e quella di cazzeggiare un altro po’ con lo smartphone, nell’inferno delle notifiche di Facebook, Twitter e Whatsapp, inizio ad appassionarmi a questa storia. Una storia che conosco già, ma devo ammettere che il programma è ben confezionato. Fiorello, Cecchetto, Max e Repetto si confidano, si lasciano andare e la voce fuori campo gioca con i loro racconti in maniera essenziale, leggera, alternando canzoni e parole. Che ci piaccia o no gli 883 la nostra storia l’hanno cantata. Certo, non tutti abbiamo cantato con loro (e meno male) ma non si può negare che la loro breve carriera, soprattutto a cavallo tra il 1992 e il 1995 sia stata costellata di successi incredibili. Dischi d’oro, Festivalbar, tormentoni. La gente li acclamava, le piazze impazzivano, le radio passavano le loro canzoni, gli adolescenti (noi, cazzoni di oggi) crescevano. Male.

Chi mi conosce sa che sono particolarmente sensibile al tema del successo che ti travolge e non ti lascia libero di vivere le cose più semplici e belle della vita, soprattutto ad una certa età. E d’altronde su questo tema ci ho scritto un romanzo intero, Domani no, una storia nella quale Mauro Repetto, viene nominato più volte. L’ho sempre adorato, il biondino degli 883. Per molti era un cazzone, per me era una ventata di ottimismo. La sua presenza sul palco era tutt’altro che inutile. Si dimenava come un ossesso, non sapeva ballare, ma si cuciva le canzoni addosso e le gettava in faccia alla gente. Quelle canzoni che lui stesso scriveva. Ok, non stiamo parlando di grandi cantautori, ma i suoi testi hanno contribuito a vendere milioni di dischi e hanno dato al suo amico Max una sorta di rendita eterna. Vi dice niente questo incipit: Le notti non finiscono, all’alba nella via.

Ma arriva un momento in cui Mauro Repetto si sente prigioniero del successo, non riesce più a gestirlo, a suo dire non si diverte più. E scappa. Dà appuntamento a Max dopo la vacanze di Pasqua, e non torna più. Si innamora di una modella che non gliela darà mai, la segue in capo al mondo e si inventa di nuovo, sbagliando. Mi ha colpito molto questo passaggio dell’intervista, quella nella quale Repetto ammette tutti i suoi fallimenti: il produttore che lo aggira promettendogli un film e scappando con i soldi, l’album da solista (Zucchero filato nero, il titolo avrebbe meritato di più), e altri goffi tentativi a stelle e strisce. “Ho preso bastonate dappertutto – dice senza rimorso – ho perso ovunque 4 a 0“. Finirà a fare l’animatore a Disneyland, ma non è questo il climax della storia. Romantica è l’uscita di scena, romantico il non avere mai avuto rimpianti. Mai e poi mai Mauro Repetto ha parlato della sua fuga come di un errore. Eccola, la bellezza. Ritornerà sul palco, qualche anno dopo, a salutare Max, ma solo per un attimo. Niente più balli per lui, niente danze, niente carrozzoni. 

La storia del biondino degli 883 (che oggi non è più biondo) è quella di un ragazzo che si è sentito travolto dal successo. Che è fuggito, che ha riprovato, che ha fallito, e non ha fatto nulla per nasconderlo, in un epoca in cui tutti cantano i propri successi e nessuno considera i fallimenti. Ha preso coraggio e si è messo alle spalle una gloria sicura, destinata a durare chissà quanti anni ancora. Ha anticipato i tempi, a suo modo ha contribuito a rendere quel periodo mitico. Insomma, come scriveva ieri Max Trisolino (a lui devo il titolo e l’idea di questo post) l’unico che ha capito tutto è Mauro Repetto. Forse non resterà nella storia per le canzoni e per i  balletti, ma io su un personaggio così ci scriverei un romanzo, se solo non ne avessi già scritto uno simile. Sebbene Ernesto, il protagonista di Domani No, possegga caratteristiche, sfumature e tratti molto diversi da quelli di Mauro. Ma questa è un’altra storia, se vi interessa potete leggerla altrove. 

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

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