Ecco, devo ricordarmi agli amici di studenti.it di aggiornare il sito. E non solo a loro. Ho provato a cercare su Google “Sbocchi laureati in lettere” e credo di essermi perso qualcosa. Ora, non chiedetemi per carità cosa mi spinge in un periodo di crisi occupazionale come questo a lanciare un messaggio di speranza. Per di più fuori piove e io sono metereopatico, quindi niente ironie per cortesia. Vado al punto, come mi sono auto-insegnato. E sì, perché puoi prenderti tutte le lauree che vuoi ma poi “il mestiere” qualunque esso sia, lo impari sul campo. Sbagliando. E anche questa è una notizia. Per una volta vi invito a credere in un luogo comune.

Sbagliando (e pagando) si impara. Quando mi sono laureato in lettere un tipo, dopo avermi stretto la mano per gli auguri di rito, si è girato verso la moglie per dire “un disoccupato in più“. Non la scorderò mai quella scena. Forse se mi avesse detto “Complimenti dottore” a quest’ora starei a casa a grattarmi la pancia e a guardarmi l’ombelico. Invece no. Dovevo vendicare quell’affronto. Ma non avevo molte scelte, la metà delle possibilità che ci sono adesso non esistevano. Ho brancolato nel buio, ho studiato il marketing, ho fatto uno stage in azienda, ho fallito. Diciamolo chiaro e tondo, perchè poi sono tutti bravi a dire: “non c’era budget, non sono stato capito” e stronzate simili. Io ho fallito, e me ne vanto. A 26 anni può succedere. Forse mi succederà anche a 40. Perchè per indole non mi accontento mai. Ed è molto facile che chi non si accontenta fallisca, prendete nota. Però credo che un ragazzo oggi debba rischiare per farsi notare. E rischiare significa anche scegliere una facoltà controtendenza. Scegliere una propria passione e portarla avanti.

Parlo a te che hai scelto lettere e ti stanno facendo il lavaggio del cervello: non c’è lavoro, c’è la crisi, non ci serve chi sa scrivere. Non sai quante volte ho sentito questi discorsi, persino quando la crisi non c’era. E insieme alla crisi non c’era Facebook, i siti internet erano agli albori, i blog venivano chiamati “blob” senza che nessuno storcesse il naso. Le aziende adesso hanno bisogno di te ma non vogliono dirtelo. Di te che sai scrivere, di te che studi, che conosci l’arte della diplomazia, che sai destreggiarti tra la storia, la geografia, il cinema, il mito, lo sport e l’arte. Che sei curioso, che ami le lingue e le sai parlare. Che sai essere formale e informale, che sai usare toni e registri diversi (prima lezione di italiano, quarto ginnasio, alla faccia di chi diceva che ero distratto).

Le aziende non lo ammetteranno mai, ma ti stanno cercando per evitare di fallire. Ovvio, se ti dicessero che ti cercano poi dovrebbero pagarti, e bene, ma questo è un altro discorso e io non starò qui a farti discorsi su come venderti meglio. Dovrei imparare io, prima. La piccola rivincita dei laureati in lettere passa attravero lo studio e la specializzazione. Attraverso i fallimenti, come vi dicevo. Attraverso i tentativi. Attenzione non vi sto dicendo che una laurea umanistica vi trasforma in scrittori, anzi. Ho visto molti laureati scrivere peggio di chiunque altro, con l’aggravante della presunzione. Gli scrittori sono merce rara e chi mi conosce sa che mi guardo bene da reputarmi tale. Al massimo mi ritengo uno scrivente, non saranno due libri a cambiarmi la vita.

E non vi sto neanche dicendo che i social network sono la svolta dell’umanità. Probabilmente tra qualche anno tutto questo sarà già finito, i social che puntano su immagini e foto (vedi Instagram e Pinterest) prenderanno il sopravvento su quelli testuali come Twitter e Facebook che già con la Timeline assume tutt’altro significato. Ma il fermento di questi tempi deve insegnarci una cosa precisa: bisogna saper cogliere il cambiamento. Cinque anni fa il lavoro che faccio adesso non esisteva. Tra cinque anni verranno fuori altri mestieri che nemmeno immaginiamo, ora. Eppure siamo lì a difendere con i denti il nostro “formaggio“, a chiedere tutele per lavori che non hanno più senso di esistere (è dura di dirsi, ma è così) e non investiamo tempo per crearci nuove strade.

Nell’immaginario collettivo la laurea umanistica viene ancora vista come un qualcosa di arcaico, più sentimentale che spendibile. Io credo che non sia così, e stasera vorrei parlare, ad uno ad uno, con tutti quelli che in preda alla follia, al sogno, e all’incoscienza, hanno deciso di iscriversi a questa stupenda facoltà. Una facolta che, una volta nella vita, incomincia persino a darmi anche qualche soddisfazione. Eppure un giorno mollerò tutto e farò l’insegnante. Ve lo prometto.

 

Content & Community manager. Storytelling addicted. Scrivo markette per campare e romanzi per passione. Un giorno invertirò la tendenza. Domani no.

41 Comments —

  1. Ti devo molto per questo post. Poi girando per il tuo blog ho scoperto una foto di Savicevic (stra-tifo milan) che sei barese (mia mamma è di Barletta) che abiti a Jesi (io sono nata a Fano).

    Stasera sono stata assalita dal panico pre-esame. E’ il terzultimo che manca alla mia laurea in Lettere, Triennale, con una tesi in Editoria Multimediale (la tesi dovrebbe essere una raccolta di alcuni racconti e articoli scritti da me. L’idea non è stata mia, ma del mio relatore. I racconti stento a metterli, perché ho una fifa nera.)
    Ho lasciato gli studi a tratti per lavorare (giornali, teatro, ufficio stampa, ho pure vinto un concorso letterario) accumulando anni in fuoricorso. Adesso ho 29 anni e sono agli sgoccioli, in tutti i sensi.

    Magari domani finisce il mondo, ma mi hai ridato la voglia di fare, di appoggiarmi su quello che so e in quello che credo di poter fare.

    scusa se ho scritto con i piedi, ma sono le quattro.

    Grazie

    • Ciao, questo articolo mi ha colpita moltissimo e mi ha dato tanta speranza per il futuro 🙂
      Ti racconto la mia storia: sono una ragazza di 20 anni, del Sud e attualmente studentessa di Lettere Moderne, sempre in Campania. Quando mi sono iscritta avrei voluto andare a studiare a Roma, perchè secondo le mie ricerche la Sapienza sarebbe stato l’Ateneo ideale per aiutarmi a realizzare il mio sogno, ossia quello di diventare giornalista. Sono rimasta in Campania per via delle reticenze dei miei genitori (che per due anni hanno cercato di scoraggiarmi e per un (buio) momento ci sono anche riusciti) e anche a causa delle difficoltà che i miei genitori avrebbero avuto a mantenermi fuori dato che ho altre due sorelle, sempre universitarie e una delle due studia in un’altra città. Ho dovuto quindi “sacrificare” almeno l’idea di Roma, ma ho ripreso in mano la mia vita e mi sono iscritta a lettere moderne.
      Appena mi sono iscritta e ho trovato il coraggio di credere in me stessa, ho ricominciato a scrivere, cosa che avevo abbandonato perchè il disfattismo altrui mi aveva lentamente tolto anche la forza per immaginare. Non ho ripreso completamente il controllo della mia penna, ma ci sto lavorando. Sono stati anni molto duri per me, per quanto all’occhio esterno possano sembrare irrilevanti. Ho sempre avuto un legame fortissimo con quello che scrivo e con i libri, quindi crederlo perso mi ha non povo destabilizzata. L’impatto è stato talmente forte che a volte ci ripenso e un po’ sono orgogliosa di me che ho ritrovato il coraggio di investire nel mio sogno. Sarà forse quest’idea di sentirmi ogni giorno quasi come una miracolata che mi fa venir voglia di dare ogni giorno il massimo per quello che faccio e non ti nascondo di non esser stata mai cosí serena con me stessa in vita mia, almeno da questo punto di vista. So che la strada dopo sarà complicata, probabilmente falliró, ma lo schianto vale la corsa, quindi voglio farlo. Voglio provare a studiare giornalismo in america, anche se per adesso non ho ancora mai collaborato con un giornale e/o con un blog.
      Colgo anche l’occasione (tanto vale) per propormi come “allieva” (non dico assistente perchè come ti ho detto non ho ancora esperienze) per collaborare con tuo blog e/o chiunque di tua conoscenza che dovesse magari averne bisogno. Per adesso sto studiando e spero un giorno di poter pubblicare anche i miei romanzi 🙂
      Grazie mille per l’articolo illuminante
      Gabriella

      • Ciao Gabriella, scrivi bene e si percepisce subito. Anche nella forma, che è importante. La tua storia è interessante, ma per natura mi interessa molto la parte “futuro”. E io lo vedo tanto stimolante: i tuoi sogni e i tuoi obiettivi sono meravigliosi. Per qualunque cosa ci sono. Aggiungimi a Facebook o lasciami la tua mail in privato, un modo per collaborare lo troviamo. Non cerco allievi, ma persone valide disposte a condividere progetti con me, sì. In continuazione.

  2. Ciao Ilaria, grazie a te per le bellissime parole.
    Sono felice che tu ti sia persa (spero con piacere) all’interno del blog. Credo che il tuo percorso sia estremamente interessante, nonostante le difficoltà, le soste, le deviazioni. Fatti sentire quando finisci gli studi (se non finisce il mondo prima:)

    grazie,

  3. Anch’io ti devo molto per le tue parole. Ho 36 anni, ho studiato storia contemporanea perché volevo insegnarla, ma non perché l’insegnamento è un posto comodo, sicuro, con 3 mesi di ferie l’anno. No, io ero ( e sono) convinta che la storia sia importante e che quello fosse il contributo che potavo dare per ottenere un mondo migliore. Pochi esami prima della laurea mi sono ammalata di un male grave e raro che colpisce il sistema nervoso centrale. Con disperazione ho lasciato i miei studi, ma appena potuto li ho ripresi. Sempre lettere, non più storia (l’università più vicina, in cui possa fare la pendolare non ha questo cdl tra i suoi e non posso più permettermi di cambiare città e pagare un appartamento. Leggero cambio di rotta: scienze e tecniche del turismo culturale (sempre lettere). A quasi 40 anni ho avuto tutto il tempo per decidere, valutare la realtà, capire che ci si deve mantenere ecc, però..è vero, come dici tu, che bi9sogna saper rischiare e mettersi in gioco. Credo nella validità delle facoltà umanistiche e penso che non avrei ricavato granchè a fare, ad esempio, la commercialista. All’università, studiando (perché anche le facoltà scientifiche, sempre ritenute + difficili, si affrontano studiando. L’unica facoltà davvero difficile è quella che non ti piace!) magari sarei riuscita anche a diventare altro, ma come avrei vinto nella giungla del mondo del lavoro? come l’avrei anche solo potuta affrontare, circondata da gente che quel mestiere ha scelto di farlo per passione, mettendoci impegno e dedizione? Preferisco essere un ottimo letterato, anziché un mediocre avvocato/commercialista/ingegnere e quant’altro..Scusa il lungo sfogo, ma anche io sono stufa di occhi che ti guardano con compassione dicendoti “tanto a te non serve quello che studi..)!

    • Grazie Elena per il tuo commento. Più passa il tempo (questo post è del 16 aprile) più mi convinco che valga la pena approfondire questo tema. Ogni giorno le aziende chiedono a dipendenti (con tutto il rispetto) poco formati quali ingegneri, programmatori, economisti, di produrre contenuti per il web. Chiedono anche che questi contenuti siano interessanti, fruibili, condivisibili. Eppure la fuori ci sono migliaia di laureati in lettere o in filosofia che questo lavoro potrebbero impararlo partendo da basi sicuramente più solide. Il mondo del lavoro è una jungla, è verissimo, ma noi dobbiamo essere bravi a proporci cercando di risolvere problemi. Il letterato moderno non è un topo da biblioteca. Deve saper individuare chi ha bisogno di lui e trovare la maniera migliore per proporsi. Come dice sempre il mio amico Sebastiano Zanolli “se bussi alla mia porta e mi chiedi un lavoro non te lo do, ma se mi dici che mi puoi mettere in ordine il giardino, allora ne parliamo”. In bocca a lupo per la tua laurea e complimenti per la grinta. Ne avessi io metà della tua mi metterei in discussione ogni giorno:)

  4. Ciao, complimenti per l’articolo. Sono una neodiplomata che si accinge ad entrare nel mondo dell’università. Nel mondo umanistico. I miei professori dicono di non sprecare la mia intelligenza in questo settore. Naturalmente conoscono l’odissea che vivono tanti precari e sono cresciuta vedendo dinanzi ai miei anni di studio solo buio, pensando che in Italia non c’è posto per noi. Pensando che la libertà non esiste perchè non possiamo scegliere ciò che ci piace davvero ma ciò che vuole il mercato. Questa situazione mi abbatte ancor prima di entrare nel mondo universitario. Ma queli opportunità ci sono per un laureato in lettere o storia?

    • Ciao Clelia, grazie mille per i complimenti.
      Io posso solo riportarti la mia esperienza, non ho formule magiche, ne assunti assoluti. Una volta conseguita la laurea ho cercato di specializzarmi ancora di più in quello che mi piaceva fare: scrivere. E questo nonostante i colloqui andati male, i recruiters che dicevano che “la mie competenze non erano richieste” e mia madre che un giorno sì e un altro pure mi diceva di fare un concorso. Oggi sono diversi a cercarmi per avere dei testi e anche le azienda stanno investendo su questo genere di figure, quelle che si occupano di contenuti. Ovviamente non basta. Se sappiamo scrivere ma non siamo evoluti tecnologicamente e non lavoriamo sul personal branding, in pochi si accorgeranno di noi. Il mio consiglio è quello di seguire davvero le tue passione, resistere ai compromessi (almeno finché te lo puoi permettere) e puntare a fare ciò che ti piace fare.

  5. Ciao! Sono una ragazza di 28 anni, mi sono laureata in scienze della comunicazione nel 2008 e perchè non trovavo lavoro e tutti mi dicevano che era una laurea inutile mi sono specializzata in lettere moderne nel 2012. Da più di un anno sono disoccupata, per di più a luglio mi sposo e ho paura di non poter lavorare a vita, sia per mancanza di lavoro, sia per impegni familiare. L’idea di vivere la vita tra casa e famiglia mi terrorizza, ma nonostante mi impegni a mandare curriculum e a fare colloqui, non riesco a trovare niente.
    Tu sei riuscito a creare un blog e a fare quello che hai sempre desiderato, scrivere, ma non riesco a capire in che modo riesci a guadagnare e a vivere senza avere paura del futuro.

  6. Ciao Floriana, è sempre difficile elargire ricette per un successo che, in realtà non esiste. Il mio sogno era insegnare ma, un po’ per pigrizia (la Siss troppo lunga) o per mancanza di stimoli non ho approfondito. Però ho scoperto che scrivere mi piaceva, e soprattutto mi sono messo nei panni dei lettori per capire cosa volevano leggere e come potevo propormi in ambito aziendale. Le aziende oggi hanno bisogno di comunicare in maniera più umana, le conversazione stesse devono suonare “umane” ed ecco che per noi laureati in lettere si apre una piccola possibilità. Per cavalcarla però bisogna fare un piccolo compromesso con la tecnologia. Continuare a leggere, informarsi, sperimentare nuove forme di comunicazione. Stringere rapporti sinceri. L’unico consiglio che mi sento di darti è quello di non mandare curriculum. E di non avere paura, anche se non è semplice. Scegli cosa ti appassiona e cerca un modo nuovo per farti notare: un blog, un video, partecipare ad eventi e corsi di formazione, chiedere ai tuoi punti di riferimento (in ambito professionale) di poter dare una mano. A me personalmente ha aiutato molto poter lavorare a fianco di quelli che consideravo i miei idoli. E non mi vergogno di dirti che l’ho fatto gratis anche se oggi si critica molto questa cosa. Diverso è quando diventi un professionista affermato. Allora sì che puoi alzare l’asta e mettere in chiaro che l’epoca delle collaborazioni è finita.

    Per qualunque info mi trovi anche sui social. Ah, a proposito, di scrittura sul web, ti faccio un regalo.

    http://www.slideshare.net/boavida22/storyteller-a-chi

  7. Ciao 🙂 che bello leggere un post “solleva morale” sulle lauree umanistiche! Sto per laurearmi in lettere (triennale) e vorrei continuare a studiare in campo editoria e giornalismo, ma in molti (sia nella vita reale, che quella virtuale) mi hanno detto: “Wao, bello…MA”… il solito MA di noi poveri studenti di lettere e simili! Credo sia davvero un peccato che nel nostro Paese non vengano effettivamente ritenuti validi tutti colori che studiano in questi campi… davvero dovremmo tutti studiare ingegneria? Anche a me piace scrivere e spero che con l’aiuto di internet (cosa che a quanto pare sta già succedendo!!!) le realtà editoriali possano sopravvivere e rinascere vittoriose! Che sia un’utopia? Dobbiamo fare i bagagli e partire verso Paesi in cui magari non ci considerano “laureati in lettere=prossimi disoccupati”? Chissà…
    J.

    • No, non dobbiamo fare i bagagli. Il nostro paese è questo. Che ci vogliano o no, c’è un enorme bisogno di noi, proprio qui. Si, lo so, sono stanca anche io di contratti a termine, scadenze brevi e progetti impossibili, ma continuo a credere in quello che faccio. Ti svelo un arcano: anche per gli altri laureati le cose vanno da schifo, e spesso loro sanno reinventarsi meno di noi che, perseguitati proprio da quel “bello, MA..” siamo abituati ad adattarci. Sono fidanzata con un ingegnere per l’ambiente e il territorio, con una specializzazione post leurea in tenciche T.R.I.Z. (acronimo inglese per “soluzione dei problemi delle aziende tramite l’innovazione”, ha lavorato all’estero con un progetto europeo sulle innovazioni. A progetto terminato (l’europa non finanziava +..) è rientrato ed ha fatto di tutto: ripetizioni, supplenze in scuole private, ha lavorato in un pub, collaborazioni di vario tipo. Ora vende assicurazioni…

      • Grazie Elena per il tuo commento! Sì, forse dobbiamo semplicemente crederci nonostante tutto, continuare a studiare e a fare esperienza come possiamo… però dispiace tutto questo in un certo senso perché a tutti piacerebbe trovare lavoro nel ramo in cui si è spesi anni di studio e invece ciò è quasi sempre improbabile e ti ritrovi a doverti “accontentare” :/

  8. Bello vedere questo post alimentato di speranza e voglia di emergere. Quello che posso dirvi io è che sono a disposizione anche in privato per rispondere a tutte le vostre curiosità e dare una mano concreta. Quello che posso fare lo faccio volentieri.

  9. Non so come siano arrivati gli altri a questo blog. Io ci sono arrivata nella maniera peggiore, scrivendo le cose che ormai mi sento dire ogni giorno e che ogni giorno alimentano sempre di più i miei malumori e la mia disillusione: “Chi studia lettere è un fallito”.
    Come sono arrivata a scriverlo e, peggio ancora, a pensarlo? Ho sentito troppe volte quei commenti compassionevoli quando spiegavo cosa stessi studiando, quelle risposte standard e un po’ scontate, quegli ” Ah bello, anche a me sarebbe piaciuto, però poi…”
    Come quando dici che da grande avresti voluto fare l’astronauta o il domatore di leoni, cose irrealizzabili, impensabili o ancora peggio inutili.
    Perché ci sono la scienza, la tecnologia, la finanza e poi ancora l’informatica e altre centinaia di cose più importanti, più impegnative, ci sono facoltà più difficili, esami più complicati e noi parliamo di cose impalpabili, senza consistenza, che nell’era della produttività non generano nulla di concreto.
    Ecco, agli occhi del mondo mi sento una fallita. Però poi, quando sono triste, penso a Seneca e a Montale e a Orazio e Majakovskij, e li ho, sono con me, so dove andarli a cercare. E forse il mio dolore è come attenuato, forse a qualcosa è servito. E lo tengo per me, che sono una fallita ma so soffrire meglio.

    • @elisacvetaeva “Però poi, quando sono triste, penso a Seneca e a Montale e a Orazio e Majakovskij, e li ho, sono con me, so dove andarli a cercare.” Questo tuo pensiero mi ha fatto tenerezza. Come ti capisco.

      Anzitutto è davvero un piacere conoscerti, Cristiano, e aver conosciuto questo blog. Anch’io, come qualcuno qui, ci sono arrivata cercando “laurea in lettere lavoro”, dopo aver passato giorni d’inferno nell’indecisione se riprendere o no il mio corso, dopo 3 anni di “pausa”. Ho accantonato l’università (senza tuttavia fare la rinuncia agli studi) perché mi stava rovinando la salute. Andando fuori corso mi sono scoraggiata, vedevo i miei coetanei laurearsi mentre io non riuscivo più a farmi piacere quello che studiavo, perché non era più la materia di studio che mi appassionava, era diventata una corsa contro il tempo, un mero dare esami e prendere voti sul libretto e e il ricatto del “se vuoi un lavoro decente”. Con una decisione soffertissima (ma ormai era in gioco la mia salute mentale) ho lasciato, provando una sensazione simile a un carcerato che si prende l’ora d’aria per fare quello che in cella non poteva fare: a parte lavoricchiare, ho fatto un corso di giornalismo, uno di dizione, ho preso diverse qualifiche informatiche, ho fatto teatro e cambiato due testate giornalistiche, con una delle quali, tra qualche mese, ottengo il tesserino da pubblicista (se tutto fila liscio). Ho pubblicato qualche racconto su qualche piccola rivista. E ho scritto un libro, anche se elettronico. Insomma, non mi manca – come vogliono farti credere sempre – la volontà, ma le giuste ragioni, la motivazione.

      E veniamo al presente. Ad oggi continuo a scrivere, e faccio uno studio matto e disperatissimo di vie d’uscita, di soluzioni, di modi per riuscire lo stesso, per realizzarmi nonostante l’università. Il mio blog è in costruzione. Ho capito che il mio obiettivo è scrivere, che abbia o no una laurea in lettere (so che può sembrare ovvio dirlo, ma l’idea di poter lavorare in un museo o in una biblioteca e sentirmi “qualificata” come gli altri mi attira di più che fare, ad esempio, la commessa). Per questo, ti terrò presente, Cristiano.

      E buone feste a tutti! 🙂

  10. Ho 18 anni,sto per finire il Liceo,Classico,che faccio?Rschio e mi butto su Lettere che sarebbe la mia vocazione o sto al sicuro e frequento economia? Dopo Lettere quali specializzazioni o master si possono fare? Grazie e grande!

    • Ciao! Sarò sincero: non credo che lettere sia un rischio. Come, al contrario, potrebbe esserlo economia. Nessuna delle due strade ti garantisce un lavoro, allora tanto vale fare ciò che ti piace. E farlo bene. Specializzazioni o master: dipende sempre da cosa vuoi fare da grande. Ti piace scrivere? Inizia a farlo subito, non aspettare. Studia e trova il tempo per praticare la scrittura su un blog, magari una testata giornalistica, con continuità. Per qualunque cosa sono qui, dimmi cosa vuoi fare e proverò a darti una mano.

      • Quoto in pieno la risposta di Cristiano. Non c’è momento difficile come quello attuale per dare consigli su quale sia la strada giusta, negli studi come nel lavoro. Oltretutto, come si dice nel film The Big Kahuna: “I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga.” Terza realtà: oggi ti devi inventare e reinventare continuamente, quindi i titoli lasciano il tempo che trovano.
        Ma soprattutto: “dipende sempre da cosa vuoi fare da grande”. Esatto, è proprio questo. Non farti fuorviare, Luke96, dagli obiettivi della società. Chiediti intimamente, in tutta sincerità, quali siano i TUOI. David McCullough dice: per una “vita in cui la felicità valga più del successo ottenuto a ogni costo, un’esortazione a cercare di raggiungere i propri obiettivi e non quelli imposti dalla società, un invito ad affrontare la vita seguendo i propri sogni e le proprie passioni”. Sono d’accordo con Cristiano, se quello che vuoi è scrivere non c’è bisogno di essere laureato: per fare questo mestiere devi scrivere e basta. Ma se per te la laurea è uno strumento, un mezzo, allora prendila.

        Grazie di esistere Cristiano, realtà come questo blog mi danno speranza.

  11. Innanzitutto vorrei farti i complimenti per il bellissimo articolo che mi ha, anche se minimamente, rincuorato. Amo le lettere classiche, il latino ed il greco, ed il mio sogno sarebbe insegnare. Ho però una paura enorme del futuro, di restare precario o, peggio ancora, disoccupato a vita, e di non trovare mai un lavoro nel corso della mia vita… Cosa che, lo dico con franchezza, mi ossessiona. A causa di tutto ciò sono tentato a fare giurisprudenza nella speranza di una maggiore prospettiva lavorativa, anche se so benissimo che non sarebbe la mia vocazione. Di facoltà scientifiche non se ne parla minimamente. Cosa mi consigli? Le mie paure hanno fondamenti di verità? C’è veramente un piccolo spazio, al giorno d’oggi, per i laureati in lettere classiche? Grazie anticipatamente!

    • Ciao Gianluca, e grazie per aver letto e commentato il post. Vengo al dunque: se devi fare giurisprudenza per una prospettiva lavorativa (incerta, tra l’altro) sarai un uomo infelice. Non sentirti ossessionato, le cose cambiano rapidamente e il CV vale sempre meno. Contano le esperienze. Fa quello che ti piace, studia lettere e nel frattempo fai pratica, magari scrivendo. Se vuoi posso aiutarti a trovare un blog o un giornale dove imparare qualcosa. Ma non abbandonare i tuoi sogni e trasformali in obiettivi.

  12. Innanzitutto complimenti per il blog. Ho letto prima l’articolo, poi i commenti, poi ho fatto un giretto per il blog e approfondirò la lettura quanto prima. Forse sono fuori tempo massimo ma vorrei raccontarti la mia storia. Ho sempre avuto una passione irrefrenabile fin da piccola per la letteratura, i libri in generale. Sono onnivora, leggo tutto quello che mi capitava a tiro. A volte anche tre, quattro volte per cercare di capirlo a fondo.
    Scrivo, scrivo tanto, scrivo ovunque ma sempre per me, o per amici, o per piacere personale. Tonnellate di righe.
    A 13 anni ho scelto la scuola sbagliata. A 13 anni non sapevo che fare della mia vita e mi sono lasciata influenzare. Inizio Perito aziendale, colleziono 3 e 4 come se piovesse, ovviamente tranne che in lettere, storia e storia dell’arte dove sono tra i migliori. Finisco la maturità con un 60 regalato e ovviamente nessuno crede in meno, neanche io stessa. Cerco lavoro, mi arrangio a fare un pò di tutto e 4 anni fa trovo il tanto desiderato posto fisso, in un ufficio tecnico a due passi da casa. Il paradiso no?
    Ora, a 28 anni spero di cambiare la mia vita. Apro un blog, comincio a cercare di capire se ciò che scrivo piace solo a me. E, colpo di scena, mi iscrivo a lettere.
    Sono pazza? Non lo so, ma non sono felice dove sto. Io credo ancora nei libri, credo ancora nella scrittura. A 28 anni ho deciso così, e tutti mi dicono che me ne pentirò ma se vuoi sapere una cosa io credo che mi sarei pentita di non averci provato.

    Scusa se mi sono dilungata!

  13. Ciao Cristiano.
    Se sono finita qui, è perché sono disperata. Mi spiego, ma per farlo dovrò annoiarti raccontandoti la mia storia, quindi prometto che sarò sintetica quanto posso.
    Quando, a 19 anni, i professori del liceo scientifico in cui mi ero appena diplomata (con una media vergognosamente alta) mi scongiurarono in coro di “non buttare via la mia vita” in una facoltà come Lettere, ma di provare con Medicina o Ingegneria-qualcosa, io non li ascoltai.
    Anzi, a dire il vero, non considerai nemmeno il consiglio, dal momento che le mie idee non potevano essere più nitide di così: mi piace scrivere. Ero curiosa, ero finalmente nel mio habitat naturale: la cultura, di ogni tipo. E così, visto che la scrittura è un muscolo, mi promisi di migliorare ogni giorno di più, leggendo un sacco, riempiendomi la testa di nozioni, imparando come si fa a costruirsi un pensiero critico da sé. Insomma, diciamocelo, Lettere è una facoltà bellissima da questo punto di vista.
    Così a 24 anni mi sono ritrovata con due lauree col massimo dei voti, con relative lodi e persino una dignità di stampa.
    Tutto molto poetico, se non fosse che a distanza di alcuni mesi, io sia caduta in questo stato pseudo-depressivo che mi porta a riconsiderare le parole di quei professori, soprattutto di quello che mi abbassava i voti nei temi dicendo a mia madre che lo faceva per non incoraggiarmi in scelte idealiste e poco razionali (simpatico eh, il professore).

    Ora, non sono qui per lamentarmi, ma anzi per ringraziarti. Infatti, sei forse l’unica bocca da cui negli ultimi sei anni sento uscire delle parole incoraggianti per chi fa delle scelte non prevedibili, controcorrente. Perché avrei dovuto fare Ingegneria? Soltanto perché avevo i voti più alti della classe in matematica e fisica, persino più alti di quei compagni che ora sono ingegneri (e hanno un lavoro a tempo indeterminato, loro).
    Io da novembre 2014, quando mi sono laureata, ho fatto un sacco di ore a cavolo per sbarcare il lunario (ripetizioni, e lavoro a prestazione occasionale per un doposcuola locale). Come te, un po’ per pigrizia un po’ per paura, non voglio intraprendere la via dell’insegnamento, innanzitutto perché non ho una famiglia che mi può mantenere con uno stipendio da precaria per altri dieci anni.
    Non mi pento della scelta fatta. Ma voglio un lavoro, e sono piena di voglia e tenacia e costanza per imparare a farlo bene.
    E qui sorge la domanda che voglio farti: come trovare chi è disposto a insegnarti un lavoro? Io non ho contatti, a differenza di tutti i miei simpatici compagni di liceo (per la metà figli di imprenditori), visto che sono la figlia di un fabbro. Ho mandato una marea di curricula ad aziende che perlopiù non mi hanno degnata di una risposta, ma giustamente, seppur mi offrissi a lavorare gratis per un periodo di stage.
    Tu dici di cercare di farsi notare e infatti, a livello più inconsapevole che altro, io ho da pochissimo iniziato a scrivere un mio blog e ho iniziato a collaborare con un blog locale di ragazzi che punta alla rivalutazione del territorio e della cultura. Ma devo essere sincera? Non credo che questo passatempo un giorno mi darà un lavoro (seppure in soli due mesi mi abbia fornito un sacco di conoscenze, come la scrittura in html, la gestione di una pagina Facebook, l’analisi delle statistiche ecc).

    Te lo chiedo di nuovo, quindi: come fare a far capire a un’azienda che saresti un buon investimento? Che sei una persona che nel lavoro si fa il culo, che ha l’umiltà per sapere che sbaglierà un sacco di volte, ma la grinta per riprovarci. Ho venticinque anni, e ho il terrore di rimanere inchiodata a vita in questa immobilità.

    Aspetto una tua risposta illuminante, ti stimo molto.
    (E scusa, davvero, se ti ho annoiato!)

    • Ciao Denise e scusa il ritardo, ma ho letto e riletto la tua lettera per poterti dare la migliore risposta possibile, sempre che io ne abbia una valida per te. Vorrei trasmetterti un po’ di ottimismo, ma non sono qui a raccontarti favole, la situazione è quello che è dal punto di vista economico e non possiamo pensare che qualcuno possa mantenerti. Mi sembra però che tu sia ancora molto giovane, di certo più di me, che ho 36 anni e a volte mi sembra di dover reinventare tutto. Non voglio essere banale, ma in questo contesto se pensassimo di aver imparato tutto e di sapere saremmo tagliati fuori dal mercato. Ben venga la laurea in lettere, ma per lavorare non basta. Non ho letto il tuo blog, ma sarei curioso di farlo. Di cosa parla? Su cosa hai puntato di preciso? Perché ci vuole un tema specifico, altrimenti sei una delle tante che racconta la sua vita. Eppure ogni giorno leggo di aziende che cercano Content Manager o Storyteller. L’offerta è tanta, ma credimi, in tanti improvvisano. Studia questa materia, vai a fondo, chiedimi materiali, scrivi, informati. Quello che posso fare io e darti una traccia di quello che puoi fare, però ti avviso dovrai dedicare altro tempo allo studio e investire qualche mese della tua vita nella costruzione di un Personal Branding. E come sai questi investimenti non sono certi al 100%. Però credo che in ogni caso potrà servirti. Mi trovi anche su Facebook. Ti aspetto.

  14. Salve Cristiano, complimenti per il blog. Ho letto che a te non interessa la carriera dell’insegnante cosa che a me invece alletta molto. Cosa ne pensi della “Buona Scuola” ?

    • Ciao Paola! In realtà non metto limiti alla provvidenza. Al momento ho altri interessi e diciamo altre priorità, ma chissà che un giorno non mi ritrovi a fare l’insegnante. Magari quando non mi costringeranno a fare due anni di SISS, quelli che non mi sono potuto permettere 10 anni fa. Detto questo: io credo che la “buona scuola” abbia anche spunti interessanti. Tipo l’ingresso per concorsi o la fine dell’era delle supplenza. Questo a parole, poi vedremo i fatti. Purtroppo non essendo “dentro” la situazione il mio approfondimento non è stato così intenso, lo ammetto.

  15. Ho 18 anni, tra un mesetto 19, e proprio oggi ho fatto il test di ammissione per lettere moderne.
    Non so cosa mi ha spinto a cercare su google “laurea in lettere”, proprio dopo aver svolto il test, fatto sta che sono capitata su questo articolo; beh, che dirti, hai in poche righe confermato quella che è la mia idea su questo corso di laurea, nonostante non l’abbia ancora iniziato: una facoltà controcorrente e,aggiungerei, per pochi eletti.
    Cinque anni fa mi dicevano “ma che ci fai con il liceo classico?”, ora mi dicono “ma che ci fai con lettere?”, e ti assicuro che non è sempre piacevole e rassicurante sentirselo dire in giovane età, ma ti assicuro anche che, come hai scritto te, queste parole mi hanno spronata a coltivare le mie passioni nonostante i commentini sarcastici, e quando sento gli strafalcioni grammaticali di queste persone o noto il loro modo di ignorare totalmente la storia dell’arte mi sento meglio, e penso “sto facendo la cosa giusta”.

    viva lettere, viva noi che ancora abbiamo l’accortezza di guardare al passato, perchè alla fine, non si sa com’è, siamo anche gli unici che sanno guardare il presente con occhi diversi.

    • Ciao Germana. Mi chiamo Elena ho (Ahimè..) un certo numero di anni (diciamo 20 più di te, ma fingi di non saperlo. Ti faccio i complimenti per la tua scelta: la felicità richiede una buona dose di coraggio, e tu ce l’hai. Lo so che a 19 anni fa male sentirsi ripetere sempre “e dopo? Cosa te ne fai d una laurea così??” ma abituati, te lo sentirai dire per tutta la vita. Una parte dentro di te gongolerà, perchè tu saprai quanta gioia ti ha dato quel tipo di studio. Ciò che hai imparato entrerà a far parte di te, rendendoti migliore: più aperta, pronta ad accettare il prosimo anche quando è diverso da te, mentalmente aperta e molto, molto soddisfatta delle tue scelte. Io ho studiato storia contemporanea perchè avevo il sogno di poter insegnare.Avevo imparato molto ed ero appassionatissima, non vedevo l’ora di poter raccontare tutto a qualcuno (un pò come una lattina di coca quando viene sbattuta: deve far uscire la schiuma, sennò scoppia..). Avevo una splendida carriera universitaria, sono stata all’estero a fare ricerche per la tesi (grande esprienza) e ilmio relatore mi ha promesso “fatti trovare sempre così prepaata, che io ti aiuto a sostenere l’esame di dottorato. L’universitàè la tua strada”. Purtroppo la vita ha deciso per me:ho avuto una gravissima malattia (una specie di meningite) e ho dovuto lasciar perdere gli studi. Puoi immaginare la rabbia e la disperazione!Quando sono guarita (tra fase acuta e riabilitazione cici sono voluti anni) ho ripreso, ma era imoensabile finire la vecchia laurea, anche se mancava poco: erano utati i presupposti, ero quasi tentenne e sarebbe stato davveroipensabile iniziare la carriera di insegnante precaria. Ho mutato leggermente la rotta e sto studiando scienze e tecniche del turismo culturale. Sogno di poter contribuire allo sviluppo dei territori e alla promozione del patrimonio culturale italiano. Nemmeno io so se questo diventerà mai un lavoro vero, intanto da 11 anni sto lavorando in una biblioteca (contratti precari, ma pe un lavoro fantastico). Ormai non siamo + solo noi gli eterni precari, ci sono ingegneri, architetti, avvocat e persino qualcuno di area medica che ora cerca lavoro.Noi siamo quelli che lo sapevano già prima, quelli cui è stato insegnato che il lavoro richiede flessibilità, che bisogna sapersi adattare (e ci siamo più abituati. Agli ingegneri dicevano: “fate + fatica ora, mapoi avrete le aziende che fanno la coda per assumervi”. Non è così, e ci sono rimasti più delusi….Credimi, è una scelta ottima e coraggiosa, sarai felice!

      • cara Elena,
        ho letto e riletto decine di volte il tuo bellissimo post. La tua storia è straordinaria e commovente al tempo stesso, e mi ha veramente fatto pensare molto alla mia scelta, alla vita, al futuro, e a come non c’è nulla di certo in fondo e precludersi una strada prima di intraprenderla è deleterio e basta. Ti auguro davvero di raggiungere i tuoi traguardi, ma credo che ancora più bello sia augurarti di non pentirti mai degli studi che hai fatto: se ne sei comunque soddisfatta, questo è il traguardo più grande!
        buona vita, Germana

  16. Salve,
    Questo articolo mi ha incuriosito molto e scrivo qui perché ho bisogno di sfogarmi e di avere consigli.
    Mi sono diplomata da poco in lingue, ma da sempre ho una passione per la letteratura italiana, sopratutto grazie alla mia insegnante del liceo, molto severa ma che ha saputo trasmettermi l’amore per questa bellissima materia.
    Il mio sogno è quello di insegnare, non sono portata per materie scientifiche e sono affascinata dal mondo della letteratura, della filosofa e dell’arte ma purtroppo il futuro mi scoraggia.
    Mi scoraggiano le varie ricerche su internet o le esperienze di studenti laureati in lettere, i quali affermano di essere disoccupati nonostante un 110 e lode.
    Io non capisco perché bisogna sempre e solo privilegiare le materie come medicina, ingegneria o economia.. cos’hanno in meno le materie umanistiche ? Conoscere l’arte, la letteratura, la storia, la filosofia, la poesia a mio parere è un privilegio perchè queste materie ti arricchiscono.
    A breve dovrò prendere una decisione sulla facoltà da scegliere (ho provato anche il test per scienze della formazione primaria,in quanto il mio sogno sarebbe appunto insegnare, ma purtroppo non l’ho passato e dovrei aspettare eventualmente il ripescaggio).
    Sono molto scoraggiata, sapreste darmi dei consigli ?
    Spero davvero un giorno di riuscire a raggiungere i miei obbiettivi e di poter insegnare alle nuove generazioni qualcosa di nuovo, vorrei insegnare loro quanto è importante la cultura, quanto sia importante lo studio e perché no, potere un giorno raccontare la mia esperienza e incoraggiarli a seguire e coltivare sempre i loro sogni .
    Vi ringrazio molto

    • Ciao Sara, non devi scoraggiarti. Te lo dice uno che sta attraversando un momento molto difficile per cose che riguardano la salute dei propri cari. Quando ti succede una cosa del genere capisci che non è il caso di demoralizzarsi per delle ricerche su Internet. Una soluzione c’è sempre. Venendo a te: segui il tu sogno, fottitene di quello che leggi su Internet. Io cerco da settimane gente brava a scrivere e non la trovo. Qualcosa non quadra. I 110 e lode non contano, oggi come oggi. Conta saper offrire qualcosa che gli altri non offrono. Essere tempestivi, avere sempre voglia di imparare, mettersi in discussione, conoscere persone dalle quali poter imparare. Fai questo, tra qualche mese inizierai a raccogliere i primi risultati. Senza rinunciare ai tuoi sogni. In bocca a lupo per tutto.

  17. Salve Cristiano! Sono Ilaria, una ragazza sedicenne, frequentante il terzo anno del Liceo Delle Scienze Umane. Il mio sogno è quello di diventare un giorno, studentessa di Lettere Moderne, divenendo in seguito docente.Mi sento un pò scoraggiata, poichè gran parte delle persone che mi seguono nel mio piano di studi, osano dirmi che, attualmente la laurea in Lettere, non garantisce un posto di lavoro, o meglio, equivale a sacrifici non ricompensati. Io voglio pensare positivo e soprattutto, non arrendermi prima di iniziare.. ma non le nascondo che stanno per sorgermi differenti dubbi ed insicurezze. Cosa mi consiglia di fare? Potrebbe rispondere sinteticamente a questo mio messaggio? Grazie mille, un abbraccio.
    P.s. Grazie per le sue parole, le quali mi hanno spronata e motivata ulteriormente!!

  18. Un articolo molto forte, io ho ventisei anni con una laurea triennale in lettere moderne e sono in corso per la specialistica in editoria e scrittura presso la sapienza, purtroppo ho I miei genitori che mi remano contro sulla mia scelta di fare il giornalismo una mia professione futura, loro mi voglio insegnante in futuro poiché pensano che il giornalismo è una professione per chi ha i soldi e raccomandazioni, infatti per due mi hanno scoraggiato ( mettiamo anche che lavoro e mi sto pagando da solo i miei studi) ho fatto vari cambi per farli contenti pensando che avessero ragione, ho lasciato anche per un periodo la scrittura e la lettura poiché mi sentivo demotivato, ma sono arrivato al punto di dire che per me il giornalismo è una professione che mi piace, come se è cucita addosso a me, infatti dopo la laurea vorrei studiare giornalismo e fare esperienza in Inghilterra o negli stati uniti per creare una mia carriera giornalistica, i settori che mi interessano di più sono quelli culturali ( poiché amo la letteratura, il teatro e il cinema) ma anche d’inchiesta politico, certo so di partire da zero perché non ho nessuna esperienza con nessuna testata giornalistica ma mi metto in gioco e ci voglio provare, grazie di avermi dato forza nel leggere la tua esperienza

  19. Ciao Cristiano, mi chiamo Francesca, ho 36 anni e una laurea in Lettere Classiche che non mi è mai servita. Quante volte ho pensato e detto ad alta voce che se tornassi indietro nel tempo lascerei perdere..eppure non avrei mai potuto studiare altro. Mi piace la letteratura, mi piace la storia, adoro leggere, e guarda un pò : mi piaceva anche studiare. Sono passati più di dieci anni dal giorno in cui ho discusso la tesi. Non voglio annoiare nessuno con l’elenco dei miei continui fallimenti. Tuttora svolgo un lavoro che detesto, e che nulla ha a che fare con il corso di studi da me intrapreso. Vivo circondata da frasi fatte che mi aggrediscono dal momento in cui apro gli occhi la mattina a quello in cui li chiudo la sera : il tempo vola, volere è potere, non è mai troppo tardi, e via dicendo. Il tempo sta volando, ho scoperto che volere non è potere e a volte penso che sia troppo tardi. Però ho sempre una piccola, piccolissima speranza, e qualcuno mi ha detto che sapere che cosa vorrei fare in futuro è già un buon passo. Mi piace scrivere e mi piace disegnare, e sto cercando di fare quello che posso per riuscire a perfezionarmi in queste due cose e per emergere, in qualche modo. Sarebbe bello se tu potessi darmi dei suggerimenti su come muovermi o se avessi del tempo per leggere qualcosa di mio e vedere qualche mio disegno. Ti ringrazio in anticipo per il tuo articolo. C’è tanto bisogno di speranza.

  20. Arrivo in ritardo su questo post, come in qualsiasi altra cosa nella mia vita finora! Vorrei ugualmente esprimere un po’ quello che penso. Ho 19 anni e sono appena uscita da un liceo classico che mi ha formato al 100%. Cinque anni fa, al momento della fatidica scelta del liceo, tutti mi guardavano come fossi matta: “cosa te ne fai del classico?”, “sicuramente vuoi fare l’insegnante!” “il latino e il greco sono inutili” erano solo alcune delle domande o delle affermazioni con cui tentavano di scoraggiarmi. Non ce l’ha fatta proprio nessuno, ho amato la mia scuola nonostante i mille problemi (fra cambi di sezione e molto altro) che mi ha fatto passare. Ho scoperto un modo tutto nuovo di guardare il mondo e adesso mi sento quasi in dovere di non distruggere, anzi di alimentare, quella piccola parte di me che mi dice di guardare la vita da un punto di vista diverso dal comune,usando come riferimento la cultura classica (e greca in particolare…sono una di quelle ragazze che si ferma in libreria ed esclama ad alta voce ”OH MIO DIO MA C’E’ LA GUERRA DEL PELOPONNESO DI TUCIDIDE! GLI IDILLI DI TEOCRITO! E HANNO IL TESTO GRECO A FRONTE!!” e cerca di spiegare l’emozione agli amici dello scientifico..).
    Grazie al liceo mi sono resa conto di quanto io ami le lingue. Sono finita in crisi esistenziale per tre mesi, non riuscivo ad aprire gli occhi su tutti quei segni che la mia stessa mente mi ha mandato: la risposta alla domanda “cosa vuoi fare dopo?” alla fine dell’esame di stato, seguita dalla risposta ”Lingue!”, i continui consigli dei miei amici che mi vedono perfetta come interprete, l’istinto di tradurre qualsiasi parola straniera mi capiti sotto mano…Non ho aperto gli occhi finchè non è stato troppo tardi.
    Il bando per Mediazione linguistica a Messina è scaduto prima che potessi partecipare, non posso trasferirmi fino alla magistrale per delle questioni in famiglia. Cosa fare?
    Cercare un’altra strada per diventare interprete o traduttore editoriale.
    Ho deciso di iscrivermi a Lettere Classiche e di specializzarmi in editoria oppure seguire un corso per traduttori editoriali, continuando a prendere certificazioni in lingua straniera.
    Spero realmente di farcela. Ho sognato di diventare una scrittrice per secoli, sebbene riconosca di non aver chissà quali grandi capacità, ma in fin dei conti i traduttori editoriali compongono un’opera a tutti gli effetti!!
    (Chissà, magari riuscirò a sfruttare il fratello che lavora in Spagna e troverò uno stage o simili proprio lì!)

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